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SAN GIOVANNI BOSCO E ANGELA PELLICCIARI

Posted by on Ott 11, 2024

SAN GIOVANNI BOSCO E ANGELA PELLICCIARI

La professoressa Angela Pellicciari ebbe una certa popolarità nell’Italia degli anni ’90. Attenta lettrice delle maggiori opere storiche sul Risorgimento (da Arturo Carlo Jemolo a Giorgio Spini e Rosario Romeo) ne propose una rivisitazione sulla base della propria peculiare sensibilità cattolico-conservatrice, che la portò a denunciare – in modo un po’ unilaterale – il carattere anticattolico e massonico del Risorgimento.

È stata la prima studiosa cattolica a riproporre dopo il Concilio Vaticano II  gli antichi aneddoti sulle predizioni di don Giovanni Bosco a Casa Savoia, cui attribuisce grande importanza storica. Nella pagina qui sotto citata, il tentativo del Re Vittorio Emanuele II di sostituirsi nel 1855 al primo ministro Cavour e alla Camera dei Deputati nelle decisioni sulla soppressione degli ordini religiosi (con un’ingerenza che, se attuata, avrebbe segnato la fine della evoluzione dello Statuto albertino in senso parlamentare) viene riportata a una sinistra predizione di don Bosco, destinata ad avverarsi in due tempi: nel 1855 con una serie di decessi nella casa reale e nel 1946 con la fine della monarchia.

Di questo lungo ragionamento riportiamo la prima parte.

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 Nel novembre del 1854, in concomitanza con la presentazione del disegno di legge contro i conventi, i sogni di don Bosco si popolano di valletti, livree rosse, regnanti e lutti. Le sue Memorie biografiche sono ricche di particolari; verso la fine di novembre Bosco sogna un valletto in uniforme rossa che grida: “Annunzia: gran funerale in Corte!”. Cinque giorni dopo il sogno ritorna; questa volta però la faccenda si fa seria perché il valletto vestito di rosso grida: “Annunzia: non gran funerale in Corte, ma grandi funerali in Corte!”.

            Suddito fedele, cosa fa don Bosco? Scrive ripetutamente a Vittorio Emanuele per tenerlo aggiornato sulle visioni notturne e per scongiurarlo “di impedire a qualunque costo quella legge”. Il sovrano, già sufficientemente superstizioso di suo, è in comprensibile agitazione. Ma Cavour è onnipresente e i teologi ministeriali da lui incaricati di scrutare le Scritture, portano a Vittorio Emanuele il seguente responso: “Maestà, non si spaventi di ciò che ha scritto D. Bosco. Il tempo delle rivelazioni è passato”.

            L’iter parlamentare della legge prosegue, ma i lavori della Camera sono ripetutamente interrotti per una serie di gravi lutti che colpiscono la Corona: nel giro di quattro mesi il re perde la madre, la moglie, il fratello e, da ultimo, il figlio. Il 12 gennaio muore a 54 anni la regina madre Maria Teresa, il 20 dello stesso mese muore a 33 anni la regina Maria Adelaide, il 10 febbraio a 33 anni muore Feridnando duca del Genovese fratello del Re, e il 17 maggio a 4 mesi muore Vittorio Emanuele duca del Genovese, ultimogenito del re.

            Il 7 giugno 1855 Bosco scrive a don Rademaker per raccontargli la sua versione dei fatti: “Una persona ispirata da Dio e veramente coraggiosa scrisse più volte al re avvisandolo che sarebbero piombati mali sopra mali se non si ritirava la legge fatale: gli manifestò e descrisse l morte delle due Regine venti giorni prima; quella del figlio del re anche un mese”.

            Il progetto ministeriale, nonostante tutto, va avanti […].

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A. Pellicciari, L’altro Risorgimento. Una guerra di religione dimenticata, Casale Monferrato 2000, pp. 126-127.

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