SERGENTE ROMANO VISTO DA CARMINE DI SOMMA
Il livello delle polemiche tra gli identitari napolitani, che fino a qualche anno fa erano completamente ignorati dalla vulgata dominante, e i giacobin-risorgimentali si sta alzando a livelli che ha quasi raggiunto i livelli di guardia.
In soccorso di quest’ultimi è sceso in campo il mondo accademico che, forte della propria posizione privilegiata che gli permette di avere a disposizione risorse importanti e accesso ai media istituzionali, sta sferrando attacchi con l’artiglieria pesante contro gli insorgenti pensando di poter arrivare presto ad un netto successo.
Personalmente non pensavo che potessimo essere così importanti per “questa gente” infatti vedere che Rai Storia dedica tempo per denigrare e ridicolizzare il nostro lacunoso operato mi ha sorpreso e scoprire addirittura che università italiane spendono soldi per darci un inquadramento antropologico, mi rende veramente orgoglioso e mi fa comprendere che nonostante le apparenze qualche risultato si sta ottenendo.
Tutto è in subbuglio ed ogni protagonista di questo “magma napolitano” cerca di fare la propria parte per portare a casa qualche risultato e non deve sorprendere se emergono incapacità, confusione, approssimazione nel mondo insorgente, ma deve sorprendere che nonostante tutte queste lacune qualcuno, nel mondo dei burattinai, si sta preoccupando forse più del dovuto.
Sta nascendo, però, una strana moda in alcuni dei “nostri” ed è quella che si cerca di inseguire i dotti giacobin-risorgimental, si studiano per dimostrare, forse, che solo se ci apriamo al diverso dimostrando di essere oggettivi ed obbiettivi, possiamo rivendicare un piccolo posto nel salotto storico culturale italiano credendo di ottenere dei risultati o un accreditamento.
Porto ad esempio la questione di Alessandro Barbero un accademico che contende a Barbara D’Urso il primo posto per le presenze in Tv per come è di casa a Rai Storia che qualcuno, sempre dei nostri, lo sta leggendo sulle tematiche risorgimentali definendolo un grande studioso dimenticando che è uno storico medievale prestato al risorgimento, sono sue affermazioni, per motivi che sono facilmente intuibili.
Non voglio entrare in merito alla sua preparazione di storico perché non ho le competenze per farlo anche se quando lo ascoltavo mi sono accorto che quasi mai narra il Ducato di Napoli e di Roma quando si concentra sull’alto medioevo quando bisognerebbe parlarne per il 90 per cento, ma emerge con chiarezza che quando narra i fatti tragici dell’unità d’italia si vede chiaramente che non è una persona serena e libera.
Imposta le proprie tesi rispondendo punto su punto a quelle formulate dalla controstoria, legittimandola tra le altre cose, e dimostra mancanza di serenità anche quando vuole far emergere che tutto e accaduto anche grazie all’immobilismo di una parte della classe dirigente napolitana, causata dalla corruzione come ben sappiamo, che stava studiando come diventare meridionale dimenticando che il corrotto è allo stesso livello del corruttore. Qualcuno mi dirà che anche i video più banali passati su i social di Barbero sono i più seguiti e questo è vero come è vero che anche il festival di Sanremo è il programma più visto e la “squadra dei non colorati” è la squadra con più tifosi!!
I suddetti “nostri”, pur di dargli ragione, dimenticano, a loro volta, che è cosa risaputa e che se non ci fosse stato l’appoggio fondamentale interno, la congiura internazionale messa in piedi per la cancellazione del nostro amato Regno sarebbe fallita. Si dimentica, altresì, che quello che noi facciamo lo si fa per toglierci il mantello lombrosiano che ci hanno messo in dosso pensando che potesse bastare per farci scendere dalle spalle del gigante su cui siamo che è la nostra storia napolitana e per dare onore e gloria a tutti quelli che hanno perso la vita per difendere la propria terra, la propria identità, la propria fede e la propria storia.
La cosa più importante, che non dobbiamo dimenticare, che siamo fuori tempo massimo per cercare di avere un confronto e che quando lo abbiamo chiesto siamo stati ignorati, ora è il tempo della lotta e quando si è in “guerra” non esistono nemici buoni o cattivi ma solo nemici quindi se tra i Barbero boys, da noi ce ne sono tanti, c’è qualcuno che ha delle virtù questo a noi non deve interessare anche perché mai ci rispetteranno anche se ti fanno credere il contrario. Un altra tecnica demolitoria che sta tentando il mondo accademico che negli ultimi anni ha un impronta chiaramente marxista e di relativizzare, minimizzare per non dire ridicolizzare il concetto del “mito” cercando di farlo passare come un aspetto folcloristico della nostra identità pensando così di svuotare di forza i nostri eroi, i nostri caduti cercando di togliere l’identità trascendente che è sempre viva e vegeta.
Io sono un soldato del Re, forse fanatico e fuori tempo, ma in buona compagnia è con me c’è senza ombra di dubbio il Motobrigante Carmine Di Somma che ancora una volta, grazie alla sua conoscenza, alla sua creatività e alla sua capacità comunicativa ci ha regalato un’altra chicca narrandoci i resoconti di una giornata dedicata al Sergente Romano nel video che di seguito pubblichiamo. Nel vederlo vi renderete conto che Alessandro Barbero e i suoi discepoli sono solo da ignorare perché non potranno mai comprendere le emozione, le passioni e le commozioni che ci trasmettono personaggi come l’insorgente di Gioia del Colle un eroe che per come è morto è diventato un mito.
Claudio Saltarelli
Bel post e bel video! Complimenti!!! Ci andai anni fa in quei luoghi con gli amici di Bari insieme con Gianni Salemi! Bravi! questa e’ la verita’ che va fatta conoscere, non quella vigilata dal Barbero, non so se ancora responsabile del Museo del Risorgimento di Milano… ci manco da vent’anni e qualcosa forse sara’ cambiato… ma non ci conto troppo se ancora a lui e’ affidato, che a proposito dei reclusi a Fenestrelle, altra tragico luogo di reclusione di soldati borbonici, in un vecchio forte di confine un tempo del Piemonte con la Francia, ebbe a dire che da ricerche da lui fatte presso gli ospedali a valle del luogo i prigionieri ricoverati poi deceduti si contavano sulle dita di una mano… come se ignorasse che appena all’esterno dei muraglioni del forte c’erano fosse piene di ossa residuali dei cadaveri che li’ venivano gettati nella calce… gia’, per proteggere quelli ancora vivi naturalmente…fin che non morivano di stenti, angherie e nostalgia!
Pagine tragiche ovunque… e lo chiamano Risorgimento! caterina ossi