PAGINE DI STORIA MILITARE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE NELLE PROVINCE PUGLIESI (II)
IV – PROFILI MILITARI LEGATI ALLE PUGLIE
Sullo sfondo di uno sfacelo istituzionale pilotato da forze estranee alla vita politica del Regno, si distinsero per onestà intellettuale e forza morale, alcuni uomini che generosamente, nell’ora in cui la Patria periva, preferirono perire con essa e non tradirla.
Presentiamo perciò una breve carrellata di uomini che hanno reso illustri le Puglie. E’ una veloce carrellata non esaustiva, per ovvie ragioni di tempo, che ci aiuterà a percepire lo spessore ed il talento di figure sulle quali la storiografia in auge ha preferito stendere il velo dell’oblio.
Tenente Colonnello Giuseppe Saverio Poli.
Nell’aprire la carrellata di uomini pugliesi legati alla memoria storica del regno delle Due Sicilie, il nostro excursus prende le mosse da Molfetta per parlare di Giuseppe Saverio Poli. Anche se ci allontaniamo dagli anni conclusivi della storia indipendente del regno Napolitano in Puglia, il nostro pensiero non poteva ignorare una figura così particolare per la storia comune. Era nato a Molfetta il 28 ottobre 1846 e morì a Napoli il 7 aprile 1825. Frequentò l’università di Padova dove si laureò in medicina. Nel 1777 fu chiamato dal Re Ferdinando IV ad insegnare storia e geografia al Real Collegio Militare ed ottenne dal Re l’onore dell’uniforme militare ed il grado di Sottotenente. Successivamente Ferdinando IV lo chiamò a Corte come istitutore del principe ereditario Francesco. In seguito divenne professore di Fisica sperimentale presso l’Università di Napoli. Nel 1801 il Re chiamò Giuseppe Saverio Poli a dirigere la Nunziatella che intanto aveva cambiato nome ed ora si chiamava Real Convitto Militare. “Il successivo 25 maggio il Poli fu promosso Tenente Colonnello di Fanteria venendo così posto in condizione di condurre con maggiore autorevolezza il Real Convitto Militare prima e la Real Accademia Militare poi”[1]. Le pubblicazioni scientifiche del Ten. Col. Poli furono numerose ed ottennero il riconoscimento del mondo scientifico europeo. Il ricordo di questo grande intellettuale pugliese è custodito dal suo diretto discendente, il dottor Giuseppe Saverio Poli, che a Molfetta, nella dimora di famiglia custodisce le memorie dell’illustre antenato. In questa casa, nel maggio del 1847, soggiornarono i reali di Napoli, Ferdinando II e Maria Teresa, ospiti di Giacinto Poli, nipote del defunto comandante della Nunziatella.
Tenente Generale Riccardo de Sangro.
Uno dei personaggi pugliesi che lasciò traccia di sé, per alto lignaggio e per valore, fu Riccardo de Sangro duca di Martina (Napoli 20 luglio1803 – Gaeta 5 febbraio 1861). Negli anni successivi alla caduta di Gaeta fu considerato il prototipo del gentiluomo fedele e del cavaliere senza macchia che muore per il suo Sovrano[2]. Apparteneva ad una delle più antiche famiglie del regno, di origine normanna, giunta nelle nostre contrade al seguito di Roberto il Guiscardo. Ufficiale di cavalleria, fu sempre vicino al suo Re in tutti i momenti cruciali della storia del regno. Il 6 settembre 1860 si imbarcò col Re per Gaeta. L’8 ottobre fu promosso tenente generale. Durante la difesa di Gaeta fu sempre presente sugli spalti. Finché fu colpito dal tifo che era scoppiato in città. Fu condotto nella casamatta dove alloggiavano i sovrani e morì la notte dal 5 al 6 febbraio. Prima di spirare manifestò una certa ironia perché le sue ultime parole furono: “Io non ho capitolato”. Nel 1881 il figlio Nicola ottenne il permesso dal governo italiano di poter edificare nel duomo di Gaeta, dove erano sepolte le sue spoglie, un monumento funebre. Passiamo al nuovo secolo, pur restando sull’argomento de Sangro. Certamente molti pugliesi che hanno avuto l’occasione di viaggiare in treno da Taranto a Bari, sino alla metà degli anni ’70 dello scorso secolo, ricorderanno che quando il treno si fermava alla stazione di San Basilio – Mottola, alla sinistra, su un prato, di fronte alla villa settecentesca dei duchi di Sangro, si poteva notare il monumento al cacciatore. Esso era stato voluto dal duca don Placido de Sangro, nipote dell’eroe di Gaeta, per ricordare la prematura morte del figlio Riccardo. Costui “frequentando il salotto di Coriolano Francone, al Vomero, credeva di essere nelle grazie di una donna sposata, Gina Gentile. Ma, mentre giocava a carte, si accorse che proprio l’amica, ostentando smancerie alle sue spalle, barava ai suoi danni, segnando, con mosse convenzionali, le carte al consorte, suo compagno di gioco e facendo precipitare la fortuna del giovane. Questo comportamento era usuale nella donna, ma il romantico Riccardo non aveva mai sospettato che proprio la persona che l’accarezzava era l’artefice della sua