Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Politica, Genesi e struttura del concetto

Posted by on Nov 18, 2019

Politica, Genesi e struttura del concetto

Il termine politica designa quella parte della riflessione filosofica rivolta all’essenza, origine e valore dello stato. Il termine può indicare: la dottrina del diritto e della morale (ovvero la riflessione intorno al concetto di bene esposta da Aristotele nell’Etica Nicomachea); la teoria dello stato (ovvero la descrizione dello stato ideale e la determinazione del migliore degli stati possibili), in accordo con la Politica aristotelica; infine l’arte o la scienza del governo (esposta nel Politico di Platone, che il mondo latino medievale non conobbe). L’antropologia aristotelica, secondo cui l’uomo è una creatura politica, e la sua analisi delle differenti forme di governo, insieme alla concezione agostiniana –essenzialmente negativa- della città terrena, costituiscono i cardini della riflessione politica medievale.


Read More

Gemito, le sculpteur de l’ame napolitaine: a Parigi la mostra che apre la stagione napoletana

Posted by on Nov 11, 2019

Gemito, le sculpteur de l’ame napolitaine: a Parigi la mostra che apre la stagione napoletana

“È un successo!” informa da Parigi Carmine Romano e il tono entusiasta delle sue parole non lascia dubbi. La mostra “Gemito. le sculpteur de l’ame napolitaine” di cui è uno dei curatori, ha conquistato pubblico e critica. La Parigi razionalista e giacobina comprende e ammira l’accorata realtà dell’artista napoletano. La mostra (dal15/10.al 26/1) è nel Petit Palais, il Musée des Beaux Arts de la Ville, un edificio, nient’affatto petit, costruito per l’esposizione universale del 1900, che non sfigura al cospetto del Grand Palais, che gli sta di fronte con la sua copertura in vetro e acciaio la più grande d’Europa.

La mostra è a cura di Christophe Leribault, direttore del Petit Palais e di Silvain Bellenger, direttore della Reggia-Museo e del Real Bosco di Capodimonte e ha la curatela scientifica di Jean Loup-ChampionCécilie Champy-Venan e Carmine Romano. Oltre alla mostra delle 120 opere di Gemito e degli artisti a lui vicini, vi sono in programma concerti, film e le conferenze di Jean Loup Champion, Cecilie Champy-Venan, Angela TecceIsabella Valente e Carmine Romano. Queste manifestazioni saranno accolte anche nell’Istituto di Cultura Italiana e nell’Ambasciata d’Italia, dove si aspetta il presidente Emmanuel Macron.

Con Gemito si apre a Parigi “la stagione napoletana”, che durerà quattro mesi, comprendendo una grande mostra su Luca Giordano (1834/1705): “Il trionfo della pittura napoletana” (dal 15/11.2019 al 23/2.2020), che ha la curatela di Stefano Causa e Patrizia Piscitello con Leribault e Bellenger.

Il motore di questi eventi è Bellenger, sempre impegnato nella missione che si è imposto: quella di promuovere Napoli e la sua arte nel mondo. Così la mostra Parade, di Picasso (1881/1973), che tenne a Capodimonte nel 2017, indicava come la creatività del pittore spagnolo fosse stata stimolata dalla cultura popolare napoletana. Così la mostra su Caravaggio (1573/1910), di quest’anno, riproponeva la grandezza del pittore lombardo e dimostrava come fosse stato influenzato dall’ambiente e dalla pittura della Napoli capitale spagnola.

Ora, con queste mostre parigine, Bellenger capovolge questo rapporto tra Napoli e il resto del mondo ed esalta direttamente i grandi napoletani, Gemito Giordano, che hanno influenzato l’arte europea. Il grande amore che dimostra per la loro città ha reso popolare Bellenger presso i napoletani. Molti sono i commenti su  facebook di persone che gli esprimono ammirazione e riconoscenza anche per avere restituito, dopo decenni di degrado,  decoro al Museo e al Real Bosco di Capodimonte.

