Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

La dignità di Francesco II e di Maria Sofia e gli indegni di casa Savoia

Posted by on Mar 5, 2020

La dignità di Francesco II e di Maria Sofia e gli indegni di casa Savoia

Dice Ignazio Coppola, autore di questo articolo: “Nessuna celebrazione del Borbone. Solo la ricostruzione storica degli eventi. Per ridare dignità a un giovane re e a una grande regina”. Lui ventiquattrenne, lei diciannovenne, il giovane r e la giovane regina dimostrarono una dignità che i Savoia non sapevano dove stava di casa. Leggendo, oggi il l’appello di Francesco II si coglie tutto il dramma che, di lì a poco, si sarebbe abbattuto sul Sud Italia

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4 aprile del 1860: la rivolta della Gancia apre la porta a Garibaldi e ai picciotti della mafia

Posted by on Feb 19, 2020

4 aprile del 1860: la rivolta della Gancia apre la porta a Garibaldi e ai picciotti della mafia

Grande pietà cristiana per le ‘tredici vittime’ di Palermo. Ma non bisogna dimenticare che dietro la rivolta della Gancia c’erano sì i ‘liberali’, ma c’erano anche i mafiosi con i quali i ‘rivoluzionari’ della Sicilia che volevano cacciare il Borbone si erano messi d’accordo. Picciotti che verranno poi contattati da Rosolino Pilo e da Giovanni Corrao per metterli al servizio di Garibaldi, a propria volta al servizio dei Savoia nella prima trattativa tra Stato e mafia. Tutto questo alla fine per che cosa? Per consegnare la Sicilia e il Sud a una dinastia sgarrupata, banditesca e criminale

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Accadde in Sicilia 158 anni fa: Angelina Romano, fucilata a 9 anni dagli sgherri dei Savoia

Posted by on Feb 11, 2020

Accadde in Sicilia 158 anni fa: Angelina Romano, fucilata a 9 anni dagli sgherri dei Savoia

La rivolta dei Cutrara fu la rivolta di tanti siciliani che si rifiutavano, all’indomani della ‘presunta’ unità d’Italia, di sottomettersi agli invasori piemontesi. Così Castellammare del Golfo, nel mese di Gennaio del 1862, si ribellò. In piazza scesero soprattutto i giovani che si rifiutavano passare cinque anni della loro vita al servizio dell’esercito piemontese. I giovani delle famiglie ricche pagavano e venivano esentati dalla leva. I poveri dovevano piegarsi alla prepotenza di casa Savoia. Che passarono per le armi vecchi, donne e persino una bambina di 9 anni

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TimeSicilia: La strage di Bronte dell’Agosto 1860, per non dimenticare le vergogne di Garibaldi e Nino Bixio

Posted by on Nov 26, 2019

TimeSicilia: La strage di Bronte dell’Agosto 1860, per non dimenticare le vergogne di Garibaldi e Nino Bixio

Sembra incredibile che, ancora oggi, la Sicilia non si sia ancora liberata dal ricordo di questi due assassini. Ancora oggi le statue (soprattutto di Garibaldi) campeggiano in tante città della nostra Isola. E ancora oggi scuole e vie portano i nomi di questi due gaglioffi. Ricordiamo, in questo articolo, una strage che ancora oggi brucia.

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Il debito con il Banco di Napoli che Menotti Garibaldi – figlio dell’eroe dei due mondi – non pagò mai!

Posted by on Ott 15, 2019

Il debito con il Banco di Napoli che Menotti Garibaldi – figlio dell’eroe dei due mondi – non pagò mai!

La famiglia Garibaldi apparteneva a quel genere di persone che in Sicilia vengono chiamate “malupaaturi” (traduzione: gente che non paga i debiti). Il figlio Menotti fece un ‘tappo’ di 200 mila lire al Banco di Napoli (allora era una cifra notevole: alcuni milioni di Euro di oggi). Allora le banche non diventavano azioniste dei debitori e il figlio dell’eroe dei due mondi non finì in galera perché era parlamentare. Garibaldi, da parte sua, non pagò mai le tasse per l’isola di Caprera
di Ignazio Coppola

Tra vizi privati e pubbliche di Giuseppe Garibaldi molti di noi si sono spesso chiesti con quali soldi lui, che si professava povero in canna, è riuscito a comprare l’isola di Caprera.

Si disse grazie all’eredità ricevuta in seguito alla morte del fratello. In genere, come avviene per giustificare l’acquisizione di patrimoni e di grosse somme di denaro di dubbia provenienza, si tende, quasi sempre, a dire che provengano da una eredità ricevuta o, come accade oggi, da una vincita all’Enalotto. E il nostro buon Garibaldi non si sottrasse, con buona pace dei dubbiosi, a siffatta consuetudine.

