I moderati oltranzisti che piegarono il Sud
Non è vero che il Regno delle Due Sicilie nella prima metà dell’Ottocento fosse una sorta di terra cara solo al demonio.
Read MoreNon è vero che il Regno delle Due Sicilie nella prima metà dell’Ottocento fosse una sorta di terra cara solo al demonio.
Read MoreSi manifestò con: lo stato d’assedio, le fucilazioni in piazza, i processi addomesticati e truccati quando occorreva, le migliaia di deportati nei campi di concentramento al confino.
La legge Pica aboliva qualsiasi garanzia costituzionale (La Marmora ordinò ai procuratori di “non porre in libertà nessuno dei detenuti senza l’assenso dell’esercito”).
Read MoreSe n’è accorto anche Frate Indovino, col suo calendario 2019, che quest’Italia non è per niente salda. No, la colla non va affatto bene. E sappiate che il torinese Massimo d’Azeglio non scrisse affatto “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani” nel 1863 ma, piuttosto, “Il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri. Pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani”. Massimo d’Azeglio, tra l’altro, era anche quello che alla vigilia dei plebisciti di annessione del 1860 aveva scritto in una lettera “Ma in tutti i modi la fusione coi napoletani mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso!”. Da “facciamo gli italiani” a “non si fanno gli italiani” cambia tutto. Frase manipolata ad hoc, cambiata per nascondere i limiti dell’unificazione. Formare gli italiani d’alti e forti caratteri, per il massone razzista d’Azeglio, voleva dire renderli diversi da ciò che erano sempre stati, non più cattolici ma credenti nella politica sociale dello Stato laico. Il suo fu tutt’altro che un invito al miglioramento, bensì la constatazione dell’invalicabile fallimento nativo dell’Unità: l’impossibilità di creare l’italiano solo, svuotato delle identità locali, educato all’etica massonica e disincagliato dall’ignoranza della fede cattolica. L’unico risultato, davvero disastroso, raggiunto dallo Stato piemontese fu l’apertura di una ferita che avrebbe separato la “Questione settentrionale”, politica e istituzionale, dalla “Questione meridionale”, economica e sociale, con cancrena dagli esiti già drammatici negli ultimi decenni dell’Ottocento. Nasceva, senza etichetta e senza sterili dibattiti, una più ampia “questione nazionale”, quella della corruzione, vera radice inestirpata di tutte le postume sciagure del Paese. Il padrone del vapore ha sempre manipolato, sapendo che l’Italia è nata nel modo più sbagliato, con un Re corrotto che volle dimostrare a tutti che tipo di nazione fosse – cioè un Piemonte allargato – continuando a mantenere la numerazione di secondo Vittorio Emanuele, a dirsi secondo del Regno di Sardegna, senza alcuna volontà d’essere primo d’Italia. La pubblica istruzione fu la prima cura, dottrina d’ingegneria sociale della Massoneria del secondo Ottocento, impegnata nell’obiettivo di forgiare una nuova coscienza collettiva della Nazione, di fare gli italiani dopo aver fatto l’Italia, cioè costruirli in laboratorio, sradicando il grande patrimonio delle diverse identità territoriali e i residui superstiziosi della precedente egemonia clericale, e diffondendo una diversa fede laica, quella nell’Unità. Tutto passava per la celebrazione dei Padri della Patria, (de facto ladri della patria napolitana), massoni elevati a somme figure morali della moderna storia nazionale nei libri di storia, negli odonimi stradali e sui basamenti monumentali dello Stivale, dove ancora li si ritrova ben saldi a indicare ai meno sprovveduti quanto influente sia la Massoneria in un paese di profonde radici cattoliche. Fu un’invenzione come un’invenzione era l’Italia unita, lontana, troppo lontana dalla sua vera storia, dalla sua cultura e dal sentimento dei suoi diversi popoli. Per secoli l’Italia era stata incrocio di tradizioni e culture locali, tutte differenti tra loro, e l’italiano nuovo, unico, non avrebbe mai potuto nascere da una rappresentazione edulcorata degli eventi. Oggi i libri di storia sono pressappoco identici a quelli di allora, come gli odonimi stradali e i monumenti. E quante scuole del Sud sono dedicate al massone razzista d’Azeglio! E intanto anche Frate Indovino si è accorto che la colla non è delle più resistenti. Anzi, è proprio scadente. – Se volete approfondire, leggete Napoli Capitale Morale
fonte http://Angelo Forgione Fane Page
Read MoreLa questione dei meridionali come razza inferiore e la questione meridionale come questione economica. Terminologie, sinonimi e similitudini che attengono e sono alla base, ancora oggi, di una mai realizzata e metabolizzata unità d’Italia e che, significativamente ed opportunamente, avrebbe dovuto essere al centro del dibattito delle celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia: ma così purtroppo non è stato.
Read More«Il complesso impasto che modella l’idea di nazione non viene prodotto esclusivamente con simboli, figure e parole ricalcate da una tradizione multiforme e diversificata cui, i ceti elitari per lo meno, erano stati ampiamente socializzati» (V. Banti, 2000).
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