Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Quando Cassino fu Ducato

Posted by on Ott 27, 2020

Quando Cassino fu Ducato

Che Cassino, “fidelissima civitas” del regno di Napoli, sia stata a lungo capoluogo dello Stato di S. Germano (questo l’antico nome della città) e l’abate di Montecassino il “primo barone” del Regno è cosa abbastanza nota. Quello che in molti ignorano è che la stessa città fu designata dal re Filippo IV di Spagna, nella seconda metà del sec. XVII, sede di ducato.

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Nascita dell’Università di Salerno

Posted by on Ott 13, 2019

Nascita dell’Università di Salerno

‘avvio degli Studi nella città di Salerno risale al secolo VIII d.C. grazie alla nascita della celeberrima Scuola medica salernitana, autorevolissima e prestigiosissima istituzione sanitaria che conservò la sua importanza per tutto il medioevo. Oltre all’insegnamento della Medicina, nello Studio salernitano erano impartiti anche gli insegnamenti di Filosofia, Teologia e Diritto.

Secondo alcuni storici, soltanto dopo la seconda metà del IX secolo, con la costituzione del principato longobardo di Salerno, è possibile collocare la nascita di un’istituzione che svolgesse la funzione di formare e laureare medici, con un rapporto di filiazione diretto della tradizione medica salernitana dalla medicina antica, ipotizzando un suggestivo percorso plurisecolare che connette l’antichità greco-romana all’età longobarda e attribuisce a Salerno il primato cronologico, rivendicato dallo Studio bolognese, quale più antico insediamento universitario europeo.

Ottenuto un primo riconoscimento giuridico nelle Costituzioni federiciane di Melfi (1231) e la qualifica di Studium al tempo di Corrado II, la Scuola medica salernitana riceve da Carlo d’Angiò il suo primo statuto (1280) e in seguito vede riconosciuto dalla regina Giovanna il valore legale della licenza rilasciata agli studenti (1359), emancipandosi dal monopolio esercitato fino a quel momento dallo Studio di Napoli, creato da Federico II nel 1224.

La sua vita prosegue tra alterne vicende, seguendo le sorti del Regno di Napoli, fino a quando, nel 1811, Gioacchino Murat, con l’intento di riorganizzare l’istruzione pubblica nel Regno napoletano, decide di chiudere l’Università di Salerno trasformandola in un “Real Liceo”. I Licei erano delle vere e proprie scuole universitarie collocate nelle maggiori città del Regno e dipendevano tutti dall’Università di Napoli. Con la restaurazione borbonica nel Regno delle Due Sicilie questo sistema universitario rimase pressoché invariato, e anzi subito dopo la restaurazione, con decreto del 14 gennaio 1817, Re Ferdinando I di Borbone stabilì che a Salerno, come a Bari, all’Aquila e a Catanzaro, i Reali Licei impartissero gli insegnamenti di diritto e notariato, anatomia e fisiologia, chirurgia ed ostetricia, chimica e farmacia, medicina legale e scienze varie.

Le attività dello Studio Salernitano, durate per secoli, vengono soppresse definitivamente poco dopo l’unità d’Italia con la chiusura nel 1865 del Real Liceo, il cui Convitto divenne il Liceo-Ginnasio “Torquato Tasso”.

Ciò avvenne perché il governo sabaudo del neonato Regno d’Italia allargò la propria organizzazione universitaria a tutti gli stati preunitari in seguito alle proprie annessioni, e naturalmente anche il diverso sistema universitario dell’ex Regno delle Due Sicilie dovette essere completamente riformato e conformato alle nuove politiche nazionali. Bisognerà attendere circa un secolo per veder risorgere un Ateneo a Salerno.

Risale infatti al 1944 la costituzione di un Istituto universitario di Magistero nella città, fortemente voluto da Giovanni Cuomo, il quale divenne statale nel 1968, trasformandosi nella Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Salerno. Nel giro di pochi anni la Facoltà di Magistero venne affiancata da numerose altre che contribuirono, ognuna per la propria parte, alla formazione di un importante polo universitario. Nel 1969 fu istituita la Facoltà di Lettere e Filosofia, nel 1970 la Facoltà di Economia e Commercio, nel 1972 le Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali e di Giurisprudenza, nel 1983 il corso completo di Ingegneria, nel 1991 la Facoltà di Farmacia, nel 1992 quella di Scienze Politiche, nel 1996 quella di Lingue e Letterature Straniere, nel 2006 infine la Facoltà di Medicina e Chirurgia.

