Napoli, il vaccino si utilizzava già dal 1700. I Borbone portarono avanti una grande campagna contro il vaiolo.
Il Vaccino made in Napoli contro il Covid-19 potrebbe salvare milioni di vite. “Buone notizie sul fronte del vaccino anti-COVID. Dagli studi in corso sembra ci siano buone probabilità che la molecola messa a punto da Pfizer possa dare buoni risultati nella lotta al COVID19. Il vaccino agisce in particolare sulla produzione di anticorpi nei pazienti sintomatici. Siamo cautamente ottimisti. Speriamo che il tempo e l’osservazione scientifica ci diano delle risposte per tirare davvero un sospiro di sollievo in un momento che, più che mai, sta mettendo a dura prova tutti noi”. Così il professor Paolo Ascierto annuncia gli ultimi dati sul vaccino napoletano.
Napoli sul fronte vaccini ha una storia antica che non tutti conoscono. Lo scrittore Angelo Forgione, ha racconta la battaglia sanitaria intrapresa dai dei Borbone contro il Vaiolo.
Maria Sofia aveva, in mancanza di una dote, la bellezza e il fascino; l’andatura, la voce, lo sguardo, e il coraggio, la fierezza, la classe. Alta, sottile, slanciata, con superbi bruni capelli che talvolta lasciava cadere sulle spalle, avrebbe meritato d’essere dipinta da Van Dick.
Nel 1828 le strade del Reame ammontavano a 1505 miglia e da quella data al 1855 se ne costruirono altre 3082. Il territorio del Regno delle Due Sicilie non è piatto come quello della Pianura Padana, bisognava attraversare montagne, torrenti e fiumi.
Sul Mattino del 14/5/20 un articolo a firma di Ugo Cundari che intervista Alfio Caruso su un suo nuovo libro rende necessarie, forse, alcune osservazioni. Nel titolo del libro la tesi della “corruzione e del tradimento” legata a Garibaldi per portare al crollo delle Due Sicilie.
“C’era una volta….” “Un re
!” diranno subito i miei piccoli lettori. “No, ragazzi, avete sbagliato. C’era
una volta un pezzo di legno….” Così inizia il libro di Pinocchio, e invece no,
c’era una volta proprio un re con un lungo naso detto Re Nasone, Ferdinando IV
di Napoli(1751-1825).
Un re molto discusso che
discendeva nietemeno che dal re di Francia Luigi XIV detto il Re Sole, e in
questo si intonava con la canzone “O sole mio”, ed aveva sposato la sorella di
Maria Antonietta, Carolina D’Asburgo.
Quando nacque non era
predestinato al trono essendo il terzo figlio maschio, poi , per una serie di
cause divenne re. Un re anticonformista
che si compiaceva di frequentare i quartieri poveri dei “lazzaroni” e di
osservare come vivevano. In particolare aveva notato il loro cibo, una focaccia
circolare guarnita con pomodoro e formaggio, venduta sulle bancarelle, la
pizza, cioè la schiacciata.
Gli piaceva così tanto che
la introdusse nella cucina di corte, anche se la regina Carolina, aristocratica
viennese non condivideva gli slanci gastronomico- proletari del coniuge, ma poi
si adattò. Utilizzò i forni destinati alla cottura delle famose porcellane di
Capodimonte , famose in tutta Europa per la loro bellezza e la raffinatezza
delle figure, ( vedi sotto) per cuocere le pizze, poi in un secondo tempo, nel
giardino della reggia vennero costruiti dei forni appositi ove venivano
cotte pizze offerte gratuitamente ai meno abbienti.
Il re Nasone aveva avuto
fiuto, questo cibo semplice, sano, appetitoso divenne la caratteristica
gastronomica di Napoli e da lì si diffuse in tutto il mondo, si dice aver naso.
Aveva capito che il re, che chi sta sta al vertice si deve collegare con la
base e viceversa, per sostenersi a vicenda. Come è scritto nelle famosa
Tavola Smeraldina, testo sapienziale del Medio Evo, ciò che sta in alto , sta
in basso.
Quando, più di un secolo
dopo ,il regno di Napoli venne conquistato dai Savoia,toccò all’avvenente
regina Margherita di conquistare la pizza,altro che Garibaldi!
Un pizzaiolo venne invitato a preparare una pizza per i sovrani e , per onorare i colori della bandiera italiana, guarnì la pizza col pomodoro,la mozzarella e il basilico, rosso , bianco e verde, e la chiamò Pizza Margherita. Il nome è rimasto anche oggi nell’Italia repubblicana, per un senso di cavalleresco rispetto nei confronti della ex-regina.Così anche la napoletanissima pizza, gloria dei Borboni e della loro illuminata politica populista, divenne italiana.I coraggiosi emigranti italiani portarono la pizza negli Stati Uniti e la pizza mutò in parte e divenne la Chigago Pizza Style.