Posted by altaterradilavoro on Dic 30, 2022
Ernesto, dopo l’abboccamento avuto con la Contessa e dopo, come abbiamo veduto, essere rientrato in se stesso, stabilì di voler recedere da quella mala tresca e, profittando che le circostanze delle nuove occupazioni di che doveva incaricarsi l’avevano per diversi giorni allontanato da Erminia e preparandosi ad intraprendere un primo viaggio per conto della società rigeneratrice, stabilì di dare i primi passi pel suo matrimonio con Emilia, onde distrarsi dalla passione che avrebbe potuto in lui veramente accendersi per l’ammaliatrice Contessa.
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Posted by altaterradilavoro on Dic 28, 2022
Erminia, la quale aveva dato una posta ad Ernesto sotto pretesto di dovergli comunicare cose importanti che riguardavano gli affari della rivoluzione, si era invece preparata a riceverlo per tutt’altro scopo; e siccome gli aveva alla medesima indicata l’ora del ritrovo, così contava per così dire i minuti, perché l’ora stabilita giungesse; ed apparecchiatasi al ricevimento immaginato, si era abbigliata nel modo più seducente e provocante che immaginare si possa, stabilendosi in un gabinetto apparecchiato a bella posta ed addobbato con tutta ricercatezza, atto a ridestare gli spiriti bollenti di un giovinotto del quale ella ad ogni costo voleva fare la conquista.
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Posted by altaterradilavoro on Dic 26, 2022
La dinastia napoletana, dapprima tollerante, arrivò ai ferri corti con i liberi muratori dopo il fallimento dei moti del 1821. Un documento dell’Archivio di Stato di Napoli racconta come la polizia delle Due Sicilie indagò sui notabili calabresi sospettati di appartenere alle logge. E spiega il metodo ingegnoso escogitato contro i grembiuli: un’autocertificazione, inventata centosettanta anni prima della riforma amministrativa
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Posted by altaterradilavoro on Dic 20, 2022
Il testo riprende quanto pubblicato dal giornale Lo Trovatore dal n. 93 dell’anno viii (martedì 5 agosto 1873) al n. 137 (15 novembre 1873); e, per quanto riguarda la seconda parte, dal n. 67 dell’anno IX (9 giugno 1874) al n. 111 (martedì 15 settembre 1874).
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Posted by altaterradilavoro on Dic 20, 2022
Da Casamari salendo sul Monte Pedicino sino a giungere a Peschio Macello, dal 1400 circa al 1870, fu la zona di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno Borbonico nel territorio del Comune di Veroli. L’ampio territorio comprendente le località di Scifelli, Fontana Fratta, Fontana Fusa, Case Cocchi, Tor dei Conti, Case Volpi, Case Verrelli, Colle Grosso, Santa Maria Amaseno, Prato di Campoli, Le Pratelle, Mugliera, Trasoto sino a Trisulti, che circonda la frazione di Santa Francesca, rappresenta un’area di notevole interesse storico a partire dalle testimonianze del basso medioevo per la presenza di una dozzina di eremi, alle strutture militari collegate alla gestione del confine e all’epidemia di colera, sino alle testimonianze connesse con il brigantaggio comune e quello della reazione contro l’espansionismo dei Savoia.
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