“Devo dirgli grazie per aver fatto riscoprire Capodimonte e la sue bellezze e aver coinvolto al meglio e fatto appassionare centinaia di migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Napoli cresce anche e soprattutto con la cultura. C’è un gran movimento in questa direzione e volentieri mi unirò ai tanti che in questi mesi stanno creando le condizioni perché Bellenger diventi cittadino onorario di Napoli. Credo che meriti in pieno questa onorificenza” ha scritto su facebook Diego Venanzoni, consigliere comunale.

E sembra che ora finalmente proprio il sindaco Luigi De Magistris abbia intenzione di concedere la cittadinanza al francese-normanno direttore di  Capodimonte. Un’iniziativa che farebbe risaltare sulla Stampa internazionale il nome di Napoli.

Vincenzo Gemito ebbe una vita travagliata. E fu malato di schizofrenia, da cui guarì dopo molti anni. E anche la sua nascita ebbe un dramma. Quello di una mamma che lo depositò nella Ruota dell’Annunziata. Vincenzo, infatti, era un “figlio della Madonna”, un trovatello come tanti napoletani, che si chiamarono Esposito o Esposto; oppure Genito (= generato), come lui, che, per un errore di trascrizione, fu chiamato Gemito. Fu adottato da una coppia di povera gente. Mamma gli fu una popolana, che, prima con un marito, poi, da vedova, con un altro marito, lo allevò.

Gemito è cresciuto da libero scugnizzo, per le strade di Napoli con il suo amico pittore Antonio Mancini (1852/ 1929), detto ‘Totonno”. che frequentò anche più tardi, cosicché si ritrovarono entrambi a Parigi negli anni 1877 e 1878. Vincenzo è “un ragazzo che si guarda attorno e con estremo realismo ritrae quello che lo circonda, dai pescatori agli scugnizzi, traendo ispirazione anche dalle antichità studiate al Museo Archeologico – dice Bellenger.  Che ora aggiunge: “È la prima volta che qui a Parigi viene organizzata una mostra su Vincenzo Gemito, eppure quello di Gemito può definirsi un ‘ritorno’.

Fu proprio a Parigi, infatti, che l’artista, all’età di 25 anni, incontrò la fama internazionale partecipando prima al Salon  e l’anno successivo, nel 1878, all’Esposizione Universale, dove presentò ‘Il pescatore napoletano’. Fu proprio a Parigi che Gemito divenne l’artista invidiato da Rodin, guardato da Degas, famoso in tutta Europa.”. Dove, poi, fino a oggi, era stato assolutamente dimenticato.

“Ogni mostra è valida soprattutto se dà un nuovo apporto agli studi.”- ha detto più volte il direttore Bellenger. “Ritraggo quello che esiste” – diceva Vincenzo Gemito. Una visione del mondo profondamente diversa da quella del citato Eduard Degas (1834/1917), che pure disprezzava gli accademismi, che pure cercò di essere realista e tentò di imitarlo. E forse, dal paragone, riusciamo a comprendere meglio il realismo naturalistico di Vincenzo, così diverso, anche per condizione familiare, da Eduard, che era di famiglia nobile e danarosa. Il nonno di Eduard, che, infatti, si chiamava René Hilaire de Gas, con la nobiliare “d” minuscola, durante la Révolution scappò dalla Francia e riparò a Napoli. Qui comprò il grande Palazzo Pignatelli di Monteleone, nel centro antico, chiamato dal popolo napoletano, che ne ricorda, ancora una volta storpiandolo, il nome, “ ‘O Palazzo d’ ‘o gas”.

Degas, anche lui innamorato della realtà, cercò di studiarla attentamente e di rappresentarla precisamente. Famose, in pittura, sono le ballerine che lui, amando un realismo senza orpelli, rappresentò nella loro vita quotidiana, quando, affaticate, si grattano la schiena o finalmente fanno un bagno ristoratore. Ma non esprimono il ristoro, la piacevolezza di questo bagno. Il fascino dell’arte di Degas è nell’eleganza e nel ritmo ben calibrato della composizione più che nel corpo delle ballerine, le quali, generalmente, si librano leggere solo nel colore. 

