Alta Terra di Lavoro

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A Salemi si salda l’alleanza tra Garibaldi e la futura mafia che nel 1860 si chiamava “la mamma”. Sì, Salemi è la ‘prima capitale d’Italia…

Posted by on Mag 24, 2021

A Salemi si salda l’alleanza tra Garibaldi e la futura mafia che nel 1860 si chiamava “la mamma”. Sì, Salemi è la ‘prima capitale d’Italia…
  • … e a Salemi Garibaldi incontrò e si accordò con la futura mafia 
  • Da allora la mafia sarà una presenza costante negli equilibri dello Stato italiano
  • Eh sì, Giuseppe La Masa ha lavorato bene…
  • ‘La mamma’ ha pensato a rifornire i garibaldini di vettovaglie e armi
  • A Salemi si capisce che il popolo siciliano nella cosiddetta impresa dei Mille non c’è: ci sono il trasformismo della classe politica, la mafia, i baroni e le forze più retrive della società siciliana dell’epoca
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1648: con la pace di Vestfalia nasce un nuovo ordine mondiale

Posted by on Ott 22, 2019

1648: con la pace di Vestfalia  nasce un nuovo ordine mondiale

Conclusa nel 1648 con i trattati di Münster e di Osnabrück, la Pace di Vestfalia mette fine alla guerra dei Trent’anni, uno dei conflitti più sanguinosi della storia. Mentre l’Europa moderna si forma attorno agli stati-nazione, una nuova organizzazione delle relazioni internazionali appare all’orizzonte. Sarà questo modello a condizionare la geopolitica per oltre due secoli.

La Pace di Vestfalia è la conclusione di lunghi negoziati che, per una lunga serie di anni, mirano a porre un termine alla Guerra dei Trent’anni. Questa guerra interminabile e sanguinosa è un conflitto atipico che comincia in qualche modo come la continuazione in grande scala delle guerre di religione che avevano scosso l’Europa nel XVI secolo. Successivamente, al conflitto religioso si sovrappone e quindi si sostituisce uno scontro fra le potenze rivali del momento. La Guerra dei Trent’anni genera una netta mutazione della geopolitica europea, con il regresso di grandi imperi e la comparsa di stati moderni, di cui la Francia costituisce, con la Svezia, una delle emanazioni.

Il conflitto si infiamma nel 1618, dopo l’ordine dell’arcivescovo di Praga di radere al suolo un tempio degli ugonotti. A seguito delle proteste di questi ultimi, l’imperatore Ferdinando II d’Asburgo, cattolico, redige una risposta che provoca grande disappunto. Il 23 maggio 1618 i rappresentanti imperiali, in occasione di una riunione con gli ugonotti, vengono sommariamente condannati e quindi gettati dalle finestre del castello, luogo dell’incontro: l’avvenimento, meglio conosciuto come Defenestrazione di Praga, ha un potentissimo valore simbolico, che si rivela la scintilla della guerra.
Inizialmente si tratta di una lotta politica all’interno del Sacro Romano Impero Germanico,

avviata però su base religiosa. La dimensione legata alla fede costituisce l’aspetto emotivo del conflitto, con un incremento di violenza, soprattutto nei confronti delle popolazioni civili.
Ciò nondimeno, le rivalità politiche domineranno questa guerra con la crescita di potere di paesi ostili all’egemonia della casa d’Austria. In tale contesto la Danimarca, ma soprattutto la Svezia e la Francia, interverranno in successione, siglando alleanze di interessi, in cui le considerazioni di ordine religioso sono praticamente assenti. Durante gli ultimi anni della guerra, i combattimenti servono soprattutto ai negoziatori della pace, abili a utilizzare le vittorie come una leva diplomatica, fatto che tende di fatto a ritardare gli accordi.
La Guerra dei Trent’anni si gioca essenzialmente sullo spazio centrale dell’Europa. La Germania, spezzettata, ne è la prima vittima: occorrerà ad essa più di un secolo per riprendersi. Lo spazio egemonico della casa d’Asburgo (Spagna, Austria, Sacro Impero), che dominava l’Europa nel secolo precedente, esce diviso e indebolito dalla guerra. La Spagna perde definitivamente il prestigio che fu suo con le grandi conquiste del XVI secolo, e il Sacro Impero si dovrà ormai accontentare di giocare un ruolo secondario, fino alla sua dissoluzione nel 1806.
Francia, Svezia e Olanda sono i grandi vincitori. L’Inghilterra – alle prese con una forte crisi politico-sociale – risulta largamente assente dal conflitto. Questa assenza, però, le conferisce una collocazione particolare nell’ambito dell’Europa, sul cui scenario giocherà il ruolo di arbitro dell’equilibrio formatosi dopo il 1648.