sfortuna. Scosso nel vivo del proprio orgoglio, il de’ Sangro, quella stessa notte, pensò di porre fine ai suoi giorni e prese una barca a vela, uscì al largo del porto di Napoli, puntò la pistola sul suo capo e fece fuoco. Sconvolto dalla morte dell’unico figlio, Placido de Sangro abbandonò Napoli e si ritirò a San Basilio, dove proprio davanti alla casa volle innalzare un monumento in cui fosse rappresentato il figlio in costume da caccia”[3]. Il monumento, alto circa 20 metri ed ispirato alle guglie del Duomo di Milano, fu innalzato fra il 1883 e il 1886. Nella notte fra il 5 e il 6 marzo 1974, durante un furioso temporale, un fulmine colpì la cuspide del monumento del conte Riccardo. Le schegge di marmo bianco si sparsero per un raggio di duecento metri, giungendo nella stazione ferroviaria. Verso le tre della notte, indebolita la struttura, per il cedimento dell’armatura metallica, il cenotafio crollò del tutto[4]. Quel catastrofico crollo fu il segno premonitore della prossima fine dell’antica casata. L’ultimo duca della casata, un altro Riccardo, (1889 – 1978), ultimo titolare del predicato ducale[5], era stato generale di corpo d’armata e proveniva dall’arma di cavalleria, come il suo avo, morto nella difesa di Gaeta.
Tenente Generale Francesco Traversa.
Dalla Terra d’Otranto alla Terra di Bari, per ricordare il tenente generale Francesco Traversa. Era nato a Bitonto il 3 luglio 1786. Entrò all’età di 18 anni nel real collegio militare di Napoli dal quale uscì col grado di secondo tenente del Genio il 4 aprile 1808. Venne occupato in piazze periferiche: Lagonegro, Padula, Salerno. Con la restaurazione gli fu riconosciuto il grado di capitano e si occupò della costruzione del tempio votivo a San Francesco di Paola in Napoli. La sua carriera fu rallentata a causa della sua adesione all’esercito murattiano. Solamente nel 1831 ebbe la promozione a maggiore. Comandò le direzioni del Genio di Monteleone, Barletta, Siracusa, Reggio e Gaeta. Il 24 settembre 1841 fu promosso tenente colonnello. Per 11 anni fu sotto ispettore del Genio acquisendo un’esperienza unica. Il 15 gennaio 1849 fu promosso colonnello. All’età di sessantaquattro anni poteva chiedere di essere assegnato ad un incarico sedentario, ma non volle abbandonare l’arma. Il 21 novembre 1851 fu promosso Brigadiere e nominato ispettore dell’ufficio topografico e del personale dei corpi del Genio e dell’Artiglieria. Fu anche nominato giudice dell’alta corte militare. Svolse tutti gli incarichi con la più grande passione unita ad un entusiasmo per la vita militare che era solamente degna di encomi. Francesco II, che lo apprezzava molto, lo promosse Maresciallo di Campo il 19 aprile 1860 e gli affidò il comando in seconda della pazza di Gaeta. In questa occasione ricevette l’incarico di preparare la piazzaforte di Gaeta allo stato di guerra. Evento che cominciava a ritenersi possibile se non imminente. Il 7 settembre, quando l’esercito Napolitano si ricompattò dietro il fiume Volturno, al generale Traversa fu affidata la direzione generale del Genio. L’8 ottobre fu promosso Tenente Generale, il grado più alto della gerarchia militare del regno. Si deve alla capacità organizzativa di Traversa l’approvvigionamento di pane per la truppa durante il ripiegamento delle truppe napolitane dal Volturno al Garigliano quando rischiavano di essere spezzate dalla discesa dei piemontesi dal Molise. In questa Campagna, Traversa improvvisò dei forni di emergenza in pochi chilometri quadrati. Nel corso dell’ultima difesa, a Gaeta, il tenente generale Traversa compie 74. Non fu un buon motivo per tirarsi indietro. Sempre presente ed in ogni momento cruciale. Era costantemente tra i suoi ufficiali e soldati mentre questi riparavano i guasti causati dai continui ed incessanti bombardamenti del nemico. I soldati apprezzavano le sue visite e dai suoi incoraggiamenti traevano forza per andare avanti anche quando le fatiche sembravano farli crollare. In una di queste visite notturne, sempre lì dove il danno era maggiore, trovò la morte. Era il 5 febbraio. Mentre stava dando disposizioni al colonnello de Sangro per lo sgombero delle macerie dalla breccia alla batteria Cappelletti, scoppiò un deposito di munizioni attiguo che lo investì in pieno. I suoi genieri, soldati ed ufficiali, lavorarono per tutta la notte, scavando tra le macerie a mani nude. Finalmente riuscirono a trovare il suo corpo, purtroppo sfigurato, e provvidero a ricomporre la salma. Le cronache del tempo narrano che questi uomini, una volta trovato il corpo, piansero a lungo il loro amato comandante. Il corpo del tenente generale Francesco Traversa fu seppellito nel duomo di Gaeta dove ancora oggi riposa. Uomo modesto e riservato, fece della fedeltà al Re e alla Patria Napolitana la sua divisa[6].
