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Quel tragico 1799: trucidati dieci inermi cittadini a Monte S. Giovanni Campano (PORRINO) di Fulgido Velocci

Posted by on Ott 19, 2023

Quel tragico 1799: trucidati dieci inermi cittadini a Monte S. Giovanni Campano (PORRINO) di Fulgido Velocci

La serie di stragi che contrassegnò nel 1799 la ritirata dei soldati francesi, da Napoli a Roma, dopo la caduta della Repubblica Napoletana, non risparmiò la popolazione di Monte San Giovanni Campano. In particolar modo la contrada Porrino, limitrofa al confine con l’ex Regno di Napoli, fu teatro. nel maggio del 1799 delle feroci ·gesta dei soldati. Francesi, rabbiosi per la sconfitta inflitta dai sanfedisti, guidati dal Cardinale Ruffo.

Gli abitanti della frazione erano fieramente antirivoluzionari: durante la dominazione francese furono protagonisti di alcuni tentativi di insorgenza; molti vennero imprigionati e dieci di essi furono trucidati nella piazza principale di Monte San Giovanni Campano. Nel 1815, infine, si distinsero al momento del ripristjno del governo legittimo ed un nucleo armato, composto da cento giovani, collaborò con i napoletani a difendere i confini del paese. Già il 24 marzo era stata uccisa una donna di 43 anni da un soldato appartenente ad una colonna francese inviata a reprimere l’insurrezione napoletana. Due mesi dopo i soldati della rivoluzione trovarono con facilità il pretesto per mettere a ferro e a fuoco le abitazioni e per trucidare gli abitanti.

Il registro dei defunti della parrocchia di Santa Margherita riporta i nomi delle povere vittime con una nota scarna ma significativa della loro misera fine.

Qui di seguito sono elencati i dieci cittadini trucidati il 13 maggio.

Domenico Cinelli di 29 anni

Antonio Pede di 70 anni

Rosaria Mancini di 22 anni

Domenico Pulciari di 50 anni

I fratelli Matteo e Francesco Covarelli, rispettivamente di 53 e 49 anni

Marco Camilli di 19 anni

Maria Pede di 72 anni; di questa è annotato che era stata arsa viva

Giovan Battista Mauto di 65 anni

Francesco Chiarlitti di 57 anni

Il grave episodio di sangue lasciò un profondo sconforto nell’animo della popolazione, che lentamente le solite occupazioni. I parenti delle vittime, esattamente un anno dopo i fatti, indirizzarono ai consiglieri comunali un’accorata supplica il “rappresentando li sofferti saccheggi e Morti nel crudele ripasso de Francesi implorano di essere dispensati dai soli pesi e dazi privilegiati” (15 maggio 1800). Gli amministratori con magnanimità accolsero la richiesta w li esentarono, per quell’anno, dal pagamento dei tributi. Quest’atto dettato dalla pietà sollecito altri a trarne profitto, come sempre accade nel nostro paese. Numerosi proprietari terrieri, colla speranza di ottenere i medesimi benefici, inviarono a loro volta una richiesta esponendo “ di aver sofferto depredazioni, devastazioni e saccheggi anche di loro case di campagna situate in una parte del nostro territorio nella contrada Porrino all’occasione del passaggio de Francesi per quella contrada circa nel mese di maggio 1799 e che perciò implorano da questo generale Consiglio di riguardare le loro perdite ed infortuni e di essere esentati dai pesi privilegiati e comunali di tutto il corrente anno 1800”. Questa volta gli amministratori non si impietosirono e respinsero le richieste non ritenendo le loro perdite tali da concedere l’esenzione dai tributi. Il fatto dimostra quanto sia profondamente radicata nel passato la consuetudine di profittare degli avvenimenti tragici, degli eventi sismici, delle guerre e delle devastazioni, per avanzare richieste di contributi ed esenzioni dalle tasse.[1]


[1] «Corriere del Sud Lazio», 18 ottobre 1999. Anno I,  num. 16, pag. 22.

conferito da Ferdinando Corradini

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