Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

EDOARDO E ROSOLINA O LE CONSEGUENZE DEL 1861

Posted by on Ago 31, 2020

EDOARDO E ROSOLINA O LE CONSEGUENZE DEL 1861

Era un bel mattino di gennaio del 1866, e dal Capo Posillipo entrava a tutta macchina un piroscafo, che, dopo pochi minuti, issava bandiera francese: era la Durance, proveniente da Marsiglia. I passeggieri, quasi tutti, erano sulla tolda, taluni ancora in deshabillé, altri in fretta accomodavano la loro toilette, e tutti ammiravano lo stupendo panorama di Napoli, del golfo, delle sue incantevoli colline e la maestà del Vesuvio, la cui cima era in parte coperta di nubi. Le onde tranquille, l’aere tiepido, il limpido cielo, e il sole che sorgeva dietro i monti di Castellammare, rallegravano ed entusiasmavano i passaggieri tutti della Durance.

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IL GIURAMENTO dei “BRIGANTI”

Posted by on Ago 15, 2020

IL GIURAMENTO dei “BRIGANTI”

“Noi giuriamo davanti a Dio e dinanzi al mondo intiero di essere fedeli al nostri augustissimo e religiosissimo sovrano Francesco II (che Dio guardi sempre); e promettiamo di concorrere con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze al suo ritorno nel regno; di obbedire ciecamente a tutti i suoi ordini, a tutti i comandi che verranno sia direttamente, sia per i suoi delegati dal comitato centrale residente a Roma.

Noi giuriamo di conservare il segreto, affinchè la giusta causa voluta da Dio, che é il regolatore de’ sovrani, trionfi col ritorno di Francesco II, re per la grazia di Dio, difensore della religione, e figlio affezionatissimo del nostro Santo Padre Pio IX, che lo custodisce nelle sue braccia per non lasciarlo cadere nelle mani degli increduli, dei perversi, e dei pretesi liberali; i quali hanno per principio la distruzione della religione, dopo aver scacciato il nostro amatissimo sovrano dal trono dei suoi antenati,Noi promettiamo anche coll’aiuto di Dio di rivendicare tutti i diritti della Santa Sede e di abbattere il lucifero infernale Vittorio Emanuele e i suoi complici.

Noi lo promettiamo e lo giuriamo”(Marco Monnier, Notizie documenti sul brigantaggio nelle province napoletane, Barbero, Firenze 1862, pp. 73-74) Le cause della diffusione del fenomeno nacque all’inizio come fenomeno politico in appoggio ai Borboni, ma poi assunse un carattere di protesta sociale.La prima partorì la seconda.Gli eventi del 1860-61 (dopo un susseguirsi di occupazioni violente: dai barbari ai normanni, agli svevi, agli angioini e agli aragonesi) vennero accolti dalla popolazione come un ennesimo episodio di sopraffazione e di assoggettamento: il governo piemontese appariva, in definitiva, un altro usurpatore.

Quando vennero chiamati a votare per il plebiscito di annessione al Piemonte, molti credettero veramente di andare verso la libertà.Ma poi l’egoismo e l’arroganza dei padroni (subito passati dall’altra parte per “tenere tutto”) legittimarono non solo la nuova amministrazione statale, ma si arricchirono ancora di più quando ci furono le vendite dei beni della Chiesa e del Demanio.Così ci descrive la situazione il Croce “..a conseguire il fine di migliorare le condizioni dei contadini sarebbe giovato adoperare i beni ecclesiastici, bene dei poveri da restituire ai poveri e non lasciare che li divorassero invece impiegati e speculatori. Il clero e il politico ambo nemici del nuovo governo, e da questo resi solidali nell’avversione, sarebbero stati, in tal modo, divisi d’interessi”.Quindi se in un primo momento si poteva dire che la rivolta era solo portata avanti da nostalgici (fedelissimi) dei Borbone, dopo, a questi, perseguitati dall’esercito “italiano”, si aggiunsero i contadini, che ribellandosi come i primi, con questi legarono, e si ritirarono sui monti a formare squadre di “briganti” e a fare “banditismo”.

