STORIA CRONOLOGICA DELL’ANTICA CAPUA – di Salvatore Fratta (VI)
Lo stato di alleanza si mantenne fino alla sconfitta di Canne il 2 agosto del 216 a.C. Poco dopo, la città campana si ribellò ed aprì le porte ad Annibale.
Con l’entrata di Annibale in Capua, risorgeva l’adrogantia della nobiltà capuana e con essa l’antico e mai sopito sogno di grandezza di una città seconda a nessun’altra, che mirava a divenire la capitale d’Italia.
Qui di seguito, riporto alcune pagine che importanti Autori antichi e moderni hanno scritto sulla venuta di Annibale a Capua.
— Gustav Faber: “ Sulle orme di Annibale “– ed. Garzanti pag. 115 :
Dopo la battaglia di Canne del 2 agosto 216 a. C., Annibale “…..riusci ad impadronirsi di Capua, il centro più importante della penisola dopo Roma. Come la maggior parte delle città, anche la ricca città campana era divisa in due partiti, uno filoromano l’altro filocartaginese. Dei due, il secondo era il più forte. Ricevendo una delegazione proveniente da Capua, Varrone, il console sconfitto a Canne, ricordò ai rappresentanti della città gli obblighi che derivavano dall’alleanza con Roma ed avanzò le sue richieste.
— Tito Livio (U.C. – libro XXIII, cap. 5), ci ha tramandato anche le parole del console: “…aggiungete a questo che a voi, benché arresi a discrezione, noi concedemmo parità di alleati, vi lasciammo le vostre leggi, a gran parte di voi demmo la nostra alleanza….credo che si possono arruolare in Campania 30.000 fanti e 4.000 cavalieri.
( U.C. – XXIII, 6 ) …davanti a simili pretese gli abitanti di Capua, memori della loro antica autonomia, cacciarono dalla propria città la guarnigione romana ed invitarono Annibale entro le mura per accordarsi con lui.”.
— Amedeo Maiuri: “Saggi di varia antichità” pag. 231 – Nessuna meraviglia dunque se all’incauto discorso di Terenzio Varrone, il vinto di Canne, si rispondesse con il discorso della rivolta di Vibio Virro e con l’invio di legati ad Annibale per stringere patti di alleanza. Patti consacrati dal supplizio dei Romani condannati a morire di fame e forse anche del tormento del fuoco nelle terme capuane (U.C.- XXIII, 7).
Il solo che non acconsentì a questo atto d’insania popolare fu Decio Magio, il solo a sfidare l’ira del Cartaginese trattenendosi ostentatamente con il proprio figlio e con pochi clienti nel Foro capuano, mentre tutta la città s’era riversata sulle strade incontro al vincitore di Canne. (Tito Livio – U.C. XXIII, n 10 )
Per il suo comportamento, Decio Magio di origine sannita, personaggio fedele a Roma, fu fatto prigioniero per ordine di Annibale, e mentre veniva accompagnato in catene all’accampamento cartaginese gridò alla folla: ”Eccovi, Campani la libertà che avete desiderato…”.
Poco dopo fu spedito a Cartagine via mare. Una burrasca, però, spinse la nave verso Cirene, dominio egiziano. Decio si rifugiò sotto la statua di Tolomeo chiedendo la sua protezione e quindi venne portato ad Alessandria dal re Tolomeo IV Filopatore amante del padre), il quale dopo aver sentito la sua triste vicenda lo lasciò libero di ritornare a Roma o a Capua. Ma Decio rispose che più di ogni altra cosa desiderava vivere nel regno di Tolomeo che egli considerava autore e protettore della sua libertà.
— Gianni Granzotto “ Annibale ” pag. 18: “ L’ingresso di Annibale a Capua avvenne all’inizio dell’autunno. Vi entrò da trionfatore, accolto solennemente dal suo amico Pacuvio e da Vibio Virro, che aveva in quel tempo il governo della città. Capua riservò ad Annibale un’entusiastica accoglienza, … Capuani e Cartaginesi celebrarono l’alleanza con un banchetto di riconciliazione. Annibale alloggiò presso la casa dei fratelli Stenio e Pacuvio, della nobile famiglia dei Ninnii Celeri.
— Tito Livio ( Ab Urbe Condita libro XXIII, 8 – 9) Costoro allestirono per Annibale un banchetto a cui furono invitati poche persone: Vibellio Taurea, e il supremo magistrato di Capua, Pacuvio Calavio capo di quella fazione che aveva optato per i Cartaginesi. E, anche se sdegnato per il comportamento, ma placato dalle preghiere del padre, il condottiero aveva invitato anche il figlio di Pacuvio, di nome Perolla, che il genitore, a viva forza, era riuscito ad allontanare da Decio Magio con cui il giovane, favorevole ai romani, si era schierato.
Il sontuoso banchetto, preparato con le delicatezze più squisite, consuetudine di una ricca città, si protrasse per molto tempo.
Perolla non bevve mai il vino offerto dai padroni di casa e dallo stesso importante ospite. Al tramonto Calavio padre uscì dalla sala del convito e il figlio lo seguì raggiungendo un luogo più appartato. Qui il giovane espose al proprio genitore un piano per eliminare Annibale, mostrando al padre stupefatto un pugnale. “ Tu ti levi dal banchetto ospitale, al quale terzo fra i Campani, sei stato invitato da Annibale per macchiare quella stessa mensa col sangue dell’ospite? Io, come padre, ho potuto rendere indulgente Annibale verso mio figlio e non posso rendere mio figlio indulgente verso Annibale? ”.
E con parole e preghiere riuscì a convincere il figlio a deporre il pugnale che fu gettato al di là del muro di cinta. Poco dopo, rientrarono nella sala del banchetto, evitando, così, ogni sospetto.
— G. Faber ( op.cit. pag. 131) … “ L’occupazione di Capua fu per Annibale una vittoria morale, poiché, sul piano politico-militare essa non gli fruttò molto.
Il duce cartaginese dovette rinunciare a qualsiasi autorità su i suoi abitanti, né poté applicare le leggi cartaginesi o reclutare nuovi soldati e dovette consegnare 300 prigionieri romani che i capuani barattarono con i loro concittadini in ostaggio nella città tiberina. Inoltre, si vide costretto a tenere sempre in allarme parte della sua armata per garantire la difesa della città ”.
— G. Faber (op. cit. pag. 134)… “ Le truppe di Annibale trascorsero nella città di Capua mesi di assoluto riposo, una tregua di cui avevano davvero bisogno dopo l’ininterrotta serie di marce e battaglie degli anni precedenti. Ma, secondo gli autori antichi, quelli di Capua furono anche mesi di ozio e mollezze pericolose, che avrebbero potuto disabituare gli uomini alla rigida vita ed alla dura disciplina del campo, indispensabile per proseguire la guerra. Pare che lo stesso Annibale avesse ceduto alle lusinghe del piacere e proprio a Capua viene localizzata l’unica avventura galante conosciuta, riferita da Cornelio Nepote in questi termini: …..Quell’ uomo feroce aveva addirittura un’amante.”…..
— Giuseppe Centore Capua – Storia di una metropoli, pag. 38 – “ L’amore da lui conosciuto era Esthenìa Blossia, figlia ventiduenne di Mario Blossio che era in quell’anno meddix tuticus, il supremo magistrato che lo aveva ospitato con magnanima generosità nella sua casa ”.
Capua, la città che aveva osato ribellarsi a Roma, non poteva restare impunita; la sua ribellione rappresentava lo scardinamento dello stato romano.
(continua)
curato da Salvatore Romano