LA MAFIA E I MAFIOSI
LA MAFIA E I MAFIOSI
ORIGINI E MANIFESTAZIONI STUDIO DI SOCIOLOGIA CRIMINALE
Con una carta a colori su la densità della Mafia in Sicilia. PALERMO ALBERTO REBER 1900
Con una carta a colori su la densità della Mafia in Sicilia. PALERMO ALBERTO REBER 1900
L’AGGUATO DI PONTELANDOLFO
Come ogni tanto succede un navigatore mi scrive – Giorgio D’Auria, …. I morti forse superano il migliaio, considerato che solo Pontelandolfo aveva circa 5.000 abitanti (seguono “complimenti immaginabili di prammatica”) e mi contesta parte delle affermazioni fatte sopra, che per accessibilità alla rete anche ai più giovani non ho inteso sciorinare nella sua violenza e che ora mi trovo costretto ad accennare.
Read MoreCattura del Borjes da parte del Maggiore Enrico Franchini del XXVIII btg. Rapporto dettagliato.
Read MoreSecondo Gaetano Salvemini: “Contro la duplice oppressione cui li hanno sottoposti in questi cinquant’anni di unità politica i “galantuomini” locali e l’industrialismo settentrionale, i “cafoni” meridionali hanno reagito sempre, come meglio o come peggio potevano. Subito dopo il 1860 si dettero al brigantaggio: sintomo impressionante del malessere profondo che affaticava il Mezzogiorno, e nello stesso tempo indizio caratteristico del vantaggio che si potrebbe ricavare – quando ne fossero bene utilizzate le forze – da questa popolazione campagnola del Sud, che senza organizzazione, senza capi, abbandonata a se stessa, mezzo secolo fa tenne in scacco per alcuni anni tanta parte dell’esercito italiano”.
Il deputato Ferrari, nel novembre 1862 grida in aula: «Potete chiamarli briganti, ma combattono sotto la loro bandiera nazionale; potete chiamarli briganti, ma i padri di quei briganti hanno riportato due volte i Borbone sul trono di Napoli. E’ possibile, come il governo vuol far credere, che 1500 uomini comandati da due o tre vagabondi tengano testa a un esercito regolare di 120.000 uomini? Ho visto una città di 5000 abitanti completamente distrutta e non dai briganti» (Ferrari allude a Pontelandolfo, paese raso al suolo dal regio esercito italiano il 13 agosto 1861). Massimo D’Azeglio nel 1861 si domanda in aula come mai «al sud del Tronto» sono necessari «sessanta battaglioni e sembra non bastino»:«Deve esserci stato qualche errore; e bisogna cangiare atti e principii e sapere dai Napoletani, una volta per tutte, se ci vogliono o no… agli Italiani che, rimanendo italiani, non volessero unirsi a noi, credo non abbiamo diritto di dare delle archibugiate».
Disraeli ex cancelliere dello Scacchiere (e futuro primo ministro), alla Camera dei Comuni di Londra, nel 1863: «Desidero sapere in base a quale principio discutiamo sulle condizioni della Polonia e non ci è permesso discutere su quelle dei Meridione italiano. E’ vero che in un Paese gl’insorti sono chiamati briganti e nell’altro patrioti, ma non ho appreso in questo dibattito alcun’altra differenza tra i due movimenti».
Tra il maggio 1861 e il febbraio 1863, l’esercito italiano ha catturato «con le armi» e perciò fucilato 1038 rivoltosi; ne ha uccisi in combattimento 2.413; presi prigionieri a vario titolo 2.768 (ma la stima è 10 volte più alta).nL’anno 1863 fu tra i più duri della campagna:Omicidi commessi dai briganti n. 379, Sequestri commessi dai briganti 331, Capi di bestiame uccisi o rubati 1.821, Briganti morti in conflitto 421, Briganti fucilati 322, Briganti arrestati 504, Briganti costituitisi 250, Militari dell’Esercito caduti in conflitto 228, Feriti 94
fonte
https://digilander.libero.it/fiammecremisi/briganti.htm
Read MoreL’espugnazione di Gaeta decreta, se ce ne fosse ancora bisogno, la fine dei Borboni. Il nuovo status nazionale sta mettendo a nudo un’infinità di problemi: primo fra tutti la presenza di un nuovo stato e quindi di un nuovo ordine, politico ed economico, al sud.
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