Con lo sviluppo degli stati moderni nasce anche un’economia mercantile e, con essa, il futuro sistema capitalista. L’Europa geopolitica che emerge nel 1648 è completamente diversa da quella del 1618: nelle sue grandi linee questa nuova carta ricorda quella di oggi, anche se Germania e Italia devono attendere il XIX secolo prima di imporsi sulla scena europea e scuotere l’ordine che le ha a lungo poste ai margini.
Il sistema geopolitico nato dalla pace di Vestfalia ingloba quasi tutta l’Europa, compresa la Russia. E dato il ruolo egemone svolto dal Vecchio Continente fino agli inizi del XX secolo, l’architettura di questo trattato sarà indirettamente quella di quasi tutto il pianeta. Le regole di buona condotta degli stati stabilite in questa occasione, ivi comprese quelle che emanano dal diritto internazionale – il cui padre fondatore Hugo Grotius è uno degli ispiratori della pace -, definiranno le relazioni internazionali fino al termine della Prima Guerra Mondiale, quando gli Stati Uniti tentarono di instaurare nuovi parametri con la creazione del primo organismo di sicurezza collettiva globale, la Società delle Nazioni.
Di fatto saranno due uomini di chiesa, i cardinali Richelieu e Mazarino, ad elaborare i termini della pace, imponendo un nuovo ordine europeo, in cui la Chiesa viene allontanata dal proscenio della scena politica. Francia e Svezia, entrambe alleate e dominatrici sui campi di battaglia, approfittano del loro ascendente strategico per arrivare ad una pace che serva i loro interessi. E gli statisti incaricati di ricercare la pace sono persone realiste, pratiche, che vedono in primo luogo gli interessi delle loro rispettive nazioni, ma che non mancano del sentimento e della volontà di agire per il bene comune dell’Europa e impostando correttamente i termini di una pace duratura.
Disinnescare le passioni dalla politica è, con ogni evidenza, una delle motivazioni primarie degli architetti

della pace di Vestfalia. Evitare la guerra totale ne rappresenta l’altra preoccupazione. Il “mai più” dei pacifisti del XX secolo avrebbe potuto essere la loro professione di fede. Ma, contrariamente a questi ultimi, i “pacifisti” del XVII secolo, decisamente più realisti, volevano sradicare un certo tipo di guerra, e non tutte le guerre. La Rivoluzione del 1789 smonterà, per prima, questo edificio diplomatico, e il periodo napoleonico sarà solamente una parentesi. Il crollo totale dell’equilibrio al volgere del XX secolo ridurrà tutto in fumo. Fra il 1648 ed il 1914, con una interruzione fra il 1789 e il 1815, il sistema di Vestfalia, di contro, svolge egregiamente la propria funzione.

La Pace di Vestfalia comporta quattro conseguenze immediate. La prima è quella di mettere un termine definitivo al conflitto. La seconda è quella di ridisegnare la carta geopolitica dell’Europa con un centro di gravità che si sposta dal centro-sud (Spagna, Sacro Romano Impero-Austria) verso ovest e il nord (Francia, Olanda, Gran Bretagna, Svezia). La terza è quella di stabilire due pilastri essenziali: il mantenimento dell’equilibrio delle potenze e il rispetto assoluto della sovranità nazionale degli stati appartenenti al

sistema e dal quale saranno esclusi, ad esempio, i paesi extraeuropei “colonizzabili”. La quarta conseguenza è quella di mettere fine all’idea che ci si faceva della cristianità nel medioevo, quella cristianità che Carlo V, nel secolo precedente, pretendeva ancora di riunificare sotto la bandiera degli Asburgo. Con Vestfalia è l’Europa che si avvantaggia sulla cristianità. L’indipendenza degli stati (e dei principi) costituirà il nocciolo del sistema nel momento in cui evapora il concetto di un’Europa cristiana sotto forma di una monarchia universale gravitante attorno al binomio Roma-casa d’Asburgo.
Non disgiunto dall’equilibrio delle potenze, il principio del rispetto della sovranità degli stati rappresenta uno dei meccanismi essenziali dell’ordine di Vestfalia. Il risultato è un concetto fondamentale della politica moderna: la ragion di stato. Rimesso in discussione dopo la fine della guerra fredda, il principio di non ingerenza sarà per tre secoli e mezzo una delle rare, se non l’unica legge sacra della politica internazionale. Certamente, l’imperialismo coloniale extraeuropeo tiene poco conto della sovranità dei paesi colonizzati, ma questi non fanno parte, dall’inizio, del sistema derivato dai trattati e in ogni caso tali paesi non vengono considerati dagli Europei come stati veri e propri.
All’inizio, il principio di non ingerenza segna un apporto considerevole alla causa dei diritti dell’uomo. La Guerra dei Trent’anni si era infiammata con le passioni religiose che travagliavano l’Europa nei secoli XVI e XVII. Durante il conflitto, l’odio fra protestanti e cattolici aveva determinato morte e distruzione. E’ proprio per evitare nuove guerre di religione e massacri indiscriminati che gli architetti della pace instaurano questo principio, che dapprincipio si basa sulla vecchia idea del cuius regio, eius et religio, ovvero la religione del principe è la religione del popolo.

