Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

STORIA DI FERDINANDO II RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE DAL 1830 AL 1850 (X)

Posted by on Giu 7, 2024

STORIA DI FERDINANDO II RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE DAL 1830 AL 1850 (X)

Dovremmo smettere di definire certi storici “borbonici” e chiamarli semplicemente “preunitari” o “napolitani” nel nostro caso. Non si  capisce per quale motivo il Colletta che non scrive certo un trattato di obiettività scientifica sia considerato uno storico e i napolitani che scrissero al tempo di Ferdinando II siano considerati dei lacchè di regime.

Gli esuli pagati profumatamente in quel di Torino dal conte di Cavour per scrivere le loro ricostruzioni storiche antiborboniche che cos’erano? I depositari  della verità rivelata?

Buona lettura e soffermatevi sul profluvio veramente impressionante di innovazioni normative operate dal Re Ferdinando II.

CAPITOLO IX.

AFFARI ESTERI ED ECCLESIASTICI.

Sommario

Il Monarca immeglia grandemente le relazioni internazionali. Riordinamento del servizio Diplomatico, e Consolare. Trattati diversi con diverse Potenze. Decoroso procedere del Re verso i Potentati stranieri. Disposizioni varie intorno alla Nobiltà. Regie curo sugli Affari Ecclesiastici. Case Religiose. Congreghe ed Arciconfraternite. Parrocchie. Patrimonio dei Corpi Morali. Patronati. Collegiate. Mense Vescovili, e simili. Tempii.

Gli affari Esteri furono eziandio particolarmente risguardati; e veramente il progresso luminoso nel quale Ferdinando avea spinto il Regno non potea non destare l’ammirazione e la simpatia delle altre Nazioni, e quindi era, non che utile, necessario spingere ad un livello decoroso le relazioni internazionali, immegliare il corpo diplomatico, e fare tutto altro che a questa branca si appartiene, la quale è di sommo interesse, come quella che riguarda i dritti, e i doveri del governo verso gli altri governi, i trattati utilissimi che avvincono le relazioni internazionali, la tutela degl’interessi di quei sudditi che si attrovano in relazioni giuridiche o commerciali con gli Esteri.

Per la qual cosa riordinava il Re tutto il servizio diplomatico e consolare, instituendo due Alunnati, e determinando l’ammissione, gli esami, le nomine, le promozioni degli alunni; decretava, che i congedi ai diplomatici potessero essere accordati solamente dal Re, e con le condizioni che a Lui paressero più opportune; stabiliva i gradi e gli averi dei rappresentanti del nostro Reame presso le Potenze straniere, apportando utile distinzione fra i soldi e gli averi per lo migliore andamento delle pensioni di ritiro o vedovili; mutava, innalzava di classe,

aboliva, ìnstituiva, o altrimenti riformava i consolati, si come si è detto altrove.

Per queste ed altre utili riforme è appunto avvenuto, che noi possiamo noverare moltissime utili e decorose trattazioni diplomatiche fra il nostro e i governi esteri. Il dritto di albinaggio, reliquia e documento di trista età, man mano con la Grecia, col Langravio di Assi a Hombnrgo, con la Sassonia, col Belgio ed altri stati abolito; innumerevoli trattati di commercio con molte Potenze conclusi; l’onore della nostra nazione verso molte altre mantenuto o rivendicato; e fra le tante altre cose, e da cennarsi, come documento brillantissimo della umanità e della religione di Ferdinando la convenzione della Tratta de’ Negri, la quale già conclusa fra l’Inghilterra e la Francia, veniva anche ad accrescere le sue utili mire in Lui. Infatti il benigno Sovrano nel 1838 non ritardava un sol momento ad entrare in siffatta lega per reprimere l’infame commercio dei Negri, ed un anno dipoi emanava una legge intorno ai reati ed alle pene su tal materia.

