Alta Terra di Lavoro

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1862. La pulizia etnica (prima parte) di ANTONIO PAGANO

Posted by on Giu 28, 2017

1862. La pulizia etnica (prima parte) di ANTONIO PAGANO

capitolo dal libro di Antonio Pagano, Due Sicilie 1830/1880

Gennaio

Il 1° Castellammare del Golfo insorge al grido di “fuori i Savoia. Abbasso i pagnottisti. Viva la Repubblica”. Alcuni giovani si recano armati presso la casa del Commissario di leva Bartolomeo Asaro, che è ucciso. Sono uccisi anche il comandante della guardia nazionale, Francesco Borruso, con la figlia e due ufficiali, che si trovavano nella casa. Si forma in breve tempo un numeroso gruppo e le case dei filopiemontesi sono bruciate. Sono devastati gli uffici della Dogana e della regia giudicatura. Strappati i vessilli sabaudi, spogliati ed espulsi i carabinieri. Sono liberati tutti i detenuti. Le guardie e i soldati accorsi da Calatafimi e da Alcamo sono battuti e messi in fuga. Anche Alcamo è in rivolta con scontri a fuoco contro i carabinieri che hanno un ufficiale ucciso e quattro feriti. Una rivolta scoppia anche a Sciacca. Il motivo che ha fatto scatenare la ribellione è l’imposizione della leva obbligatoria la cui legge è stata pubblicata il 30 giugno 1861 nella Gazzetta Ufficiale. Tale obbligo, imposto da un esercito considerato straniero e invasore, è del tutto sconosciuto in Sicilia. Si risveglia l’odio atavico contro i “galantuomini” collaborazionisti, detti in lingua siciliana “cutrara”, che, con la venuta dei piemontesi, si sono accaparrati a basso prezzo tutte le terra demaniali, così non più usufruibile dai meno abbienti. Mentre i figli, pagando un riscatto all’erario, sono esonerati dal servizio militare.
Il 2 due navi da guerra sbarcano a Castellammare del Golfo centinaia di bersaglieri che, mentre le navi sparano colpi di cannone verso la montagna dello “sparaciu”, avviano un rastrellamento. Tutte le persone sospette sono immediatamente fucilate sul posto.

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ALTRO CONTRIBUTO SU POLLONE

Posted by on Apr 16, 2016

ALTRO CONTRIBUTO SU POLLONE

dopo aver pubblicato l’articolo dal Laborino Raimondo Rotondi sul Cippo del Cap. Pollone mi è arrivato un altro contributo da parte di un altro studioso Laborino Maurizio Zambardi, che ha già scritto su questo blog sulla vicenda della Taverna di San Cataldo, sul cippo del capitano Pollone ma prima di invitarvi a leggere il suo lavoro voglio fare una premessa. Mi hanno fatto notare che il capitano combatteva contro la nostra causa quindi era meglio non ricordarlo ebbene vorrei ricordare che io sono un identitario che ha come guida il codice cavalleresco e il vangelo, certe volte li seguo bene altre volte no, che mi impongono di ricordare un soldato morto in battaglia anche se non della mia parte, a differenza di tanti borghesucci italiani che hanno fatto, e continuano a farlo, morire tanti giovani mentre loro vigliaccamente sono in casa a godere di privilegi e ricchezze, e onorare un soldato che ho combattuto e vinto dandogli l’onore delle armi da ancora più gloria e onore alla mia battaglia. Sono orgogliosamente figlio di  quei briganti, di quegli emigranti, di quei soldati borbonici, di quei nobili non spergiuri e di tanti borghesi che capirono cosa stava accadendo e non passarono dall’altra parte,  e ricordare dei morti della controparte, di cui hanno vergogna, creando imbarazzo, i risorgimetali rafforzano sempre di più il sacrificio dei nostri insorgenti sanfedisti rendendoci sempre più consapevoli che la strada intrapresa è quella giusta. Sul significato di quella scritta mi trovo più sulle posizioni di Raimondo ma questo non limita il lavoro di nessuno tanto meno di Maurizio che ormai possiamo considerarlo un vero ed affidabile studioso laborino, di seguito l’articolo…

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