Ufficializzando il carattere religioso di ogni stato ed eliminando l’ingerenza di altri paesi negli affari interni degli stati, gli accordi di Vestfalia determinano il principio della sovranità assoluta, al fine di proteggere le popolazioni e preservare l’integrità politica degli stati. Da ciò deriva, in linea di principio, una maggiore sicurezza e una migliore stabilità interna ed esterna. Preservando l’integrità politica degli stati – ma non necessariamente territoriale – la pace permette ai diversi attori di stabilire nuove alleanze. E’ in questo gioco di alleanze, che si fanno e si disfano con rapidità sconcertante, che si mantiene l’equilibrio generale del sistema. L’uso della forza continua a essere circoscritto e serve a difendere e a promuovere gli interessi nazionali dei rispettivi paesi. Nonostante tutto, la carta geopolitica disegnata nel 1648 resterà sensibilmente la stessa fino ai nostri giorni, almeno nelle sue grandi linee, ponendo in evidenza lo straordinario lavoro realizzato dai negoziatori della pace.
Sul piano geopolitico, la Francia consegue il vecchio sogno di Enrico IV di vedere il continente gravitare intorno alla nazione transalpina. D’altronde la Francia rappresenta l’incarnazione dello stato moderno del sistema di Vestfalia. Essa diventa il nucleo politico e quindi culturale della nuova Europa. Per diversi secoli la Francia sarà al centro di questa politica di equilibrio che essa stessa ha contribuito a instaurare, giocandovi un ruolo ambiguo, stretta fra il desiderio di sfruttare al massimo la sua potenza e quello di mantenere il sistema in vigore. Le ambizioni di Luigi XIV metteranno rapidamente alla prova la solidità del meccanismo e riveleranno la natura dei nuovi rapporti di forza, con l’Inghilterra che si posiziona come grande rivale della Francia. L’opposizione fra i due paesi è esemplare: la potenza continentale e la potenza marittima, lo stato centralizzato e lo stato mercantile.

Dopo Luigi XIV, che sta al gioco pur spingend il “regolamento ufficioso” fino ai suoi limiti, sarà ancora la Francia a contribuire a scuotere il sistema nato a Vestfalia. La Rivoluzione del 1789 all’inizio mette fine all’omogeneità politica dell’Europa – vitale per il mantenimento dell’equilibrio – apportando una dote di elementi perturbatori: terrore politico, ideologie rivoluzionarie, volontà universalista, nazionalismi. Questi elementi contribuiranno alla caduta finale del sistema durante la seconda parte del XIX secolo. Anche Napoleone minerà momentaneamente questo equilibrio, costruendo un apparato militare capace di dominare gli altri eserciti europei. La restaurazione geopolitica del Congresso di Vienna (1814-15) tenta di ristabilire tutti i parametri dell’ordine di Vestfalia. Fatto significativo, gli artefici di questa restaurazione hanno l’intelligenza di includere nei negoziati la Francia, rappresentata da Talleyrand, ovvero il paese colpevole dell’implosione dell’equilibrio europeo. I negoziatori di Versailles, dopo la Prima Guerra Mondiale, non avranno la stessa lungimiranza.
La cultura diplomatica dei paesi dell’Europa è impregnata da una lunga pratica della politica messa a punto con la pace di Vestfalia. E ancora oggi perdurano in Europa i suoi vecchi riflessi. La Francia continua a imporsi diplomaticamente nel seno dell’Europa continentale, mentre una potenza decrescente come l’Inghilterra si compiace ancora del suo ruolo tradizionale di grande arbitro. Circa un secolo dopo la morte dell’ordine vestfaliano, questo continua ad abitare i nostri pensieri. Nei momenti di dubbio ci serve da riferimento. E qualunque sia il sistema che governerà le relazioni internazionali in futuro, il nuovo si posizionerà inevitabilmente in relazione al sistema instaurato nelle due piccole di Münster e di Osnabrück nel XVII secolo.

