Se questo testo ha un difetto, per noi, è il periodo di tempo a cui e’ dedicato. Peccato che non tratti un periodo più lungo. Ci sono dei testi di parte borbonica che meritano di essere conosciuti e presi in considerazione nel ricostruire la storia del regno delle Due Sicilie.
Nel 1130, notte di Natale, con una fastosa cerimonia Re Ruggero II sancì a Palermo la nascita del Regno di Sicilia. Da quella notte, tutto il Sud della penisola italiana, dagli Abruzzi alla Sicilia, fu unificato nel primo vero Stato come nazione indipendente con capitale Palermo.
L’intervento precedente – escludendo le due appendici – si chiudeva con la promessa che si sarebbe parlato del sangue di vittime innocenti che, a causa dell’invasione francese dovuta all’invito dei “liberali” nostrani, impregnò di sangue, sia durante la discesa che durante la risalita, le zolle della nostra terra ed arrossò perfino le acque dei nostri fiumi.
L’ultimo Duca di Sora Antonio II si è spento a Roma nel Palazzo”SORA”, il 26 aprile 1805. I successori “Nominali” son stati il XVI Duca di Sora, Luigi Maria di Antonio 11 (1767-1841), il XVII Duca, Antonio III di Luigi (1808-1883) ed il XVIII Duca, Rodolfo Boncompagni Ludovisi di Antonio III, nato nel 1832. Il 10 agosto 1802 il vescovo Agostino Colaianni ha traslato le spoglie di San Giuliano Martire dalla Chiesa di Santo Spirito alla Cattedrale di Santa Maria, ove riposano nella seconda cappella della navata destra.
Nel corso del 1799 la
Francia essendo costretta a fronteggiare la Russia, che preme a nord-est della penisola italiana, richiama
il contingente che si trovava a presidio della nascente Repubblica Napoletana.
La ferocia della ritirata
investe l’Alta terra di Lavoro che si trova su una delle tre vie attraversanti
la penisola oltre quella Tirrenica e Adriatica. Nel Maggio dello stesso anno la
città di San Germano e Montecassino sono la prima tappa della ritirata, a
seguito di difficili trattative le truppe napoleoniche uccidono i monaci
dell’Abbazia di Montecassino, depredano i preziosi suppellettili , su alcuni
asini profanano l’altare girandovi intorno indossando gli abiti trovati e
intonando inni blasfemi. Roccasecca vede la perpetuata ferocia sui luoghi di
culto. Anche i monaci cistercensi dell’Abbazia di Casamari non sono
risparmiati. Il crescendo di violenza culmina nella strage di Isola Liri, il 26
maggio le truppe irrompono nella chiesa di San Lorenzo massacrando 537 persone
rifugiatesi lì. L’accanimento, non di minore intensità, si riversa anche in
comunità minori nonostante alcune di queste avessero versato tributi per essere
risparmiate.
A difesa degli abitanti si
schierano i briganti, tra questi fra Diavolo e il suo seguito Gaetano Mammone e
Panetta “Pitt”, il più delle volte appartengono agli strati più bassi della
popolazione, non conoscono gli alti ideali che ispirano le truppe francesi,
avevano solo un criterio di giudizio: lo stato in cui giace il territorio dopo il passaggio delle truppe.