Purtroppo l’artista francese via via perse la vista. Allora abbandonò la pittura dandosi alla scultura. Anche le sue ballerine a tre dimensioni esprimono la bellezza nel ritmo della struttura più che nella naturalezza del movimento, che invece è propria delle figure di Gemito. Il quale sa che dentro i corpi di questi suoi ragazzini, le bocche socchiuse, gli occhi profondi di vivaci pensieri, c’è la forza del vivere, anche tra le lacrime. Gemito comprende la sensazione inconsapevole della vitalità corporea che anche lui ha provato, anche lui è stato un libero scugnizzo felice, a volte, pienamente, pur nella miseria.

Quei ragazzini appollaiati sugli scogli, quelli che per la strada portano una mummera d’acqua non esprimono fatica ma l’inconsapevole gioia dell’essere vivi, di sentirsi agili e sciolti, di muoversi liberamente, come libera è l’anima napoletana. Non per niente la mostra si intitola Gemito lo scultore dell’anima napoletana.

fonte http://www.agenziaradicale.com/index.php/cultura-e-spettacoli/mostre/6025-gemito-le-sculpteur-de-l-ame-napolitaine-a-parigi-la-mostra-che-apre-la-stagione-napoletana

Read More

La lingua napoletana (III)

Posted by on Nov 5, 2019

La lingua napoletana (III)

L’unità linguistica delle Due Sicilie

Dopo questo excursus puramente esemplificativo della notevole produzione letteraria in lìngua napolitana nei secoli precedenti l’ottocento, torniamo al discorso iniziale ed osserviamo come proprio a partire dagli anni in cui il nostro Regno perde l’indipendenza, vede saccheggiate le proprie risorse economiche e finanziarie, costretta al’emigrazione una gran parte della popolazione, si assiste alla nascita di una vera e propria poesia napolitana, pienamente autonoma rispetto ad altre correnti letterarie dell’epoca, il cui massimo esponente è Salvatore Di Giacomo (Napoli, 1860 -1934), autore di componimenti poi diventati canzoni, come A Marechiaro, Era de maggio, ‘E spingule francese e di numerosi drammi, il più famoso dei quali è senz’altro Assunta Spina.

Read More

Gemito, le sculpteur de l’ame napolitaine: a Parigi la mostra che apre la stagione napoletana

Posted by on Ott 27, 2019

Gemito, le sculpteur de l’ame napolitaine: a Parigi la mostra che apre la stagione napoletana

“È un successo!” informa da Parigi Carmine Romano e il tono entusiasta delle sue parole non lascia dubbi. La mostra “Gemito. le sculpteur de l’ame napolitaine” di cui è uno dei curatori, ha conquistato pubblico e critica. La Parigi razionalista e giacobina comprende e ammira l’accorata realtà dell’artista napoletano. La mostra (dal15/10.al 26/1) è nel Petit Palais, il Musée des Beaux Arts de la Ville, un edificio, nient’affatto petit, costruito per l’esposizione universale del 1900, che non sfigura al cospetto del Grand Palais, che gli sta di fronte con la sua copertura in vetro e acciaio la più grande d’Europa.

La mostra è a cura di Christophe Leribault, direttore del Petit Palais e di Silvain Bellenger, direttore della Reggia-Museo e del Real Bosco di Capodimonte e ha la curatela scientifica di Jean Loup-ChampionCécilie Champy-Venan e Carmine Romano. Oltre alla mostra delle 120 opere di Gemito e degli artisti a lui vicini, vi sono in programma concerti, film e le conferenze di Jean Loup Champion, Cecilie Champy-Venan, Angela TecceIsabella Valente e Carmine Romano. Queste manifestazioni saranno accolte anche nell’Istituto di Cultura Italiana e nell’Ambasciata d’Italia, dove si aspetta il presidente Emmanuel Macron.

