Per ricostruire la storia dell’Unità d’Italia si è lavorato più fuori dalle università, che dentro. Nessuno pensò di dovere delle spiegazioni, quando l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel 2011, dopo 150 anni, inviò un messaggio per chiedere scusa a nome dell’Italia, a Pontelandolfo, paese di quasi seimila abitanti, nel 1861, distrutto dai bersaglieri, che sterminarono la popolazione, per rappresaglia. «Un massacro relegato ai margini dei libri di storia» scrisse il presidente: un’accusa che in un Paese serio, avrebbe generato un processo culturale agli storici. Da noi, il nulla. E si tratta di uno dei massacri più documentati di sempre.
Garibaldi era stato condannato a morte dal Regno di Sardegna ed era ricercato dalla Polizia piemontese prima della svolta liberale dei Savoia e della sua decisione di mettersi al loro servizio per l’invasione del Regno delle Due Sicilie.
Chi compose l’Inno del Re, divenuto nel 1816 l’Inno delRegno delle Due Sicilie? Secondo l’autore di una sconcertante didascalia alla Mostra “Napoli Napoli. Di lava, porcellana e musica”, organizzata dal Museo di Capodimonte di Napoli (21 Settembre 2019-20 Settembre 2020),non il musicista Giovanni Paisiello(1761-1837),maestro di Cappella di Re Ferdinando IV, ma un musicista dilettante, il barone siciliano Francesco Pisani.
Per il popolo della musica popolare oggi è una giornata triste perchè Marta è tornata alla casa del Padre.
L’Ass. Id. Alta Terra di Lavoro si stringe con un forte abbraccio alla famiglia e a tutti i suoi cari. Facciamo nostre le bellissime parole dell’amato marito Roberto.
Ti vedo in alto girare cantando intorno al trono dell’ Altissimo con il cuore fedele di fanciulla che avresti in terra e ti ritrovi in cielo e ridi e ridi per tutte le pene sofferte nella valle di lacrime su dal tuo canto semplice e profondo che è nota di una musica infinita. Marta è volata tra gli angeli.
Aggiungo che era una grande Insorgente, amava la sua Sora, amava la sua Terra di Lavoro e amava il suo Regno. Quando vedeva la nostra bandiera sacra, che mi accompagna in tutte le feste popolari, l’accarezzava e la guardava sempre con un sorriso solare e orgoglio.
Ciao Marta e quando sarai al cospetto di Nostro Signore porta in dono le castagnette avvolta nella bandiera del Regno delle Due Sicilie.
Come abbiamo visto nella voce dedicata a Carlo di Borbone, quando nel 1759 questi lascia il Trono di Napoli per quello di Madrid – sancendo di fatto la definitiva separazione delle due Corone – lascia come erede a Napoli il suo terzo figlio, Ferdinando, allora bambino di otto anni, e lo affida ad un Consiglio di Reggenza di otto membri, fra cui emergevano le figure del Primo Ministro Tanucci e dello zio di Ferdinando il principe di San Nicandro. Il primo ebbe il compito preciso di guidare politicamente il Regno, il secondo quello di educare il fanciullo.