BIBLIOGRAFIA

  • Josef V. Polisensky, La Guerra dei Trent’Anni: da un conflitto locale a una guerra europea nella prima metà del Seicento – Einaudi, 1982.
  • C. V. Wedgwood, La Guerra dei Trent’Anni – Mondadori, 1998.

R. Romano, L’Europa tra due crisi. XIV e XVII secolo – Einaudi, 1980

fonte http://win.storiain.net/arret/num175/artic3.asp

Europa dopo 1648 con la pace di Vestfalia

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Primati di un Regno che fu

Posted by on Ott 9, 2019

Primati di un Regno che fu

Quello che la scuola e l’informazione “ufficiale” non ci dicono.

Il “Rinascimento” meridionale può fondarsi solo sulla consapevolezza di quello che è il nostro passato

Il Regno delle Due Sicilie costituiva la piú grande e importante entità statale autonoma che la penisola italiana abbia mai avuto prima dell’Unità.

Di seguito elencherò alcuni dei primati che le Due Sicilie conseguirono mentre, nello stesso periodo di tempo, il resto della penisola era una zona semisviluppata in cui gli abitanti emigravano verso le Americhe o (e oggi può apparire paradossale) verso le nostre regioni.

1735: Prima Cattedra di Astronomia, in Italia, affidata a Napoli a Pietro De Martino

1751: Il piú grande palazzo d’Europa a pianta orizzontale, il Real Albergo dei Poveri a Napoli

1754: Prima Cattedra di Economia, nel mondo, affidata a Napoli ad Antonio Genovesi

1762: Accademia di Architettura, una delle prime e piú prestigiose in Europa

1763: Primo Cimitero italiano per poveri (il “Cimitero delle 366 fosse”, nei pressi di Poggioreale a Napoli, su disegno di Ferdinando Fuga)

1781: Primo Codice Marittimo nel mondo (opera di Michele Jorio)

1782: Primo intervento in Italia di Profilassi Anti-tubercolare

1783: Primo Cimitero in Europa ad uso di tutte le classi sociali (Palermo)

1789: Prima assegnazione di “Case Popolari” in Italia (San Leucio presso Caserta).
Prima istituzione di assistenza sanitaria gratuita (San Leucio)

1792: Primo Atlante Marittimo nel mondo (Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, Atlante Marittimo delle Due Sicilie. (vol. I) elaborato dalla prestigiosa Scuola di Cartografia napoletana)

1801: Primo Museo Mineralogico del mondo

1807: Primo “Orto botanico” in Italia a Napoli di concezione moderna

1812: Prima Scuola di Ballo in Italia, annessa al San Carlo

1813: Primo Ospedale Psichiatrico italiano (Reale Morotrofio di Aversa)

1818: Prima nave a vapore del Mediterraneo “Ferdinando I”

1819: Primo Osservatorio Astronomico in Europa, a Capodimonte

1832: Primo Ponte sospeso (il Ponte “Real Ferdinando” sul Garigliano), in ferro, in Europa continentale

1833: Prima Nave da crociera in Europa “Francesco I”

1835: Primo istituto italiano per sordomuti

1836: Prima Compagnia di Navigazione a vapore nel Mediterraneo

1837: Prima Città d’Italia ad avere l’illuminazione a gas (primo esperimento nei portici di San Francesco di Paola)

1839: Prima Ferrovia italiana, tratto Napoli-Portici, poi prolungata sino a Salerno e a Caserta e Capua.

1839: Prima galleria ferroviaria del mondo.
Prima Illuminazione a Gas di una città italiana (terza in Europa dopo Londra e Parigi) con 350 lampade

1840: Prima Fabbrica Metalmeccanica d’Italia per numero di operai (1050) a Pietrarsa presso Napoli

1841: Primo Centro Vulcanologico nel mondo presso il Vesuvio. Primo sistema a fari lenticolari a luce costante in Italia

1843: Prima Nave da guerra a vapore d’Italia (pirofregata “Ercole”), varata a Castellammare.
Primo Periodico Psichiatrico italiano pubblicato presso il Reale Morotrofio di Aversa da Biagio Miraglia

1845: Prima Locomotiva a Vapore costruita in Italia a Pietrarsa. Primo Osservatorio Meteorologico italiano (alle falde del Vesuvio)

1848: Primo esperimento di illuminazione a luce elettrica d’Italia a Lecce, per opera di mons. Giuseppe Candido. Illuminazione dell’intera piazza in occasione della festa patronale.