Con Gemito si apre a Parigi “la stagione napoletana”, che durerà quattro mesi, comprendendo una grande mostra su Luca Giordano (1834/1705): “Il trionfo della pittura napoletana” (dal 15/11.2019 al 23/2.2020), che ha la curatela di Stefano Causa e Patrizia Piscitello con Leribault e Bellenger.

Il motore di questi eventi è Bellenger, sempre impegnato nella missione che si è imposto: quella di promuovere Napoli e la sua arte nel mondo. Così la mostra Parade, di Picasso (1881/1973), che tenne a Capodimonte nel 2017, indicava come la creatività del pittore spagnolo fosse stata stimolata dalla cultura popolare napoletana. Così la mostra su Caravaggio (1573/1910), di quest’anno, riproponeva la grandezza del pittore lombardo e dimostrava come fosse stato influenzato dall’ambiente e dalla pittura della Napoli capitale spagnola.

Ora, con queste mostre parigine, Bellenger capovolge questo rapporto tra Napoli e il resto del mondo ed esalta direttamente i grandi napoletani, Gemito Giordano, che hanno influenzato l’arte europea. Il grande amore che dimostra per la loro città ha reso popolare Bellenger presso i napoletani. Molti sono i commenti su  facebook di persone che gli esprimono ammirazione e riconoscenza anche per avere restituito, dopo decenni di degrado,  decoro al Museo e al Real Bosco di Capodimonte.

“Devo dirgli grazie per aver fatto riscoprire Capodimonte e la sue bellezze e aver coinvolto al meglio e fatto appassionare centinaia di migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Napoli cresce anche e soprattutto con la cultura. C’è un gran movimento in questa direzione e volentieri mi unirò ai tanti che in questi mesi stanno creando le condizioni perché Bellenger diventi cittadino onorario di Napoli. Credo che meriti in pieno questa onorificenza” ha scritto su facebook Diego Venanzoni, consigliere comunale.

E sembra che ora finalmente proprio il sindaco Luigi De Magistris abbia intenzione di concedere la cittadinanza al francese-normanno direttore di  Capodimonte. Un’iniziativa che farebbe risaltare sulla Stampa internazionale il nome di Napoli.

Vincenzo Gemito ebbe una vita travagliata. E fu malato di schizofrenia, da cui guarì dopo molti anni. E anche la sua nascita ebbe un dramma. Quello di una mamma che lo depositò nella Ruota dell’Annunziata. Vincenzo, infatti, era un “figlio della Madonna”, un trovatello come tanti napoletani, che si chiamarono Esposito o Esposto; oppure Genito (= generato), come lui, che, per un errore di trascrizione, fu chiamato Gemito. Fu adottato da una coppia di povera gente. Mamma gli fu una popolana, che, prima con un marito, poi, da vedova, con un altro marito, lo allevò.

Gemito è cresciuto da libero scugnizzo, per le strade di Napoli con il suo amico pittore Antonio Mancini (1852/ 1929), detto ‘Totonno”. che frequentò anche più tardi, cosicché si ritrovarono entrambi a Parigi negli anni 1877 e 1878. Vincenzo è “un ragazzo che si guarda attorno e con estremo realismo ritrae quello che lo circonda, dai pescatori agli scugnizzi, traendo ispirazione anche dalle antichità studiate al Museo Archeologico – dice Bellenger.  Che ora aggiunge: “È la prima volta che qui a Parigi viene organizzata una mostra su Vincenzo Gemito, eppure quello di Gemito può definirsi un ‘ritorno’.

Fu proprio a Parigi, infatti, che l’artista, all’età di 25 anni, incontrò la fama internazionale partecipando prima al Salon  e l’anno successivo, nel 1878, all’Esposizione Universale, dove presentò ‘Il pescatore napoletano’. Fu proprio a Parigi che Gemito divenne l’artista invidiato da Rodin, guardato da Degas, famoso in tutta Europa.”. Dove, poi, fino a oggi, era stato assolutamente dimenticato.

