QUATTRO CHIACCHIERE TRA “ZI CATIELL” E RAFFAELE
Qualche mese fa il caro amico Raffaele Venosi mi dona un video di una chiacchierata tra lui e “Zi Catiell” da Tramonti che ci autorizza a divulgare. Un video che è un patrimonio immateriale dell’umanità, non quello sbandierata dall’unesco, ma quella dell’identità, della tradizione e della civiltà napolitana e cattolica che testimonia un mondo che non esiste più, un mondo che aveva le sue consuetudini, le sue regole e le sue leggi che non erano figlie della dittatura del pensiero unico e politicamente corretto. Un mondo che aveva una forma di una vita gerarchica accettata da tutti perchè era il perno di un equilibrio che per millenni hanno mandato avanti la società e che oggi è soffocata da un quadro normativo-burocratico che ci sta facendo rivivere l’epoca del “fine Impero”. Nella chiacchierata viene fuori anche la musica popolare che rafforza sempre più la tesi che è l’espressione di quel mondo e che ci fa capire come tanti esponenti, o presunti tali, contemporanei che dicono di essere musicanti e cantori popolari alla fine hanno solo dimostrato di essere dei megafoni di Mario Draghi incollandosi sulle spalle il codice a barre della tessera giacobina, i giacobini francesi furono i primi a lanciare la tessera che serviva per prendere il pane e spostarsi tra un paese e l’altro. Consiglio a tutti i suddetti, che si sono dimostrati solo dei gendarmi del capitalismo e della borghesia facendo venire fuori la loro vera natura, di ascoltare “Zi Catiell” cosi posso veramente comprendere cosa è la civiltà popolare-napolitana e la responsabilità che ha chi vuole suonare la musica popolare, che non è world music e nemmeno una forma comunicativa dei radical chic che giocano a fare i rivoluzionari ma all’atto pratico sono solo figure ben evidenziate dal compianto “Pasolini”. “Zi Catiell” sembra un personaggio uscito dall’Epica che studiavamo a scuola che ha vissuto nel pieno rispetto delle leggi naturali della vita e che quando afferma “facevamo malavita”, intesa come vita dura nel lavoro e non delinquenziale, ma “vedevamo i sordi” ci fa comprendere come fino a pochi anni fa si viveva con lo scopo di progredire e di migliorare le condizioni di vita proprie e della propria famiglia, anche se arrivavano attraverso il duro lavoro, mentre oggi l’unica ragione di vita è quella di abbandonare i mestieri dei propri padri e accontentarsi di guadagnare il minimo che serve per campare “a rifare i letti delle camere degli alberghi di Majori!!”, faccio mie una illuminante espressione di un caro amico che non voglio nominare per non metterlo in difficoltà. Fantastico Raffaele che ha dialogato nel miglior modo possibile non mettendo le briglie a “Zi Catiell” che era un fiume in piena interronpendolo solo quando bisognava passare da un capitolo all’altro della conversazione e per conprendere la grandezza di questa chiacchierata vi invito a vederla mercoledi 13 dicembre alle 21.
Claudio Saltarelli