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Real camera di Santa Chiara, Napoli

Posted by on Mar 1, 2022

Real camera di Santa Chiara, Napoli

storia

Questo fondamentale organo dello Stato subentrò, in base alla prammatica dell’8 giugno 1735, al Consiglio Collaterale di epoca vicereale. Con la soppressione di quest’ultimo, Carlo di Borbone, da poco salito al trono di Napoli, intendeva “stabilire un governo giusto, forte, uniforme e tranquillo, duraturo e incorruttibile” (A. Pannone, p. 79), riservando a sé stesso il diritto di guerra e di pace, le relazioni con l’estero, l’emanazione delle leggi, della concessione di dispense e di privilegi, la conoscenza dei reclami dei vassalli contro le decisioni dei tribunali e il diritto di provvedere a tutti i bisogni dello Stato.


La nuova magistratura, costituita dai membri del preesistente Sacro Regio Consiglio, creato da Alfonso I d’Aragona, elevati alla carica di capiruota, da un presidente e da un segretario, assumeva le funzioni di cancelleria del regno, già spettanti al Collaterale, e quelle di tribunale e di massimo organo consultivo dello Stato. Con dispaccio del 24 luglio 1735 inviato alla Camera da Bernardo Tanucci, si assegnò il compito, in passato spettante al Segretario del regno, di “ricevere la parola regia” al Segretario della Camera. Questo ufficiale proponeva gli affari nelle adunanze, compilava il processo verbale di tutto ciò che dalla Camera si determinava, formulava le consulte da proporsi al re per mezzo delle segreterie, custodiva le scritture e spediva gli atti. Il Presidente della Camera, esercitando le funzioni dell’antico Viceprotonotaro del regno, apponeva la firma, con il vidit, alle leggi e alle costituzioni inviategli dal sovrano.
Rientravano fra le competenze della Real Camera le delegazioni di cause trasmesse dal Sacro Regio Consiglio, dalla Gran Corte della Vicaria, dai presidi delle province, dal Commissario di Campagna, il compito di visitare le carceri, spedire i privilegi feudali e gli assensi regi, decidere sui conflitti di giurisdizione fra tribunali laici e tribunali ecclesiastici e fra gli stessi tribunali secolari, spedire le patenti a ministri e ufficiali, concedere l’imprimatur ai libri, le privative di stampa e l’exequatur alle bolle della Santa Sede e dell’Ordine di Malta, rivedere in appello i decreti della Soprintendenza generale di salute e della Portolania. La Real Camera era competente per tutte le cause riguardanti la Città di Napoli. La competenza in materia di conflitti di giurisdizione fu poi attribuita, con dispaccio del 2 aprile 1798, alla Suprema Giunta per le questioni di foro.
In quanto tribunale di prima istanza, la Camera deliberava sulla natura ecclesiastica o laicale dei benefici, sull’appartenenza al regio patronato, e risolveva le questioni di precedenza fra le congregazioni. Per la nomina di giudici, governatori regi e uditori proponeva terne di nominativi, tramite il Segretario di Stato di grazia e giustizia.
In quanto consiglio della monarchia, la Camera forniva pareri (consulte) al sovrano “nelle materie più ardue di Stato e sopra i memoriali che gli si presentavano dalle particolari persone e dai corpi morali” (F. Trinchera, p. 315), tramite i segretari di Stato.
Nel 1768 entrò a farne parte l’avvocato fiscale della Real Corona col compito di proporre e sostenere le ragioni reali in qualunque affare preso in esame dalla Real Camera di Santa Chiara e di vigilare sugl’interessi dello Stato e sui diritti della sovranità. Successivamente il re istituì la figura del promotore fiscale della Real Corona col compito di assistere l’avvocato fiscale nella compilazione degli atti e delle notifiche.
Durante la Repubblica Napoletana del 1799, la Real Camera assunse la denominazione di Supremo Tribunale consultivo nazionale.
Insieme con le altre magistrature di antico regime, la magistratura cessò le sue funzioni il 20 dicembre 1808, in virtù del regio decreto del 12 dicembre di quell’anno con cui era stabilita anche l’installazione dei nuovi tribunali della capitale e del regno nei giorni 7 e 8 gennaio 1809.

