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STORIA DI FERDINANDO II RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE DAL 1830 AL 1850

Posted by on Mag 22, 2024

STORIA DI FERDINANDO II RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE DAL 1830 AL 1850

Dovremmo smettere di definire certi storici “borbonici” e chiamarli semplicemente “preunitari” o “napolitani” nel nostro caso. Non si  capisce per quale motivo il Colletta che non scrive certo un trattato di obiettività scientifica sia considerato uno storico e i napolitani che scrissero al tempo di Ferdinando II siano considerati dei lacchè di regime.

Gli esuli pagati profumatamente in quel di Torino dal conte di Cavour per scrivere le loro ricostruzioni storiche antiborboniche che cos’erano? I depositari  della verità rivelata?

Buona lettura e soffermatevi sul profluvio veramente impressionante di innovazioni normative operate dal Re Ferdinando II

INTRODUZIONE

Nel più alto colmo del suo maggior furore la rivoluzione non paga di avere aperto un abisso civile, nel quale saremmo sprofondati ove il braccio della Provvidenza non ci avesse guarentiti, imprese a pascer le sue ire sulle riputazioni, e l’altrui onore. Personaggi per grado, ufficio, virtù, od altre qualità venerandi ne eran segno; né risparmiavasi Colui, il quale seguendo le orme degli Augusti Predecessori, e l’impulso del suo Genio, avea volto tutto l’animo suo al progresso del Reame, ed alla felicità dei suoi sudditi. Trista era l’età, e i frutti a lei conformi!..

Le quali intemperanze, simili a vulcaniche eruzioni, da ogni lato con aspre parole, e immoderati scritti irrompevano a diluvio; poiché a trarre nella rete gì’ ignoranti conveniva, che le opere del passato governo in ogni maniera si disprezzassero. A me parve tanto ingiusto quel procedere, che in quelle stesse emergenze mi spinsi a pubblicare

un Cenno Storico del Re, nel quale per sommi capi mi feci a toccare dei miglioramenti per Lui arrecati alle industrie, al commercio, all’agricoltura, alla milizia, alle scienze, alle arti belle, alla legislazione, alle opere pubbliche, e ad ogni altra branca del civile benessere.

Qual fortuna fosse toccata a quella mia scrittura in tempi ne’ quali, affiochita o spenta ogni voce di ragione, si scorrazzava fra i deliri, e gli eccessi, altri se’l pensi. E veramente quale influenza poteva mai spiegare la parola per rimenare nella smarrita via una casta preoccupata, e per un affare in cui la forza delle armi appena bastò!?.. Rimasemi però sin d’allora il desìo di tempi men crudeli, nei quali avessi potuto in più largo perimetro distendere il mio scritto, con la speranza di esser meglio inteso, o per lo meno guardato di benigno viso. I tempi per la solerzia e per lo vigore di Ferdinando non si fecero aspettare; la calma ritornò là dove prima le turbolenze debaccavano, ed io, sebbene non così prestamente com’erami prefisso, adempio al mio proposito. Io adunque tolgo a narrare delle cose fatte pel secondo Ferdinando, e degli avvenimenti, che, regnante Lui, si svolsero in ambo le Sicilie, e precise dall’epoca in cui, morto Re il Trono pervenne a Lui, sino a quella in cui la nostra rivoluzione fu totalmente spenta. Periodo memorabile, e degno di esser tramandato alla posterità, perché di casi vari pieno. Scienze in progresso; amene lettere, e belle arti in fiore; leggi umane e sagge; opere pubbliche instaurate, o fondate;

monumenti vari in testimonio di pietà, e di virtù eretti; strade dischiuse, o prolungate, o aggrandite, sì sulla terra, che su ferree strisce; ponti per solidità e per magnificenza ammirevoli; città ingentilite; commercio protetto e disteso; agricoltura e pastorizia improsperite; finanza rinverdita; milizie terrestri e navali immegliate, accresciute, e quasi dissi, create; amministrazioni riordinate; grandi allegrezze, e dolori grandi nella Reggia; sorprendenti meraviglie di natura; strage di epidemici morbi; scompiglio di regioni; grandi conforti per grandi calamità; religione fiorente; clemenze generose; tutte le fonti del civile benessere in corso; maschia civiltà; tempi felici: e poscia insensate congiure; passioni settarie; inatte ribellioni; voglie sfrenate; dottrine sovversive; ingratitudini enormi; Principi in fuga; sangue cittadino sparso; atroci casi; guerra fratricida; oitanico combuste; odi interni; scandali, e prepotenze forastiere; glorie militari; tristi in auge; le vene del civile benessere inaridite; sconvolta e ruinosa età; ed in mezzo a tante venture, e cangiamenti di tempi, di cose, e di uomini, un Re, il quale si mette negli anni giovanili al limone dello Stato, ed a porto il trae sì quando le aure della pace quiete e prosperevoli ventavano, e sì quando il sinistro rovajo della ribellione l’ultima catastrofe minacciava..

