LI SETTE PALOMMIELLE TRATTENEMIENTO OTTAVO DE LA IORNATA QUARTA
Sette fratielle parteno da la casa loro perché la mamma non faceva na figlia femmena; alla fine fattone una, mentre aspettano la nova e lo signale la mammana fa errore a li signe, pe la quale cosa vanno spierte; cresce la sore, le cerca, le trova e dapo’ varie socciesse tornano ricche a la casa.
LI TRE RI ANIMALE TRATTENEMIENTO TERZO DE LA IORNATA QUARTA
Tittone, figlio de lo re de Verde Colle, va cercanno tre sore carnale maritate co no farcone, co no ciervo e co no derfino e, dapo’ luongo viaggio, le trova e, trovato a lo retuorno na figlia de lo re che steva ’n mano de no dragone drinto na torre, co no signale c’appe da li tre cainate l’have tutte tre leste ad aiutarelo. Co li quale acciso lo dragone e liberata la prencepessa se la piglia pe mogliere e ’nsieme co li cainate e co le sore se ne retorna a lo regno suio.
LA CERVA FATATA TRATTENEMIENTO NONO DE LA IORNATA PRIMMA
Nasceno per fatazione Fonzo e Canneloro: Canneloro è ’nmidiato da la regina, mamma de Fonzo, e le rompe la fronte. Canneloro se parte e, deventato re, passa no gran pericolo. Fonzo, pe vertute de na fontana e de na mortella, sa li travaglie suoie e vace a liberarlo.
Per merito dei “Bifolk”, gruppo di musica popolare di Santa Francesca di Veroli che si trova all’altezza del vecchio confine tra Stato Pontificio e il Regno di Napoli, la parola folk assume una forma dignitosa e questo grazie al fondatore e capo musicante Dino Dell’Unto che abbiamo avuto l’onore di ospitare nelle nostre trasmissioni per la rubrica “Musicanti e Cantori in alta Terra di Lavoro”. L’operazione culturale e artistica dei “Bifolk” è molto importante perchè ha costruito un tempio dell’identità recuperando strumenti antichi e musiche e danze popolari del nostro territorio, oggi provincia di Frosinone ma per secoli alta Terra di Lavoro e Campagna e Marittima, che ha messo a disposizione e continua a farlo di tutto il movimento della provincia. I “Bifolk” non creano cultura ma fanno una operazione culturale lodevole e notevole perchè attraverso l’identità permettono che la tradizione della nostra antica terra e anche Sacra, possa continuare. “Non esiste tradizione senza la fiamma dell’identità e sua volta senza il fuoco della tradizione l’identità diventerebbe cenere” quindi l’uno non esisterebbe senza l’esistenza dell’altro. Le loro musiche e ballate sono le ballarelle e saltarelli che rientrano nella nobile famiglie delle tarantelle napolitane che appartengono alla scuola musicale per eccellenza, quella “Napoletana”, e per questo hanno melodie e sinfonie uniche e Santa Francesca, essendo luogo di confine, ha assorbito questa influenza come altri posti di confine come Ceprano e Strangolagalli, se vi spostate già 5 km più a nord questa tradizione non esiste più e bisogna spostarsi negli abruzzi, guarda caso nel Regno, per trovare la nobile musica popolare napolitana. Dino non ha reso i “Bifolk”un monolite che un giorno avrà la sua fine ma ha creato un vero movimento artistico e culturale del suo territorio che identifica e con cui si identifica che è destinato a perdurare nel tempo, per anni se non per secoli. Il 6 agosto 2022 hanno suonato per l’intera giornata a Castelnuovo del Volturno, un altro luogo che oggi molise ma per secoli Terra di Lavoro, dove hanno riproposto lo spettacolo, che di solito si tiene nell’ultima domenica di Carnevale, “Gl’ Cierv” che noi riproponiamo martedi 30 agosto alle 21 come di seguito riportiamo
La Giornata Internazionale della Lingua Madre, indetta dall’UNESCO per promuovere la salvaguardia della diversità linguistica e culturale nel mondo, come elemento fondamentale di emancipazione individuale e sociale. Questa Giornata è rivolta a tutte le lingue madri, ma in particolare a quelle dimenticate e misconosciute dagli stati che le ospitano. In questa occasione, così significativa per noi, come per chiunque combatta in difesa della propria lingua e della propria terra, vogliamo celebrare la nostra lingua madre, tutto ciò che essa è e che potrebbe essere. Il testo che vi presentiamo è un inedito: “Il mare”, tratto da Leggende napoletane di Matilde Serao, tradotto per la prima volta in lingua napoletana, per Identità Insorgenti, dal grande poeta e traduttore Roberto D’Ajello.