Posted by altaterradilavoro on Mar 13, 2020
Pietro Giannone, giurista storico e filosofo, sostenne l’assoluta necessità della separazione tra Stato e Chiesa: finché il regno di Napoli fosse rimasto sotto l’influenza della Curia romana, non avrebbe potuto progredire.
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Posted by altaterradilavoro on Mar 11, 2020
Quello della metodica della ricerca — o della «metodologia» come si dice oggi, americaneggiando un po’ — è un argomento importante e delicato per qualunque studioso e, quindi, per chiunque voglia scrivere di storia.
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Posted by altaterradilavoro on Gen 12, 2020
Pietro Bailardo o Pietro Baialardo (Pïétre Bajalàrde nei dialetti ausoni) è un personaggio leggendario e, talvolta, una maschera popolare italiana di brigante e capitano di ventura. Le storie che riguardano la sua figura sono diffuse nella tradizione orale di molti paesi dell’Italia centro-meridionale, che lo descrivono come il più potente dei maghi, istruito dal libro del comando, un antico formulario di magia bianca e nera che si diceva scritto ai tempi di Virgilio, se non, addirittura, frutto della mano dello stesso poeta latino.
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Posted by altaterradilavoro on Mag 3, 2019
San Pietro ad Aram è uno dei
numerosi edifici sacri monumentali di Partenope
Il
complesso religioso (che si erge nel Centro Storico e che, fino
all’Ottocento, era affiancato da un magnifico chiostro, ndr) è fra
i più noti dell’area dato che, secondo la tradizione, custodirebbe l’Ara Petri, ovvero
l’altare su cui pregò San
Pietro durante la sua venuta a Napoli. Sarebbe, tra l’altro,
anche il luogo dove il discepolo avrebbe battezzato Santa
Candida e
Sant’Aspreno, i primi napoletani convertiti (come narra anche l’affresco nel
vestibolo recentemente attribuito a Girolamo
da Salerno,
ndr).
Una
Basilica, dunque, dalla storia
antichissima. Papa
Clemente VII le concesse, proprio per il suo immenso valore
storico, il privilegio di poter celebrare il Giubileo
un anno dopo quello di Roma,
in modo da evitare un eccessivo affollamento nella capitale
pontificia ed un viaggio che, al tempo, era particolarmente difficoltoso
e faticoso per il popolo napoletano. I
post-giubilei, più nello specifico, furono celebrati nel 1526, nel 1551 ed infine nel 1576. Papa Clemente VIII
abolì, tuttavia, questo privilegio alla città nel XVII secolo. L’attuale
ristrutturazione è del XVII secolo (compiuta negli anni fra il 1650 e il 1690),
su precedente disegno di Pietro De
Marino e Giovanni
Mozzetta.
Alla
fine dell’Ottocento,
coi lavori del cosiddetto Risanamento,
i capitelli del distrutto chiostro (di epoca aragonese) furono trasferiti nel Sacello di Sant’Aspreno
in Piazza Borsa.
La
facciata della struttura è in un sobrio Stile
Neoclassico. La parte inferiore è tripartita in fasce verticali da
quattro lesene
scanalate corinzie. Nella fascia centrale si trova il portale, inserito
all’interno di una strombatura
poco profonda con arco a
tutto sesto sorretto da due colonne
tuscaniche. In ciascuna delle due zone laterali, nello specifico,
si trova un’apertura
ad arco. L’area superiore, separata da quella sottostante tramite
un cornicione decorato con bassorilievi, è divisa in due livelli: quello più
basso presenta due finestre ottagonali con al centro un frontone semicircolare
con oculo; quello in alto, invece, un finestrone sormontato da un frontone
triangolare.
Il
portale dell’ingresso secondario
(del XVI secolo) è in pietra scolpita a motivi di girali
vegetali e proviene dal Conservatorio
dell’Arte della Lana, in Vico
Miroballo, demolito per i lavori voluti per la ristrutturazione
della città.
L’interno
è a navata unica ed a croce
latina. Nel vestibolo vi è l’altare in
marmo con iscrizione angioina e colonnine sveve, sormontato dal
baldacchino di Giovan
Battista Nauclerio.
Di
grande bellezza sono il rilievo con la Madonna
delle Grazie di Giovanni
da Nola, la Tela con
il Giubileo di Wenzel
Cobergher (1594),
il San Raffaele di Giacinto Diano,
il Battesimo di Cristo
di Massimo
Stanzione, la Madonna
con San Felice da Cantalice di Andrea
Vaccaro.
Nel
presbiterio,
inoltre, sono collocate due tele giovanili di Luca
Giordano: San
Pietro e San Paolo si abbracciano prima di andare al martirio e La consegna delle chiavi.
Il coro ligneo, del 1661, è di Giovan Domenico Vinaccia.
Nelle rimanenti cappelle,
tra gli altri, è possibile ammirare dei dipinti di Sarnelli,
Pacecco De Rosa,
Giacinto Diano,
Cesare Fracanzano
e Nicola
Vaccaro.
Dal transetto sinistro si scende nella cripta che, in seguito ai restauri del 1930, si rivelò essere una chiesa paleocristiana. Questa presenta tre navate, articolate con colonne monolitiche in marmo, dove sono state scoperte anche delle catacombe. In queste ultime è presente un culto delle anime del purgatorio simile a quello praticato nel Cimitero delle Fontanelle.
fonte http://www.villasignorini.it/it/san-pietro-ad-aram-basilica-dalla-storia-antichissima/
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