“Ogni mostra è valida soprattutto se dà un nuovo apporto agli studi.”- ha detto più volte il direttore Bellenger. “Ritraggo quello che esiste” – diceva Vincenzo Gemito. Una visione del mondo profondamente diversa da quella del citato Eduard Degas (1834/1917), che pure disprezzava gli accademismi, che pure cercò di essere realista e tentò di imitarlo. E forse, dal paragone, riusciamo a comprendere meglio il realismo naturalistico di Vincenzo, così diverso, anche per condizione familiare, da Eduard, che era di famiglia nobile e danarosa. Il nonno di Eduard, che, infatti, si chiamava René Hilaire de Gas, con la nobiliare “d” minuscola, durante la Révolution scappò dalla Francia e riparò a Napoli. Qui comprò il grande Palazzo Pignatelli di Monteleone, nel centro antico, chiamato dal popolo napoletano, che ne ricorda, ancora una volta storpiandolo, il nome, “ ‘O Palazzo d’ ‘o gas”.

Degas, anche lui innamorato della realtà, cercò di studiarla attentamente e di rappresentarla precisamente. Famose, in pittura, sono le ballerine che lui, amando un realismo senza orpelli, rappresentò nella loro vita quotidiana, quando, affaticate, si grattano la schiena o finalmente fanno un bagno ristoratore. Ma non esprimono il ristoro, la piacevolezza di questo bagno. Il fascino dell’arte di Degas è nell’eleganza e nel ritmo ben calibrato della composizione più che nel corpo delle ballerine, le quali, generalmente, si librano leggere solo nel colore. 

Purtroppo l’artista francese via via perse la vista. Allora abbandonò la pittura dandosi alla scultura. Anche le sue ballerine a tre dimensioni esprimono la bellezza nel ritmo della struttura più che nella naturalezza del movimento, che invece è propria delle figure di Gemito. Il quale sa che dentro i corpi di questi suoi ragazzini, le bocche socchiuse, gli occhi profondi di vivaci pensieri, c’è la forza del vivere, anche tra le lacrime. Gemito comprende la sensazione inconsapevole della vitalità corporea che anche lui ha provato, anche lui è stato un libero scugnizzo felice, a volte, pienamente, pur nella miseria.

Quei ragazzini appollaiati sugli scogli, quelli che per la strada portano una mummera d’acqua non esprimono fatica ma l’inconsapevole gioia dell’essere vivi, di sentirsi agili e sciolti, di muoversi liberamente, come libera è l’anima napoletana. Non per niente la mostra si intitola Gemito lo scultore dell’anima napoletana.

Adriana Dragoni

fonte http://www.agenziaradicale.com/index.php/cultura-e-spettacoli/mostre/6025-gemito-le-sculpteur-de-l-ame-napolitaine-a-parigi-la-mostra-che-apre-la-stagione-n

