Sogno europeo o sogno mediterraneo? di Emilio Pistilli
Ripensare al Mare nostrum potrebbe essere un’opzione di grande interesse.
Se volessi tirare le somme di questa unione europea, nata 63 anni fa con il trattato di Roma e dotatasi di moneta unica tra il 2000 e il 2002, dovrei concludere che l’obiettivo sognato dai padri fondatori, di avere una casa comune con benefici di tutti i paesi aderenti, non è stato raggiunto. Anzi, pare che si siano accentuati gli egoismi nazionali e, di conseguenza, le frizioni fra gli stati. Ora, virus imperante, anche i confini e la libera circolazione hanno fatto forfait………
E allora mi viene da pensare che l’Italia ha fatto male le sue scelte. Nella situazione attuale si trova ad essere una propaggine, spesso fastidiosa, del grande, supposto, paese Europa, il più delle volte emarginata dal contesto politico internazionale. Dunque una penisola, un ramo morto.
Col senno di poi si può dire che la configurazione geografica italiana avrebbe dovuto guidare i nostri teorizzatori di alleanze improbabili ed infruttifere odierne.
La nostra penisola si protende nel Mediterraneo come una mano verso il mondo arabo e verso i paesi che hanno dato vita alla civiltà occidentale.
Cercando alleanze e guardando avanti anziché alle sue spalle, avrebbe potuto candidarsi a punto di riferimento di tutta l’area mediterranea, a motore e cuore di quella miriade di paesi, sottoposti da sempre a sfruttamento delle potenze occidentali, ma bisognosi di una spinta all’aggregazione e alla difesa di interessi comuni, economici, politici e culturali.
Non è pur vero che muoversi nel vecchio bacino terracqueo che è il Mediterraneo bisogna, in un modo o nell’altro, fare i conti con quella penisola che pare vegliare su tutti, controllare ogni transito, ma che sembra voglia tendere una mano fraterna e protettrice a quegli stati incapaci di aggregarsi da soli? Non è esso quello che i Romani avevano denominato “Mare nostrum?”; e infatti quella unità i romani l’avevano già realizzata con benefici per tutti i popoli interessati.
Una confederazione (chiamiamola pure così) mediterranea avrebbe potuto interloquire autorevolmente con l’Europa continentale e con vantaggio anche per essa.
Ciò che sto dicendo è stato già argomentato da altri; ma ad impedire che se ne prendesse coscienza sono stati certamente gli interessi delle potenze europee e nordamericane, basati sull’antico detto romano “divide et impera”, ma anche l’aspetto religioso per via dello storico antagonismo tra cristianesimo ed islamismo.
Una confederazione mediterranea comprendente i paesi nordafricani, quelli mediorientali e, se lo volessero, paesi consanguinei a noi come la Grecia e la Spagna, con l’Italia come capofila (visto il suo aggancio geografico al continente europeo) avrebbe il suo peso nello scenario politico ed economico del mondo intero. E non staremmo qui ora ad elemosinare aiuti e sostegno a stati che nulla hanno a che vedere con noi, come quelli nordeuropei o esteuropei.
Ma per fare scelte di tale calibro ci vogliono menti illuminate, e non mi risulta che allo stato attuale se ne disponga in Italia.
Emilio Pistilli
29.03.2020
hanno avuto gioco facile i volponi euroccidentali approfittando del sogno dei confinati di Ventotene, che veramente pensavano in cuor loro alla grande Russia con le reminiscenze scolastiche nel cuore del grande impero di Federico II, giusto dopo una guerra mondiale che aveva convolto l’Europa intera…ma qualcun altro ha pure pensato dopo che forse dovevamo guardare di nuovo al nostro sud e la Libia sarebbe pur stata una buona base di partenza per riconsiderare alleanze che ci avrebbero restituito centralità nel cuore del mediterraneo… purtroppo oggi siamo finiti nell’impossibilità di ogni azione sia verso il nord di questa penisola sia verso il sud al là delle acque, che comunque sono state sempre facile collegamento fin dai tempi antichi…chissà se avremo la capacità di incominciare un percorso nuovo che ci metta al centro di un progetto più consono sia alla nostra posizione geografica che alla nostra storia millenaria…caterina ossi