La qual materia tre periodi in tre libri comprenderà. Il primo, che muove dal novembre del 1830 infino a tulio l’anno 1847, io intitolo periodo di progresso; poiché si compone di utili e Nella quale mia esposizione io mi son fatto a seguire l’ordine delle materie, affin di avere nesso logico ed unità, preferibili al pigro e servile andamento della cronologia; nondimeno, dove ho potuto, non ho trasandato di riunire amendue i modi. Debbo avvertire, che talora ho dovuto far cenno degli avvenimenti d’Italia e d’oltremonti; perché avevano stretto ligame con quelli della patria nostra; ma mi son comportato in guisa che i miei cenni non fossero né prolissi, né magri, ma alla chiarezza, ed al mio scopo opportuni. Soggiungo inoltre, che io non mi sono rimasto dal fare qualche riflessione, o altrimenti inanimire le mie carte; poiché arrandellarsi fra i soli limiti della narrazione è opera da novelliere, la quale dopo l’inetto diletico di fuggevole pascolo dato alla curiosità, nulla non profitta; mentre la storia è solenne sacerdozio, che narra i fatti per

discuoprirne le cagioni, ornarli di considerazioni opportune, lumeggiarli con la critica, e volger tutto l’edilizio suo a bene della umana famiglia. Imperlante io non so cosa saran per dire di me, coloro che togliendo a leggere questa mia istoria apprenderanno fino dalle prime linee, che essa fu scritta quando ancora non erano dileguati dalla scena del mondo gli uomini, né spente le passioni, né trapassati i tempi di che tratta. E veramente troppo ardua cosa è narrare dei contemporanei ai contemporanei; poiché gravi difficoltà ad ogni pie sospinto si parano dinanzi. Infatti talora lo storico s’imbatte in argomenti oscuri ed avvolti fra tenebre, che i partiti curano di render fitte ed estese, a disgombrar le quali è mestieri che l’età vada al suo tramonto: tal altra s’avviene in fatti narrati con esagerazione dalle contrarie parli, secondo che allo interesse delle malnate passioni si attagliava, sì che non è possibile segnar la linea di mezzo se non quando la pestilente afa delle passioni finisca di soffiare: sovente si addentra nello spinoso campo di trattare degli uomini tuttora viventi, e se conquisi non ancora spogli delle stravolte idee, né per anco redenti alla ragione: infine non è fattibile, che lo storico vada al verso di tutte le inclinazioni, e le voglie, o mantenga la penna monda da blandizie e da odi, segnatamente se non sia di animo freddo, o non sappia essere insensibile alle azioni generose, non trattenersi dallo sdegno per le nefandezze e le turpitudini,o ebbe parte negli avvenimenti; poiché qualunque sia il freno della verità, che benigna eonsiglìera di onore, gli additi il rètlo sentiere, mai non avviene, che egli non trasfonda le sue passioni nella sua penna, e, lui non volente, esca in quelle cose che senton chiaramente di parte. Non però di meno, punto non si comportano giustamente coloro che le storie contemporanee spregiano, e hanno in non cale. Essi non riflettono che la condizione di contemporaneo mediata o immediata è indispensabile allo storico; il quale riporta cose vedute da lui, o apprese da ohi le vide o in lese. Forse nei giudizii egli può esser menato dalle ire e dagli amori, ma quando li fa discendere dai fatti, evita sempre lo scoglio dell’errore. i Io intanto mi sono industrialo a cessare in vario modo le difficoltà, e mi lusingo di essermi aggirato pei campi della storia con animo pacato, e con penna scevra d’ire, di blandizie, e di menzogne; imperciocché non v’ha macchia che tanto degradi lo Storico, quanto incensare alle passioni, piacere ai partiti, e carezzare il vizio; e nessuno però sia di credere, che io abbia mirato a cavarmi la voglia di careggiare i partiti o innasprirli, di aggravare la penna sugli uomini, e maledirli, di profonder l’incenso della lode, o adulare; né la mia istoria guardando le cose e non le persone, vuol’ esser paga di lasciare a ciascuno il terribile gastigo dei rimorsi ove operò il male, e ricuoprirlo del manto dell’obblio; ovvero. destargli il segreto compiacimento, che simile a’ placido ruscello in fertil campo, allieta e bea l’animo, se operò il bene; ma vuole però appuntare il vizio, mostrarlo, imprecarlo, affinché sia schivato dagli avvenire; come vuole magnificare la virtù, laudare i virtuosi, onde servano di esempio ai posteri; ed anche in ciò essa sarà castigata, e modesta; poiché la bellezza morale non è dissimile dalla fisica, la quale se disgiunta da modestia, si rende obbrobriosa, e riprovevole: né a me tessendo la storia di Ferdinando li corre il bisogno d’invertire la verità, impercioccbè dove parla la eloquenza dei fatti, ogni rettorico artifizio è mulo: poiché i fatti resistono al tempo ed alle passioni. E noi nel processo di queste carte avremo l’opportunità di vedere in qual modo abbia Ferdinando compresa filosoficamente la sua missione nel procurare incessantemente lo svolgimento morale, religioso, scientifico, artistico, industriale, giuridico, commerciale, politico, e civile del suo popolo.

Tale è stato il mio proposito, se io abbialo raggiunto o pur no, lo giudichino quei Cortesi che toglieranno a legger le mie pagine con animo scevro di odii, di parte, d’ira, e d’ogni altra bassa passione, né da umani e generosi sensi abborrente.

SCRITTA da Giovanni Pagano
LIBRO I.
IL PROGRESSO.
PRIMO PERIODO
DAGLI 8 NOVEMBRE 1830 A TUTTO DICEMBRE DEL 1847.
NAPOLI DALLA TIPOGRAFIA DI B. CANNAVACCIUOLI Strada S. Anna de’ Lombardi n” 47. 1853

fonte

https://www.eleaml.org/sud/stampa2s/01_Storia_di_Ferdinando_II_Regno_due_Sicilie_1830_1850_libro_I_II_II_Giovanni_Pagano_2011.html

continua…….

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