Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Le bugie sull’Unità d’Italia: ecco i libri verità sulla violenta conquista del Sud

Posted by on Mar 20, 2020

Le bugie sull’Unità d’Italia: ecco i libri verità sulla violenta conquista del Sud

Storici, scrittori e giornalisti che hanno avuto il merito di rompere quel muro ideologico di omertà e di silenzio sulla conquista del Sud.

Da Domenico Bonvegna riceviamo e pubblichiamo questo interessantissimo articolo in cui si parla di storici, scrittori, giornalisti, che hanno avuto il merito di rompere quel muro ideologico, di omertà e di silenzio sulla conquista del Sud

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Eleonora de Fonseca Pimentel e Maria Antonietta Macciocchi a confronto

Posted by on Nov 1, 2019

Eleonora de Fonseca Pimentel e Maria Antonietta Macciocchi a confronto

     Nella sua marcia  per restituire al legittimo sovrano un regno che i giacobini napoletani, tramandati poi come eroi, patrioti e martiri, avevano consegnato alle fameliche ed insaziabili truppe francesi, il Cardinale Ruffo era accompagnato dall’abate Domenico Sacchinelli,suo segretario, e  da Domenico Petromasi, Commissario di guerra e tenente colonnello dei Regi Eserciti di S. M. Siciliana.

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La storia vera è più conosciuta di quanto crediamo

Posted by on Set 4, 2019

La storia vera è più conosciuta di quanto crediamo

La storia vera è più conosciuta di quanto crediamo. Tre anni fa un amico, durante uno spostamento con il treno della circumvesuviana, mi fece notare delle scritte sui muri inneggianti ai briganti. Quando le vidi rimasi felicemente sorpreso. Qualche giorno dopo mi recai sul posto e le fotografai. Poche settimane dopo ne trovai altre in un’altra località vesuviana. In totale trovai due scritte a Cercola e altrettante a Pollena Trocchia. Ora devo fare un distinguo tra il metodo dei messaggi e il loro contenuto. In quanto al metodo non condivido in generale lo scrivere sui muri, ed in particolare su quelli di monumenti, chiese, palazzi d’epoca, e palazzi pubblici, in quando è una pratica a parer mio non civile e che rovina il decoro dei centri abitati. Fortunatamente ad attenuante degli autori di queste scritte c’è che questi muri sono in cemento armato grezzi e dei semplicissimi muri perimetrali. Per quanto riguarda il messaggio lo condivido in pieno e credo di non essere il solo a pensarla così. Commenterò le quattro foto. La prima dice: “vive ‘e briganti vesuviani”. Questa è preceduta da un cuore vandeano con tre lettere intorno D.S.L. il cui significo per me è a distanza di tempo rimane un enigma. La seconda foto ritrae la scritta: “onore p’’o brigante Pilone”. Queste me le ha fatte notare il mio amico, e sono a Cercola. Sulla terza foto è riportato: “DUE SICILIE LIBERE ED INDIPENDENTI”. Di seguito a questa frase ne è riportata un’altra: “viva ‘e briganti”. Tra queste due frasi è disegnato come si vede dalle foto un altro cuore vandeano. Queste ultime due frasi le ho trovate a Pollena Trocchia tre settimane dopo e le ho immortalate come le altre. Gli autori come ho anticipato all’inizio un poco di Storia Vera devono conoscerla. La lingua usata per scrivere tre delle quattro frasi, il Napoletano, rivendica, a parer mio l’appartenenza chiara ed inequivocabile al Sud. Il richiamo ai briganti e l’uso del cuore vandeano, sono dei chiari segnali che esprimono in pieno una critica alla storia ufficiale a questo sistema che tuttora mortifica gli ex territori del Regno delle Due Sicilie ed i suoi abitanti. Mi ha anche colpito la frase: “due sicilie libere ed indipendenti” che è una parafrasi del titolo di un articolo che il professor Edoardo Spagnolo scrisse quasi dieci anni fa: “Sud libero ed indipendente”. Da ricerche storiche ho scoperto che sono esistiti gruppi di briganti che operavano sul Vesuvio e nei dintorni. Antonio Cozzolino detto Pilone era uno dei capi Briganti. Ho scoperto che è stato ucciso in un conflitto a fuoco nel 1872 a Napoli, che non si è mai rassegnato alla caduta del Regno, che ha combattuto con l’esercito di Francesco II in Sicilia contro i garibaldeschi e che a questi sottrasse una bandiera che poi per settimane è stata esposta nella Reggia di Portici. Vorrei cogliere l’occasione per ribadire, anche da parte mia, che quelli impropriamente chiamati “briganti” non erano criminali come la storia ufficiale ci vuole far credere ma uomini e qualche volta anche donne, che per amore della loro terra, delle loro istituzioni, leggi, perché il loro paese era stato invaso da orde barbariche straniere, per difendere gli usi civici che davano un valido aiuto ai contadini napoletani, avevano imbracciato un fucile e si erano dati alla guerriglia per resistere ad oltranza. Persone così meritavano di essere chiamati partigiani, o almeno se a qualcuno neanche questo termine può andare bene: “Patrioti Guerriglieri”. Per quanto mi riguarda per me usare il termine “brigante” è un onore ed una provocazione contro lo stato risorgimentalista italiano. Io stesso in alcuni convegni ed incontri mi sono presentato come un brigante, con la differenza che non uso il fucile ma le armi della cultura e della storia vera, e porto avanti le rivendicazioni per le Due Sicilie, modo non violento come Ghandi ha insegnato. Per questo mi sento un erede morale di questi uomini che hanno dato la loro vita per una causa giustissima e sacrosanta ma purtroppo persa. Sta a noi fare in modo che questa causa diventi vincente, con l’aiuto di DIO, per noi stessi, e perché i sacrificio dei partigiani, la parte migliore del nostro popolo, non sia vano. Sento gli autori di questi messaggi murali come compagni sconosciuti che condividono i miei stessi sentimenti ed è per questo motivo e per quelli precedentemente mostrati che ti chiedo, appena ti sarà possibile, di pubblicare questo messaggio e le foto che pur non essendo recenti provano che chi semina, come l’avvocato Silvio Vitale da oltre quarant’anni, il movimento neoborbonico e il professor Gabriele Marzocco da dodici anni, raccoglie e possono essere un incoraggiamento per tutti noi ed un omaggio, che anche noi, facciamo ai briganti o partigiani, perché gli onori a questi uomini a parer mio non sono mai abbastanza.

Giuseppe Savoia

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In ricordo di Michele Topa di Erminio De Biase

Posted by on Ago 31, 2019

In ricordo di Michele Topa di Erminio De Biase

Appresi la notizia della sua morte, quel 1°settembre 1999, mentre ero in auto, insieme con Silvio Vitale – altro pilastro del revisionismo storico delle Due Sicilie – e Gennaro De Crescenzo, immarcescibile presidente del Movimento Neoborbonico. Ci accompagnava anche il battagliero Gabriele Marzocco, compianto amico di tutti noi. Eravamo diretti a Sala Consilina, in provincia di Salerno, invitati dall’allora dirigente della locale Pro Loco che, attraverso di noi, voleva far sapere ai suoi concittadini quanto poco ci fosse, in realtà, da festeggiare nelle loro tradizionali “giornate garibaldine”. Eravamo in pochi, ma eravamo una falange molto determinata.

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