1852: Primo Telegrafo Elettrico in Italia (inaugurato il 31 luglio). Primo Bacino di Carenaggio in muratura in Italia (nel porto di Napoli).

1853: Primo Piroscafo nel Mediterraneo per l’America (Il “Sicilia” della Società Sicula Transatlantica di Salvatore De Pace: 26 i giorni impiegati).
Prima applicazione dei principi Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi

1856: Primo Premio Internazionale per la Produzione di Pasta.
Esposizione Internazionale di Parigi, premio per il terzo Paese del mondo come sviluppo industriale.
Primo Premio Internazionale per la Lavorazione di Coralli (Mostra Industriale di Parigi)
Primo Sismografo Elettromagnetico nel mondo costruito da Luigi Calmieri

1859: Primo Stato Italiano in Europa produzione di Guanti (700.000 dozzine di paia ogni anno)

1860: Prima Flotta Mercantile d’Italia (seconda flotta mercantile d’Europa) e prima Flotta Militare (terza flotta militare d’Europa).
Prima nave ad elica (Monarca) in Italia varata a Castellammare.
Piú grande Industria Navale d’Italia per operai (Castellammare di Stabia 2000 operai).
Primo tra gli Stati italiani per numero di Orfanotrofi, Ospizi, Collegi, Conservatori e strutture di Assistenza e Formazione.
Istituzione di Collegi Militari (La Scuola Militare Nunziatella è il piú antico Istituto di Formazione Militare d’Italia, ed uno dei più antichi del mondo.
Prime agenzie turistiche italiane.
La piú bassa percentuale di mortalità infantile d’Italia.
La piú alta percentuale di medici per abitanti in Italia.
Prima città d’Italia per numero di Teatri (Napoli), il Teatro San Carlo è il piú antico teatro operante in Europa, costruito nel 1737.
Prima città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli).
Primo “Piano Regolatore” in Italia, per la Città di Napoli.
Prima città d’Italia per numero di Tipografie (113, in Napoli).
Prima città d’Italia per numero di pubblicazioni di Giornali e Riviste.
Primi Assegni Bancari della storia economica (polizzini sulle Fedi di Credito).
La piú alta quotazione di rendita dei titoli di Stato (120% alla Borsa di Parigi).
Il Minore carico Tributario Erariale in Europa.
Maggior quantità di Lire-oro nei Banchi Nazionali (dei 668 milioni di Lire-oro, patrimonio di tutti gli Stati italiani messi insieme, 443 milioni erano del regno delle Due Sicilie).
Monopolio mondiale dello zolfo, avendo oltre 400 miniere di zolfo, copriva circa il 90% della produzione mondiale di zolfo e affini.

Questi impressionanti dati non si riferiscono agli Stati Uniti d’America, ma alle nostre Regioni Meridionali.
Tale ricerca storica è inoltre rafforzata da alcuni studi statistici che hanno evidenziato come l’emigrazione dal Meridione fosse assente, e al contrario il Sud ricevesse immigrati sia dalle regioni italiane del centro-nord  che da zone depresse del nord Europa (alcuni esempi: nel salernitano è diffuso il cognome Helzen,  derivante dalla Germania orientale; oppure in molte zone della Calabria è diffuso il cognome Alberto, tipico piemontese; ed infine la diffusione dei dialetti gallo-italici in Basilicata,  derivanti da immigrazioni dal Monferrato).

Questi primati non erano solo in campo tecnologico ed economico, ma anche in campo “sociale”, per esempio l’illuminazione pubblica (1837 Napoli e 1848 Lecce) , le case popolari (1837 San Leucio – CE), l’ospedale psichiatrico (1813 Aversa – CE) e l’istituto per sordomuti (1835 Napoli).

Tutti dati che devono farci riflettere su due aspetti: innanzitutto sul fatto che non è assolutamente vero che dopo la “Magna Grecia” si sia verificato al Sud un declino irreparabile; e seconda cosa: se prima il Sud era economicamente forte, può ridiventarlo, e, ancora una volta, ritornare a trainare l’economia del nostro Paese.

L’unica cosa inspiegabile è data dalla censura che la storiografia ufficiale attua su questi dati e su questi primati: aver paura della verità è spesso indice di “coscienza sporca”!

di Valerio Rizzo

fonte http://briganti.info/primati-di-un-regno-che-fu/

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