I rettori succedutisi alla guida dell’Ateneo sono:

  • Gabriele De Rosa (1969-1974)
  • Nicola Cilento (1974-1977)
  • Aristide Savignano (1977-1978)
  • Luigi Amirante (1978-1980)
  • Vincenzo Buonocore (1980-1987)
  • Roberto Racinaro (1987-1995)
  • Giorgio Donsì (1995-2001)
  • Raimondo Pasquino (2001-2013)
  • Aurelio Tommasetti (in carica dal 1 novembre 2013)

fonte https://web.unisa.it/ateneo/storia/nascita-universita

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Capitolo VIII – Santuario di S. Anatolia

Posted by on Feb 21, 2019

Capitolo VIII – Santuario di S. Anatolia

1. Cronologia – 2. Epigrafi romane – 3. Date impresse nell’edificio – 4. La struttura – 5. Gli affreschi – 6. La cappellina di S.Anatolia – 7. La statua di gesso – 8. Conclusioni

1. Cronologia

Non sappiamo quale sia l’epoca di fondazione del Santuario di S.Anatolia poichè le tracce visibili delle parti più antiche, rapportate con i documenti storici fin’ora visionati, non facilitano l’analisi di ciò che era prima e di come si sia trasformata la chiesa o il monastero nel tempo.

Durante i secoli gli edifici subirono dei crolli e furono ricostruiti più volte. A volte rispettando l’architettura precedente, a volte modificandola drasticamente. I crolli e le demolizioni, avvennero a più riprese, e la causa potrebbe risalire a vari motivi tra i quali:

  • Eventi naturali quali ad esempio terremoti o alluvioni. La zona in cui sorge la chiesa è ad alto pericolo sismico. Gravi terremoti documentati nelle nostre zone (aquilano) avvennero nel 1349, 1456, 1502, 1703, 1742, 1904 oltre a quello del 1915 che distrusse quasi completamente il paese antico (1). Per quanto riguarda le alluvioni nel passato certamente ce ne furono. Indicativo è il fatto che il fontanile quattrocentesco, posto nella valle del Rio (cantu riu) e riscoperto pochi anni or sono, si trovi a circa un metro sotto l’attuale livello stradale. Il Santuario però, trovandosi su di un terrazzamento a circa 5 metri al di sopra della valle, non può aver avuto questo tipo di problema.
  • Invasioni di popoli di religione avversa al cristianesimo. Tra l’850 e il 916 d.C., i Saraceni invasero e saccheggiarono le nostre contrade e, essendo di religione mussulmana, potrebbero essere stati spinti a saccheggiare e distruggere i luoghi di culto cristiano (2).
  • Guerre interne. Nel 1268 Carlo d’Angiò, dopo aver sconfitto Corradino di Svevia nella famosa battaglia di Tagliacozzo, fece saccheggiare e distruggere i villaggi che si erano schierati in favore del suo avversario. Più o meno la stessa cosa accadde qualche decennio prima con Federico II di Svevia. I paesi alleatisi contro l’impero subirono l’ira vendicativa di Federico II che collimò nella marsica con la distruzione completa di Celano che nel 1222 fu rasa al suolo. Fu risparmiata solamente la chiesa di San Giovanni. Gli abitanti di Celano vennero deportati in massa prima in Sicilia e poi nell’isola di Malta. Alcuni anni dopo fu concesso loro di tornare in patria e ricostruire la città (3).

Il primo documento che nomina la chiesa di Sant’Anatolia risale al 1110 e sembra riferibile ad un fatto accaduto all’inizio del secolo VIII d.C. in piena epoca Longobarda (4). Il documento viene riportato sia nel Regesto che nel Chronicon dell’abazia Farfense. In esso si evince che, attorno al 706 d.C., durante la dominazione Longobarda, un vasto territorio nei pressi di Cliviano (Santo Stefano di Corvaro) venne donato da Foroaldo II duca di Spoleto al monastero di Farfa.

continua articolo originale 

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