storia istituzionale

La Camera di Santa Chiara venne istituita l’8 giugno 1735, dopochè con cedola reale spedita da Palermo era stato soppresso il Collaterale. Con dispaccio del 24 luglio 1735 inviato alla Real Camera di Santa Chiara da Bernardo Tanucci si assegnò il compito di “ricevere la parola regia” al segretario della medesima. Il segretario proponeva gli affari nella Real Camera, faceva verbale processo di tutto ciò che dalla stessa si determinava, formulava le consulte da proporsi al re per mezzo delle segreterie, custodiva le scritture, spediva gli atti. Nel 1768 a queste figure si aggiunse quella dell’avvocato fiscale della Real Corona col compito di proporre e sostenere le ragioni reali in qualunque affare preso in esame dalla Real Camera di Santa Chiara e di vigilare sugli interessi dello Stato ed i diritti della sovranità. Successivamente il re creò la figura del promotore fiscale della Real Corona col compito di assistere l’avvocato fiscale nella compilazione degli atti e delle notifiche. Da una parte quest’ufficio eredita le competenze che erano state del Collaterale, sia come Cancelleria del Regno, sia come organo capace di pronunciarsi, in termini consultivi o giurisdizionali, sulle principali questioni proposte. D’altra parte la presenza a Napoli del sovrano e la creazione del sistema delle Segreterie di Stato come organo di trasmissione del potere del Re riducono l’importanza politica di quest’ufficio che comunque rimane al centro della vita amministrativa del Regno.ambiti e contenutoL’archivio della Real Camera di Santa Chiara costituisce senza dubbio uno dei complessi documentari di maggior importanza fra quelli conservati nell’Archivio di Stato di Napoli; purtroppo la documentazione ha subito notevoli perdite, attualmente consta di 2853 pezzi, il cui arco cronologico va dal 1731 al 1808.
Creata l’8 giugno 1735 in seguito alla soppressione del Consiglio Collaterale, la Camera svolgeva, oltre alla normale funzione consultiva, anche compiti giurisdizionali nonché di cancelleria ereditati dal precedente Consiglio Collaterale di epoca viceregnale; il rapporto di successione fra i due organi, l’uno di epoca viceregnale e l’altro del periodo borbonico, spiega la presenza nell’archivio del Collaterale di diverse unità documentarie provenienti dalla Camera e viceversa, presumibilmente per la difficoltà di distinzione fra le documentazioni delle due istituzioni.
Al rilievo documentario non ha tuttavia corrisposto una descrizione esauriente del prezioso materiale che manca, infatti di uno strumento di corredo in grado di rappresentare adeguatamente serie e sottoserie e di illustrarne il contenuto.
La riorganizzazione dell’archivio della Camera, a cura di Paolo Franzese e Fausto De Mattia, mira a rappresentare in modo più coerente e rigoroso la struttura del fondo ed a identificarne le articolazioni attraverso denominazioni più pertinenti alle tipologie documentarie. Questo obiettivo implica l’individuazione delle relazioni fra registri e documenti sciolti e originali, e quindi fra le diverse serie e sottoserie dell’archivio. La distinzione principale è fra le carte riferibili alla cancelleria del regno e quelle relative alle altre funzioni dell’ente. Questa seconda articolazione è stata poi suddivisa fra registri , volumi e buste per rappresentare e distinguere queste due principali tipologie documentarie. Chiavi di lettura della struttura di questo archivio sono pertanto anche le relazioni fra dispacci e consulte e la distinzione fra consulte e lettere che riguardano, in genere, gli archivi delle istituzioni di antico regime.
La nuova riorganizzazione del fondo, che mira a riflettere le effettive attribuzioni di questa complessa istituzione dell’antico regime, è distribuita nelle serie (e relative sottoserie): Cancelleria, Registri, Volumi e buste, Suprema Giunta per le questioni di Foro
Una serie, tuttavia, quella dei “registri dei dispacci per punto generale” per il Tribunale Misto, a cui appartiene, è stata restituita al rispettivo fondo. Per quanto concerne, poi, la serie “processi” il termine per indicarla risulta equivoco e onnicomprensivo se riferito al materiale di antico regime, non essendo ancora stato condotto uno studio esaustivo sulla loro natura documentaria.
All’archivio della Camera di Santa Chiara è stata ricondotta la numerosa documentazione denominata “Delegazione del Monte Frumentario”, che ad essa appartiene , in quanto, questa sorta di ente operava sotto la direzione della Camera, attualmente ne costituisce la specifica sottoserie n. 41. Le articolazioni dell’archivio sono identificate da un numero progressivo.

ambiti e contenutoLa serie Consiglio consta di voll.352 per gli anni dal 1571 al 1776 .Al Consiglio del Collaterale vennero trasferite le attribuzioni ed i poteri di tre eminenti collegi quali: Consiglio di Stato (in precedenza magna Curia Angioina), Regia Udienza (in precedenza Consiglio di stato o Tribunale dei sovrani aragonesi), Regia Cancelleria e Segreteria (a cui spettava la spedizione di leggi e degli altri atti sovrani).
Il Consiglio fu istituito da Ferdinando il cattolico e si occupava degli affari di governo civili, militari, ecclesiastici, finanziari, politici e giudiziari. Si riuniva in giorni determinati ed era composto dal viceré, che lo presiedeva, da due reggenti e dal segretario.
Un registro di “Decretorum” degli anni 1735-1739 appartiene all’omonima serie dell’archivio della camera di Santa Chiara, ed è identificato con il n.294.

fontiGATTA D., “Regali Dispacci. Parte seconda che riguarda il civile”, tomo I, Napoli, 1775, pp. 74-76;
GIANNONE P., “La Real Camera di Santa Chiara nei primi anni del Regno di Carlo di Borbone”, in “Annali del seminario giuridico ed economico”, Università di Bari, anno VIII, fasc. 1, Bari, 1934, pp. 5-6;
PANNONE A., Lo Stato borbonico, Firenze 1924, pp. 81-85;
TRINCHERA F., “Degli archivi napoletani”, Napoli 1872, pp. 310-316.
MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, Guida generale degli Archivi di Stato italiani, III (N-R), Roma, 1986, pp.37-38.

fonte

https://www.archiviodistatonapoli.it/banche-dati/

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