Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

La via Consolare borbonica da Cassino a Sora

Posted by on Apr 17, 2016

La via Consolare borbonica da Cassino a Sora

A scuola ci hanno insegnato che l’attività prediletta dai Borboni di Napoli era di perseguitare i giacobini e i liberali. Nessuno ci ha mai detto, però, che l’ orditura stradale del Lazio meridionale – precedente alle odierne autostrada del Sole e “superstrade” – l’hanno realizzata loro. E ciò nonostante che di tali loro iniziative siano ancora ben presenti in situ le testimonianze.

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EPIGRAFE REALE ABBANDONATA A SORA

Posted by on Mar 6, 2016

EPIGRAFE REALE ABBANDONATA A SORA

 

Il centro più importante dell’ Alta Terra di Lavoro, Sora, ha abbandonato le proprie radici e la propria identità e questo lo si nota dall’abbandono di una Epigrafe di fine 700 che attesta la presenza del Re FERDINANDO IV di Borbone in una abitazione che oggi si trova sulla strada principale che dall’uscita della superstrada di Frosinone-Sora ti porta alla Fiera di Sora. Vorrei ricordare ai Sorani che per qualche centinaio di anni Sora era il centro più importante del Nord del Regno di Napoli e quindi della penisola italica mentre Frosinone era un piccolo borgo e la suddetta Epigrafe lo testimonia. Recuperate un po dell’orgoglio perduto e cercate di dare una bella sistemata al luogo degna del vostro blasone e della vostra storia. Il nostro Airone Laborino Alfredo ha fotografato l’abitazione dove è posta l’Epigrafe ed ha fatto tradurre la scritta in latino.  Di seguito troverete l’Epigrafe in primo piano, la traduzione e una galleria fotografica dove c’è l’edificio, la lapide presente ad Isola del Liri alla chiesa di San Lorenzo ed una scritta molto ma molto importante anch’essa in stato di abbandono…………………

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Quegli assassini dei fratelli d’ Italia di Angelo Manna

Posted by on Lug 11, 2024

Quegli assassini dei fratelli d’ Italia di Angelo Manna

La premessa

SETTARISMO INDECENTE

Nell’agosto del 1961, mentre anche tutto il Sud celebrava il centenario dell’unità d’Italia fra masochistici evviva e tripudi di tricolori (e ne frusciava danaro pubblico in alza-bandiere e marce-reali…), ci armammo di blocco-notes e magnetofono e partimmo alla volta di Casalduni e di Pontelandolfo dove celebrammo alla nostra maniera (come dire a nostre spese e contro-corrente…) il centenario che ci parve più consono: il centenario dei massacri, degli stupri, dei furti e degli incendi patiti dalla povera gente di quelle strapovere terre sannite che la gloriosa massacratrice Italia-una ebbe il cinismo fottuto di ribattezzare terre di briganti.

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