Alta Terra di Lavoro

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RICORDI E APPUNTI DI ANIELLO GIANNI MORRA (XVI)

Posted by on Ago 8, 2023

RICORDI E APPUNTI DI ANIELLO GIANNI MORRA (XVI)

I nostri rifiuti.

“A munnezz è ricchezz” diceva il buon Eduardo.

Questa affermazione fa comprendere che il rifiuto, una volta bruciato, diviene cenere e perde qualsiasi contenuto energetico. Perciò la ricchezza è insita nei contenuti dello stesso rifiuto, dai quali, con apposite lavorazioni, si possono ricavare prodotti per usi agricoli, come pellet concimanti o ammendanti, oppure biogas.

Perciò i grandi impianti di qualche decennio addietro, chiamati termovalorizzatori, pian piano vengono abbandonati, o utilizzati in quelle regioni dove ancora esistono carenze per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, che chiameremo RSU. I termovalorizzatori, bruciando i rifiuti, utilizzano il calore prodotto per la produzione di energia elettrica e teleriscaldamento delle aree confinanti, ciò avviene soprattutto nei Paesi del nord, che in alcuni casi, pur essendo passati a pratiche di smaltimento di RSU a freddo e, non avendo più bisogno di un termovalorizzatore, lo conservano utilizzandolo per il solo teleriscaldamento, o per i rifiuti di altre regioni meno organizzate, dietro compenso. Lecose stanno ancora oggi così, ma non è opportuno chiedere altri termovalorizzatori (a nuttat è passat) che comunque inquinano, producono poca energia, rispetto a quella dei materiali bruciati, hanno un’altissima percentuale di scorie da smaltire in discariche speciali e nei fumi probabilmente c’è anche diossina.

 Oggi questo tipo d’impianto, benché modernizzato e adeguato alle recenti norme di sicurezza e ambientali, è comunque più inquinante degli impianti che smaltiscono i rifiuti a freddo, che sono a zero impatto ambientale.

La nostra regione, insieme al Lazio, si porta indietro i postumi di una cattiva gestione dei rifiuti. In Campania, alcuni decenni addietro, riempite tutte le discariche, e in assenza di impianti per la lavorazione dei RSU, si ricorse all’escamotage delle “ecoballe” di rifiuti stoccate in alcuni siti. Al momento, nonostante siano stati realizzati impianti di tritovagliatura, ammodernato e ampliato il termovalorizzatore di Acerra, rimangono ancora alcuni siti di stoccaggio delle vecchie ecoballe, oggi in via di smaltimento. Dalla Regione preannunciano che entro 3 anni, ci sarà la risoluzione del grave problema ambientale insieme con l’eliminazione della sanzione imposta dall’Unione europea, all’Itala di 120 mila euro al giorno per infrazione ambientale; Abbiamo così dimostrato che il programma di gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani è pianamente in atto”. 

Intanto, per il prossimo futuro, un’azienda torinese ha chiesto l’autorizzazione per realizzare due impianti per produrre biometano da frazione organica del RSU nei comuni di Civitavecchia e Gricignano d’Aversa (Caserta). Le due richieste di autorizzazioni costituiscono il primo passo di una più articolata strategia d’investimento dell’azienda torinese nel campo delle energie rinnovabili e del biometano. Un settore che presenta grandi potenzialità anche nel campo dei trasporti e della mobilità sostenibile e può costituire la via italiana alla decarbonizzazione”. La realizzazione degli impianti consentirebbe alle due Regioni storicamente penalizzate da forte carenza di impianti di gestione rifiuti, di trattare sul proprio territorio un’ampia parte dei rifiuti, che oggi vengono inviati altrove. Il tutto con un impatto positivo sia economico sia ambientale per le amministrazioni pubbliche. La nostra Regione, per ottimizzare la presenza di questo tipo d’impianto, dovrebbe programmarne la costruzione di un secondo in provincia di Salerno, per evitare inutili e costosi spostamenti di rifiuti da nord a sud della regione, ed arrivare all’autosufficienza.

Tutto questo può essere un prezioso contributo al raggiungimento dell’aliquota di combustibili rinnovabili imposta dall’Unione Europea.

Giugno 2021

Nuove energie.

Negli ultimi anni, molti Paesi, consapevoli che le risorse energetiche fossili come petrolio, gas ecc. sono limitate, inquinanti, e responsabili dell’allargamento del buco nell’ozono che incide sui cambiamenti climatici, stanno ricorrendo sempre più alle energie rinnovabili come il solare, il geotermico, l’eolico, idroelettrico ecc. non inquinanti e a zero impatto ambientale. I paesi più virtuosi sono: l’Islanda, Costa Rica, Norvegia, Paraguay, Cile. Sono prossimi ad avere il 100% di rinnovabili ed azzerare le emissioni di CO2.

Il nucleare, al quale molti paesi si sono affidati ha molti problemi: le scorie radioattive, depositi per lo stoccaggio, le radiazioni, e la paura che incutono i numerosi incidenti molto devastanti come Cernobyl Unione Sovietica, Three Mile Island Usa, Fukushima Giappone ecc. Noi lo abbiamo rifiutato con referendum molto partecipati. Inoltre questo tipo d’energia, nelle mani di alcuni paesi potrebbe diventare molto pericoloso.

Purtroppo le fonti rinnovabili non sono stabili e il loro funzionamento varia con le condizioni climatiche, il solare addirittura non funziona di notte.

Per tutti questi problemi, la notizia di una energia di più facile gestione e sempre disponibile come quella ricavata dalla fusione nucleare, (è la fusione di atomi d’idrogeno) realizzata in laboratorio da studiosi californiani, è stata appresa con interesse perché avvenuta con bilancio energetico positivo, cioè l’energia prodotta è stata maggiore di quella utilizzata per produrla. Questa è stata la grande novità, perché da quando viene studiata anche dall’ Europa (sono quasi 50 anni) il bilancio è stato sempre negativo. Ora utilizzando la procedura dei californiani, possiamo immaginare che le prossime generazioni, potranno godersi questa energia pulita e alla portata di tutti. Alcuni esperti sostengono però che per avere energia elettrica in grande quantità, si dovrà aspettare ancora per non meno di 30 anni.

E allora, escludendo il nucleare che non l’abbiamo voluto, per renderci autosufficienti e non più dipendenti dalla Russia o da altri paesi, occorre incrementare il numero di tutti gli impianti da fonti rinnovabili. Abbiamo le giuste conoscenze e capacità per farlo, e arrivare all’autosufficienza nel nostro interesse, e di quelli che verranno dopo di noi.

 Un esempio di ciò che si può fare subito nella nostra regione, è l’utilizzazione dell’energia che può fornire l’invaso di Campolattaro nel beneventano. Iniziato 50 anni orsono dalla cassa per il mezzogiorno, con l’obiettivo dell’autosufficienza idrica della regione e fornire acqua anche alla vicina Puglia che ne è carente, la diga e l’invaso, terminati e collaudati rappresentano oggi un vero gioiello ambientale, idraulico ed energetico. Ora si aspetta la costruzione della c.le idroelettrica che consentirebbe di fronteggiare anche la crisi energetica. Campolattaro diventerebbe un “tesoretto” per attingere elettricità a basso costo. Ci sarà però un nemico da combattere: la burocrazia.

A.G. Morra

Dicembre 2022

continua

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