Read More

Gemito apre la stagione napoletana al Petis Palais di Parigi

Posted by on Ott 21, 2019

Gemito apre la stagione napoletana al Petis Palais di Parigi

15 ottobre 2019 con l’apertura al Petit Palais, al centro della città, a due passi dagli Champs Elysées, della mostra Vincenzo Gemito (1852-1929), il Museo e Real Bosco di Capodimonte inaugura una “stagione napoletana” a Parigi che durerà quattro mesi. Lo scultore dell’anima napoletana (fino al 26 gennaio 2020) a cura di Christophe Leribault, direttore del Petit Palais e Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, con la curatela scientifica di Jean Loup Champion, Cécilie Champy-Vinas e Carmine Romano. Un’esposizione fortemente voluta dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, al fianco del museo di belle arti parigino nell’organizzazione anche della mostra su Luca Giordano (1634-1705), Il trionfo della pittura napoletana (14 novembre 2019- 23 febbraio 2020), che vedrà la curatela scientifica di Stefano Causa e Patrizia Piscitello, accanto a quella dei due direttori Leribault e Bellenger. Per la prima volta in Francia, due mostre dal forte valore scientifico su due importanti artisti napoletani che faranno emergere aspetti poco noti: Gemito e il suo forte legame con Rodin, grazie agli studi sull’Archivio Rodin, e la profonda influenza sulla scuola francese di Luca Giordano. La città di Napoli, dunque, sarà protagonista con la sua cultura a Parigi con le mostre, ma non solo. Accanto alle due esposizioni di Gemito e Giordano, sono previsti al Petit Palais cicli di conferenze, proiezioni di film e concerti. Per informazioni consultare il programma completo sul sito del Petit Palais (www.petitpalais.paris.fr), il museo di Belle Arti di Parigi dal 1902, costruito per l’Esposizione Universale del 1900, capolavoro dell’architetto Charles Girault, che vanta una collezione di pitture, sculture, arredi e oggetti d’arte dall’antichità fino al 1914. Vincenzo Gemito è un artista, ingiustamente dimenticato dopo la sua morte. All’età di 17 anni aveva già realizzato Il giocatore di carte, la grande scultura subito acquistata da Vittorio Emanuele II, e a 23 anni vantava una serie di busti di personaggi illustri tra cui Morelli, Verdi e Michetti. La mostra parigina, allestita tematicamente e cronologicamente, propone 120 opere, tra disegni e sculture, che ripercorrono tutta la sua carriera. La maggior parte delle opere provengono dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, dalla Collezione di Banca Intesa che ha sostenuto anche la ricerca scientifica, dalla Certosa di San Martino, ma anche da altre istituzioni museali internazionali e da raccolte private. L’esposizione sarà poi riproposta a Napoli nel 2020 al Museo e Real Bosco di Capodimonte. Tra i capolavori in mostra câ è il magnifico Medaglione con la testa di Medusa in argento dorato proveniente dal Getty Museum di Los Angeles, il famoso Giocatore e lâ altrettanto celebre Pescatore Napoletano. E, ancora, il Fiociniere, la Testa di fanciulla, il Malatiello, il Pescatorello, lâ Acquaiolo, il Pastore degli Abruzzi, il busto della moglie Anna e quello di Giuseppe Verdi. Ci sono poi i disegni, tra cui La Zingara e O Prevetariello, che rivelano il suo straordinario talento di disegnatore. La maggior parte delle opere provengono dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, dalla Collezione di Banca Intesa, dalla Certosa di San Martino, ma anche da altre istituzioni museali internazionali e da raccolte private. E’ la prima volta che in Francia viene organizzata una mostra su Vincenzo Gemito eppure quello di Gemito può definirsi un ‘ritorno’. Fu proprio a Parigi, infatti, che l’artista, all’eta’ di 25 anni, incontrò la fama internazionale partecipando prima al Salone di Parigi e l’anno successivo, nel 1878, all’Esposizione Universale, dove presentò ‘Il pescatore napoletano’. Fu proprio a Parigi che Gemito divenne l’artista invidiato da Rodin, guardato da Degas, in breve uno dei più grandi scultori del suo tempo apprezzato in Italia e in Europa – afferma Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Gemito è stato un artista tenace e coraggioso la cui produzione non risentì della malattia, la schizofrenia, che lo afflisse per lunghi anni. Anzi si può dire che la sua arte è stata una forma di resistenza contro un destino difficile. Non dobbiamo dimenticare che Gemito era un trovatello, abbandonato sin dalla nascita, cresciuto tra le strade di Napoli con il suo amico Antonio Mancini, detto ‘Totonno‘. Un ragazzo che si guarda attorno e con estremo realismo ritrae quello che lo circonda, dai pescatori agli scugnizzi, traendo ispirazione anche dalle antichità studiate al Museo Archeologico – continua Bellenger.

fonte http://www.museocapodimonte.beniculturali.it/gemito-apre-la-stagione-napoletana-al-petis-palais-di-parigi/

Read More