Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Ristorante che cucina “solo” piatti con ricette Borboniche „

Posted by on Gen 5, 2019

Ristorante che cucina “solo” piatti con ricette Borboniche „


„Nelle sue nuove cucine saranno preparati piatti raffinati recuperati dai ricettari dell’epoca dei Borbone scritti dai Monzù (così un tempo venivano definiti i grandi cuochi provenienti da Parigi per rendere gourmet la cucina popolare partenopea) e reinterpretati dallo chef Roberto Lepre“
Onde nasce il sapor delle vivande? “Chi sa l’indole, e la natura dell’uomo, con difficoltà, può definire onde nasce il sapor delle vivande. Tutto può accadere, e da tutto ciò può derivare, ma il più delle volte il sapor delle vivande nasce dalla facoltà naturale. Per intender questa, che io intendo verità, bisogna permettere che il corpo umano secondo sentimento e la struttura si avvicini a diverse sensazioni ed emozioni a capir che una vivanda sia eccellente per il suo gusto”.

“Il Cuoco Galante – Corrado ed. del 1793”  

Da premium bar a ristorante con un menù ispirati a ricettari dei fasti Borboni. L’Archivio Storico, locale sito in via Scarlatti 30 (Vomero) che dal 2013 caratterizza le serate dei napoletani abbinando ad ottimi vini e cocktail iniziative culturali ed eventi di spessore, non è più soltanto un premium bar ma diventa a tutti gli effetti un ristorante: nelle sue nuove cucine vengono preparati piatti raffinati recuperati dai ricettari dell’epoca dei Borbone – scritti dai Monzù (così un tempo venivano definiti i grandi cuochi provenienti da Parigi per rendere gourmet la cucina popolare partenopea) – e che oggi vengono preparati – e reinterpretati – dallo chef Marco Di Martino coadiuvato da una brigata d’eccezione. Un esempio è la Parmigiana di melanzane, la cui prima testimonianza storica è contenuta nel “Cuoco Galante” (1733) di Vincenzo Corrado (cuoco al servizio delle più importanti famiglie aristocratiche della Napoli del ‘700) – che secondo il ricettario veniva preparata con le melanzane o le zucchine fritte nello strutto e poi condite con parmigiano e burro, e infine ripassate in forno – nelle cucine dell’Archivio si trasforma in “Melanzane alla parmigiana in vasocottura”. Il Gattò, sformato di patate che fu introdotto nel Regno delle Due Sicilie grazie ai cuochi francesi chiamati nel Reame di Napoli dalla regina Maria Carolina in occasione delle proprie nozze (1768), diventa “Aria di patata al pepe Sichuan, fonduta di Provolone del Monaco, croccante di salame e briciole di pane raffermo”.  I “uermiculi aglio e uoglie” (ovvero gli “spaghetti aglio e olio), la cui ricetta fu descritta nel trattato “Cucina Teorico Pratica” di Ippolito Cavalcanti (1837), appellati anche come “Vermicelli alla Borbonica” perché
furono il piatto d’eccellenza per l’utilizzo della forchetta a quattro rebbi inventata dal ciambellano di Ferdinando IV di Borbone per raccogliere e gustare la pasta “aglio e uoglie”, sono reinterpretati da Roberto Lepre come “Spaghetti aglio, olio e peperoncino, battuto di dentice al limone e clorofilla di prezzemolo a velo”. Ancora, i Polipetti alla Luciana, un piatto di origini antichissime, così chiamato perché una volta i polpi erano pescati dai pescatori del Borgo Marinari di Santa Lucia e cucinati seguendo un procedimento molto particolare (ovvero venivano tagliati a pezzi grossolani e cotti lentamente nel loro liquido in una casseruola di terracotta, senza mai aggiungere acqua né aprire il coperchio), nel menù dell’Archivio si trasformano in “Moscardini alla Luciana, cracker croccante del suo nero su spuma di ceci di Cicerale”. Tra le proposte del ristorante non potevano ovviamente mancare altri piatti cult della cucina napoletana, come la genovese, il sartù, il soffritto e tanti altri. Un viaggio nella storia della cucina napoletana in cui il babà è protagonista indiscusso: il dolce che – non tutti sanno – affonda le sue radici in Polonia (il “babka ponczowa” era un dessert a lievitazione naturale), poi importato in Francia dallo zar polacco Stanislao Lesczynski lì in esilio – fu reinterpretato dai pasticceri parigini ed oggi presentato ai “commensali” dell’Archivio Storico in una nuova versione – arricchita con crema alla vaniglia bourbon e amarena – che prende il nome di “Lazzarone” (così come veniva appellato il re Ferdinando IV).  

L’Archivio Storico è un omaggio alla gloria della Napoli che fu – spiega Luca Iannuzzi, patron dell’Archivio Storico e Cavaliere di Merito del Sacro Militare ordine costantiniano di San Giorgio di Napoli -. Le cinque sale principali sono dedicate ai cinque Re delle Due Sicilie (Carlo, Ferdinando, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II) e alle rispettive Regine. Ci sono immagini che rappresentano i momenti salienti della vita del Regno e una serie di ‘punti di vista’ (culturali, storici, antropologici e ora anche gastronomici) omessi dalla storiografia negli ultimi 150 anni”.

fonte read:http://www.napolitoday.it/cucina/ristorante-ricette-borboniche-archivio-storico-vomero.html?fbclid=IwAR07a6smx7TVXehdXPDcylIEGTbCwwcooNwVLCAMd388OZP68MB3zyg-XGY




Read More

Piedimonte d’Alife nel 1754

Posted by on Lug 20, 2018

Piedimonte d’Alife nel 1754

Dalle coste del verde colle, sul quale sorgono, ombreggiate dagli ampi oliveti, le pittoresche mura dell’antico castello, che nel 1229 resistette all’impeto dell’esercito papale[2], – sull’erte pendici, tagliate da strade, da viottoli e da abitazioni, che furono il quarterio sancti Iohannis, feudo di un milite nei tempi normanni[3] e giù, fin nella pianura, irrigata dal serpeggiante Torano, si aggruppano e si distendono i molteplici e svariati edifici di Piedimonte d’Alife, la terra più popolata, più florida, più animata, della valle alifana del Volturno.

Read More

Forse i mali di oggi cominciarono più di due secoli fa… anche in una città periferica come Militello, Sicilia (ultima parte)

Posted by on Apr 6, 2018

Forse i mali di oggi cominciarono più di due secoli fa… anche in una città periferica come Militello, Sicilia (ultima parte)

49.        Azioni carbonare prima del 1848

Prima della rivoluzione del 1848 ci furono tanti moti falliti, promossi dal Comitato Centrale della rivoluzione.

Persino Palermo e Messina avevano superato l’antica rivalità, tanto che nel 1842, nei festeggiamenti per il ritrovamento delle reliquie di San Placido, la città dello Stretto aveva accolto fraternamente la delegazione palermitana.

Read More

1799, Il progetto costituzionale di Mario Pagano

Posted by on Dic 26, 2017

1799, Il progetto costituzionale di Mario Pagano

Mario Pagano, protagonista della Repubblica del 1799, ebbe un ruolo centrale nella definizione del progetto costituzionale. Ne approfondiamo la conoscenza con degli estratti dal volume di F. Mastroberti “Costituzioni e costituzionalismo tra Francia e Regno di Napoli: (1796-1815)”.

Read More