Posted by altaterradilavoro on Giu 5, 2020
Quell’11 settembre (1861), giorno di sentenze mortali, a Sora dovevano essere fucilati i quattro contadini della Selva caduti prigionieri il giorno prima e accusati di essere i rifornitori dei briganti. «Guardai la città, dove quattro amici venivano condotti a morte», scrive Zimmermann nelle sue Erinnerungen, «con mano tremante puntai il cannocchiale sulla città adagiata ai piedi del monte S. Angelo.
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Posted by altaterradilavoro on Gen 30, 2020
Grazie a due vicende, una politica e l’altra familiare, di rilevanza internazionale, la sua vita cambiò radicalmente e velocemente intorno ai 35 anni. È sepolto, insieme alla moglie Maria Eleonora Boncompagni Ludovisi, nella Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.
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Posted by altaterradilavoro on Dic 13, 2019
Antonio Jerocades nacque nel 1738 a Parghelia, piccolo centro vicino Tropea, in quella che allora era chiamata Calabria Ulteriore. Il suo processo educativo lo portò quindicenne al Seminario di Tropea dove, sotto la guida di padre Leone Luca Rolli e Giovanni Andrea Serrao, ebbe la possibilità di accostare agli studi di autori antichi, letture su autori moderni d’oltralpe soprattutto D’Alembert, Montesquieu, Voltaire, Rousseau. Sotto l’egida del maestro Francesco Ungaro fece rapidi progressi. Come scrive il Martuscelli: «Ancor giovanetto scrisse varj panegirici, e componimenti in verso latino ed italiano, i quali fecero l’ammirazione di Monsignor lo vescovo; e la fama ne giunse fino in Napoli al chiarissimo abate Genovesi, con cui ebbe letteraria corrispondenza».
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Posted by altaterradilavoro on Nov 30, 2019
A Sora, durante l’Episcopato di G. Sisto y Britto (1768-96), vi fu un processo penale intentato dal Vescovo contro il sacerdote calabrese prof. Antonio Jerocades, reo di aver fatto trionfare, in una brillante commedia rappresentata dai suoi discepoli nel Collegio Tuziano di Sora, il giuramento dei Quàcqueri, per cui una Miss attirò alla sua setta il cattolico Pulcinella.
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Posted by altaterradilavoro on Lug 21, 2019
Il 14 luglio 2019 è stata celebrata la Santa
Messa in suffragio dell’anima benedetta di Ferdinando II, con il Sacro Militare
Ordine Costantiniano di San Giorgio, nella basilica minore di San Domenico
abate a Sora.
La celebrazione in memoria del Re viene svolta due volte l’anno, il 16 gennaio e il 14 luglio, dai monaci cistercensi che officiano l’abbazia di San Domenico abate, a suo tempo beneficata da Ferdinando II. Al rito erano presenti numerosi Cavalieri, Dame e Postulanti del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio della Real Commissione per l’Italia, Delegazione della Tuscia e Sabina. Il delegato, Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gr. Cr. di Jure Sanguinis con Placca d’Oro, assente per evento concomitante, ha espresso il suo compiacimento per la commemorazione. La Liturgia Eucaristica è stata presieduta dal Cappellano di Merito, padre Pierdomenico Volpi, monaco cistercense dell’Abbazia di Casamari e concelebrata dal priore del Monastero di San Domenico Abate, padre Sante Bianchi. Durante l’omelia padre Volpi ha rimarcato la motivazione della presenza dell’Ordine Costantiniano a questa celebrazione, con le seguenti parole: “Cari fedeli di San Domenico, oggi si tiene la Messa di suffragio del Re Ferdinando II. La celebrazione viene svolta due volte l’anno; questo perché Ferdinando II si è reso altamente benemerito verso questo monastero restituendolo ai monaci cistercensi di Casamari nel 1831, consentendo così la ripresa della vita religiosa. Per questa occasione vedete presenti i Cavalieri, le Dame e i Postulanti del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio perché il Gran Maestro di questo Ordine Cavalleresco – Religioso è un diretto discendente di Ferdinando II. L’Ordine di cui mi onoro di essere Cappellano ha lo scopo di praticare e di diffondere la fede cattolica in ossequio al suo tradizionale simbolo, la Croce greca, al centro della quale vi sono le iniziali greche del nome di Cristo e nel braccio orizzontale le lettere greche alfa e omega (A – Ω) a significare che Cristo è l’inizio e il fine di tutte le cose. Alle quattro punte sono poste le lettere I H S V che sono le iniziali latine In Hoc Signo Vinces (Con questo segno vincerai), parole che avrebbe udito e visto miracolosamente l’Imperatore Costantino prima di affrontare Massenzio in battaglia. L’Ordine, quindi, invita ogni Cavaliere a fare del Redentore il centro della propria vita, nella certezza che rivestito della corazza di Cristo e sotto il segno della Croce esso possa sconfiggere il male. Inoltre l’Ordine persegue scopi caritativi, assistenziali e culturali. La Sacra Milizia non ha nessuna coloritura politica né rivendica alcun trono; come dicevo, noi siamo presenti solo per pregare per l’anima di Re Ferdinando, avo del nostro Gran Maestro Don Pedro di Borbone Due Sicilie y Orleans”, e per ribadire i nostri principi istituzionali. Dopo la comunione, la celebrazione ha avuto un momento toccante, allorché due Postulanti hanno eseguito con organo e tromba l’inno composto dal Maestro Giovanni Paisiello per il Re Ferdinando II. Al termine dell’esecuzione una Dama dell’Ordine ha letto la Preghiera del Cavaliere Costantiniano, scritta dal Cardinal Antonio Innocenti, Gran Priore dell’Ordine. Infine, il padre priore di San Domenico ha dato appuntamento per il 21 ottobre, quando si terrà un importante convegno sulla figura di re Ferdinando II e sul suo speciale rapporto con il monastero di San Domenico.
segnalato da Domenico Tagliente
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