Il suo rapporto con il denaro si può dire sia stato sempre enigmatico e conflittuale. Come conflittuale fu, nell’ultima parte della sua vita, il suo rapporto con le banche e il fisco, che lo tediavano per cospicui debiti pregressi del figlio Menotti, di cui si era fatto garante, e per tasse dovute e mai pagate inerenti la proprietà dell’isola di Caprera.

Nel primo caso, il Banco di Napoli chiese a più riprese a Menotti la restituzione di un debito di 200.000 lire (l’equivalente di alcuni milioni di Euro dei nostri giorni) di cui il padre s’era fatto garante. Alla richiesta di far fronte al prestito concesso al Garibaldi Menotti di voi figlio, l’integerrimo eroe parecchio infastidito e arrabbiato così rispose:

“Ma che volete voi? Io vi ho liberato e pretendete anche che restituisca un prestito”.

I resoconti bancari dell’epoca annotano che il prestito dalla famiglia Garibaldi non fu mai restituito. Menotti, a quel tempo essendo deputato, per sfuggire alla incriminazione e alle relative conseguenze penali, si servì dell’immunità parlamentare.

Gli altri problemi finanziari Garibaldi li ebbe con il fisco che, ripetutamente, bussava alla sua porta per tasse dovute per la sua casa e l’isola di Caprera. Alle incessanti richieste del Monte dei Paschi di Siena (guarda un po’ chi si rivede ) delegato all’incasso, l’integerrimo generale, questa volta con meno arroganza, così rispose:

“Signor esattore mi trovo nell’impossibilità di pagare le tasse; lo farò appena possibile”.

E dire che in quel periodo i componenti la famiglia Garibaldi non dovevano proprio stare tanto male, avendo ottenuto dal governo diversi incarichi e consulenze abbastanza remunerative per una infinità di opere urbanistiche e di bonifica dell’agro romano e della costruzione degli argini del Tevere.

Ma poiché, da che mondo è mondo, i potenti cercano, ove gli riesca, di evadere le tasse, il buon Garibaldi, da buon cittadino rispettoso della legalità, non si sottrasse alla regola. Un bell’esempio. Ieri come oggi non è cambiato niente.

Da massone a servo della Chiesa, quindi da repubblicano a servo del re. La coerenza non era di certo il suo forte. E poi, ancora, da paladino della legalità ad evasore fiscale, da animalista, per sua ammissione, a spietato cacciatore: come quando, infatti, con nobile animo si schierò, avendo assolto il suo compito verso gli uomini, predicando fratellanza e uguaglianza e praticando come vedremo tutto il contrario, a difesa degli animali e dei maltrattamenti loro inflitti.

Il 1 Aprile 1871, Giuseppe Garibaldi, Anna Winter, contessa di Sountherland, e Timoteo Ribaldi fondavano la Società Protettrice degli Animali contro i mali trattamenti come mezzo di educazione morale e di miti costumi a protezione del patrimonio faunistico e a tutela dell’ambiente. Fin qui torna tutto a onore del nostro eroe e della società da lui voluta e fondata.

“In aspettativa d’impiego vivo da cacciatore – scrisse in quel periodo, tra l’altro, a suo cugino Augusto – nell’ultima mia caccia ammazzai un cinghiale e sono divenuto il terrore dei conigli”.

L’animalista Garibaldi, nel tempo libero da esule, per sua stessa ammissione, non si dilettava di tiro al piattello, ma faceva strage di animali. Che poi tanto amico degli animali non fosse e che, al contrario, fossero gli animali suoi amici fedeli sino a morirne, lo dimostra un significativo episodio dopo la sua partenza da Tangeri per New York, allorquando il suo fedele cane – Castore – in quell’occasione, da lui abbandonato, pianse per diversi giorni la separazione dall’ingrato amico e, senza volere più prendere cibo, si lasciò morire di crepacuore.

Ancora una volta il nostro eroe aveva dimostrato che la sua pratica di vita non era coerente con le sue virtù e con i suoi sbandierati valori.
Ecco chi era l’equivoco e contraddittorio nei termini e nella vita Giuseppe Garibaldi. I suoi estimatori ed agiografi, loro malgrado, che evidentemente non lo hanno mai conosciuto a fondo, ne prendano atto e se ne facciano alla fine una ragione.

Ignazio Coppola

fonte https://www.facebook.com/indigenoflegreo/posts/1339764109511425?__tn__=K-R

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