Tenente Colonnello Giuseppe Bartolomasi.
Dalla Terra di Bari alla Capitanata. Giuseppe Bartolomasi era nato a Foggia il 16 maggio 1827. Figlio del capitano Andrea Bartolomasi fu allievo del Real Collegio Militare dal 1839 al 1843. Fu il migliore in assoluto del suo corso e venne premiato con la medaglia d’oro di merito. Nel 1860 era aiutante maggiore del battaglione Artefici in Napoli e quando l’esercito si trasferì a Capua, raggiunse la piazza con i suoi mezzi. Fu promosso maggiore l’undici settembre 1860. Trasferito a Gaeta, durante la difesa comandò la quinta sezione di batterie lungo il fronte di mare. Il 30 gennaio 1861 fu promosso tenente colonnello per il valore dimostrato nell’espletare i compiti a lui assegnati. Il giorno successivo alla capitolazione, guidò gli ufficiali ed i soldati del reggimenti “Re” nella sfilata di fronte ai piemontesi che rendevano l’onore delle armi ai soldati Capitolati. Fu condotto in prigionia a Capri. Rientrato a Foggia non volle aderire all’esercito del regno d’Italia e di lui si perdono le tracce. Non abbiamo sue foto e non sappiamo quando morì[7].
Colonnello Luigi Corsi.
Per restare in Capitanata e precisamente nel suo antico capoluogo: Lucera. Qui nacque il 18 febbraio 1802 Luigi Corsi. Frequentò il real collegio militare dal 1816 al 1821 quando venne promosso alfiere. Secondo tenente nel 1824, viene promosso a primo tenente nel 1829. Per ordine del re Ferdinando II, nel 1837 viene inviato a Torre Annunziata per dirigere un’officina militare. Qui Lugi Corsi sviluppa un laboratorio all’avanguardia, con la collaborazione tecnica del capitano Robertson, di origine inglese ma naturalizzato Napolitano. Il laboratorio viene spostato a Napoli, all’interno del palazzo reale. Carlo Filangieri, che seguiva con attenzioni le sperimentazioni di Luigi Corsi, decise di ampliare le potenzialità tecniche del laboratorio e fece costruire un nuovo stabilimento a Pietrarsa, verso il mare. Il comando del nuovo stabilimento fu affidato a Luigi Corsi, promosso nel frattempo Capitano. Il successo fu immediato ed anche la carriera del Corsi fu più rapida. Dallo stabilimento uscirono le più belle locomotive a vapore dell’epoca, rotaie, altro materiale ferroviario e tante altre commesse ordinate dal Piemonte e dallo Stato Pontificio. Nel 1860, quando lo stabilimento di Pietrarsa è nel massimo splendore, con circa mille operai, entrano in Napoli i garibaldini. Luigi Corsi, che nel frattempo è stato promosso al grado di colonnello, nonostante le richieste del nuovo regime, lascia il servizio preferendo dimettersi non senza aver steso una memoria con la quale ricordava al nuovo governo che la qualità dei prodotti di Pietrarsa era superiore a quella dei medesimi prodotti provenienti da altre parti d’Italia e dall’estero e che il costo superiore era dovuto alla necessità di mantenere in vita un’industria giovane ma locale. Non fu ascoltato, scrive Selvaggi, e lentamente Pietrarsa conobbe il declino. Luigi Corsi acquistò una villetta nei pressi di Pietrarsa, per restare vicino alla sua creatura ed ai suoi operai. Morì il 9 luglio 1887 e ai suoi funerali parteciparono tutti i vecchi operai dello stabilimenti, riconoscenti.
[1] G. Catenacci – G. S. Poli, Il Tenente Colonnello Giuseppe Saverio Poli comandante della Real Accademia Militare Nunziatella (1746 – 1825), La Nunziatella in 16i, vol.VII, Molfetta 1998, pPag. 24
[2] Selvaggi, op. cit., pag. 36
[3] P. Lentini, Vicende storiche di un antico insediamento rurale trasformato nei secoli da una grande casata feudale, in Umanesimo della pietra, numero unico, luglio 1985, pag. 26.
[4] Ibidem
[5] Riccardo de Sangro era coniugato con ……
[6] R. Selvaggi,
[7] R. Selvaggi, …
Francesco Maurizio Di Giovine
continua…….