Una guerriglia dunque, condotta su un duplice fronte, quello delle incursioni per razziare e depredare i ricchi proprietari terrieri, e quello sul piano squisitamente militare contro l’esercito piemontese.Un fenomeno che inizia nel 1861 (1.184 briganti uccisi solo in Abruzzo), e pur ormai del tutto spoliticizzati, continuarono ad imperversare fino al 1870, quando il generale Pallavicini, comandante di tutte le forze per la repressione del brigantaggio, catturò gli ultimi banditi Pomponio e Crocitto. A metà 1861, il fenomeno del brigantaggio era assunto a dimensioni così dilaganti che costrinse i piemontesi a portare il numero dei soldati impiegati nel Sud dagli iniziali 22.000 a un contingente di 50.000 nel dicembre del 1861; che aumentato a 105.000 unità, l’anno successivo, fino a raggiungere il numero di 120.000. In cinque anni ci fu una ecatombe di vittime assumendo le proporzioni di una guerra civile. Si calcola che tra il 1861 e il 1865 rimasero uccisi in combattimento o passati per le armi 5212 briganti.

Fu determinante al riguardo la “Legge Pica” del 15 agosto 1863, quando venne proclamato lo stato d’assedio, con rastrellamenti di renitenti alla leva, di sospetti, di evasi e pregiudicati. Le rappresaglie furono atroci e sanguinose da entrambe le parti e spesso le masse furono coinvolte loro malgrado negli scontri pagando con la distruzione di interi villaggi e le fucilazioni senza processo di centinaia di contadini ritenuti a torto fiancheggiatori dei briganti.Massimo d’Azeglio, in una lettera al senatore Matteucci scriveva tra l’altro: “A Napoli noi abbiamo cacciato il sovrano per ristabilire un governo fondato sul consenso universale. Ma ci vogliono, e sembra ciò non basti, sessanta battaglioni…Abbiamo il suffragio universale? Io nulla so di suffragio; ma so che al di qua del Tronto non sono necessari battaglioni, e che al di là sono necessari. Ci dev’essere per forza qualche errore…. Bisogna cangiare atti o principi…” (ed era filo-piemontese!)

Pasquale Peluso

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Una guerra civile tra cattolici & massoni di Angela Pellicciari

Posted by on Mag 22, 2020

Una guerra civile tra cattolici & massoni di Angela Pellicciari

“L’Italia è l’unico Paese d’Europa (e non solo dell’area cattolica) la cui unità nazionale e la cui liberazione dal dominio straniero siano avvenute in aperto, feroce contrasto con la propria Chiesa nazionale. L’incompatibilità tra patria e religione, tra Stato e cristianesimo, è in un certo senso un elemento fondativo della nostra identità collettiva come Stato nazionale”: così scrive Ernesto Galli della Loggia. L’unità d’Italia, a suo giudizio, è il frutto di una guerra civile, un'”autentica” guerra civile, combattuta tra cattolici e non cattolici. Guerra che è stata dimenticata, perché “non poteva che essere rimossa, restare non detta e non dicibile” [Cfr E. GALLI DELLA LOGGIA, Liberali che non hanno saputo dirsi cristiani, in “Il Mulino”, n. 349, Bologna 1993 pp. 855-866].
Una guerra civile a fondamento dello Stato unitario?

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Risorgimento Massonico? di Angela Pellicciari

Posted by on Mag 15, 2020

Risorgimento Massonico? di Angela Pellicciari

“Vi fu, o signori, un tempo di corruzione, di decadimento, di barbarie, in cui poté credersi virtù evangelica il ritirarsi dal guasto secolo all’ombra d’un romito chiostro. Ma ora, o signori, quei tempi sono trascorsi. Ora non è più sotto un bianco o bigio mantello che si serve il vangelo. E noi intanto osiamo consumare così preziosi giorni ad argomentare, a distinguere, a sottilizzare per sapere quale diversità esista tra un gesuita, un gesuitante, un gesuitino, un gesuitastro”; “Io voterò per quanti più oblati, e paolini, e monaci, e frati di tutti i generi e di tutti i colori vorrà abolire la Camera”.

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L’UNITA’ D’ITALIA VISTA DA LUDOVICA VECCHIO

Posted by on Mag 8, 2020

L’UNITA’ D’ITALIA VISTA DA LUDOVICA VECCHIO

PREMESSA

Il professore di storia, quando è arrivato col programma all’argomento dell’Unità d’Italia, ha voluto darci come compito da fare a casa in gruppo, questo decalogo che racchiudesse le tappe fondamentali dell’evento per comprendere meglio come si è creata l’Italia che conosciamo noi oggi e anche per riuscire a studiarlo in modo più approfondito. I dieci punti che abbiamo toccato sono quelli che hanno comportato i cambiamenti più importanti in Italia prima di arrivare all’unificazione.

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