Ma ciò che vuoi essere particolarmente notato a questo proposito è la prudente, ferma, e nobil maniera con la quale Re Ferdinando ha saputo mantenersi in decorose relazioni coi Potentati stranieri si quando regolarmente procedevano, e si quando per varie cagioni erano intorbidate. Con somma prudenza e saggezza operava nel primo entrare al possesso della Corona fra i politici rumori di cui Europa tutta risuonava; stringeva il Bey di Tunisi a giuste satisfazioni per cattivi trattamenti fatti al nostro Console; si opponeva alle ostilità del Governo di Marocco e alle antiche relazioni amichevoli ritornavalo; riconosceva il nuovo Stato Belgico, ordinando, che con esso sì avessero tutti i rapporti amichevoli che con le altre Potenze si avevano; decorosamente comportavasi con l’Inghilterra nello affare dei zolfi di Sicilia; stringevasi in lega per rimettere il Sommo Pontefice nel suo seggio;

prudentemente declinava le difficoltà che gli si opposero nella riconquista di Sicilia.

Parlando dei Diplomatici che formano una classe di stinta della Società, mi farò ad accennare alcuna cosa dei Nobili, i quali ancor essi a quell’altezza ai avvicinano. Fra le tante cure di Re Ferdinando non si preteriva la Nobiltà; e veramente è questa una classe sociale, che mai non può, né debb’essere obbliata o distrutta nel Sociale Ordinamento; poiché non si facilmente si dimettono le memorie degli aviti onori e delle gentilizie grandezze, mentre negli animi umani non manca il pungolo della superbia per accrescere la rincrescevol soma degli umani difetti;epperò se fu creduto regolare spegnerla come potenza e signoria, non sarebbe opportuno di non risguardarla particolarmente in un governo ben ordinato, siccome quella che confirma la dignità, e gli onori nella nobiltà ereditaria, e serve di sprone e di premio alle azioni generose e comnendevoli.

Sapientemente però dava Re Ferdinando opportune disposizioni a tal riguardo. Riuniti i titoli di nobiltà alle attribuzioni del Ministero di Grazia e Giustizia; provveduto particolarmente alla custodia dei nobili da rimanere imprigionati per obbligazioni civili o commerciali; fondata una Commestione dei titoli di nobiltà intesa a decidere in fatto di passaggio o trasmissione o uso legale dei titoli, avendo riguardo ad un convenevole regolamento, ed aggiungendovi quattro Consiglieri supplenti.

Se gran cura e solerzia pose Ferdinando II per tutte le sin qui descritte cose, grandissima fu quella che impiegò negli Affari Ecclesiastici, e veramente non diversa potea esser la condotta di un Re che ripone il fondamento del suo Regno nella Religione, e che ritiene come sua maggior gloria l’esercizio di una esemplare divozione.

Si ebbero le loro cure le case religiose, delle quali molte fondate, altre ristabilito, altre immegliate, e tutte salite a degno splendore;

una con le chiose che avean perduto; approvava regole più opportune, vietava gli introspetti nei locali di ecclesiastica fondazione addetti alla educazione dei giovani; dichiarava leggittimamente esistenti taluno comunità religiose; concedeva locali opportuni ad oltre; facea non poche largizioni a multo famiglio di religiosi; emetteva opportune disposizioni intorno ai dritti successori delle persone che hanno professato voti religiosi; permetteva di stabilirsi nel Regno le figlia della carità di S. Vincenzo de’ Paoli, ed esercitarvi le opere del loro istituto; approvava la concessione di chiese a cappelle a talune arciconfraternite, o congregazioni, o parrochie, o famiglie religioso, o altri secondo, clic meglio tornasse opportuno ed utile.

Innumerevoli disposizioni emanava per le arciconfraternite e le congregazioni le quali risguardano riforme, o modifiche, o aggiunte, o stabilimenti, o approvazione o capitoli di regole, concessioni di varie prerogative; fondazione, ristabilimento, o riunione di congreghe, confraternite; trasferimento, accrescimento, permuta, o migliorie di rendite; conclusioni svariate delle congreghe, convenzioni, ed altro di simil genere sì che nel periodo del quale discorriamo si contano meglio che 900 decreti sugli oggetti notati.

Parecchie disposizioni eziandio decretava sul conto delle parrocchie, le quali secondo che meglio si affaeeva al bene delle anime, furono regolate nell’amministrazione, o sopraddotate, o provvedute di benefìci semplici, o fornite di chiese, o altrimenti immegliate.

Il patrimonio dei Corpi Morali formò benanche oggetto delle reali cure, epperò in ben 3000 decreti in circa osserviamo utili ed opportune cose che lo riguardano, quali sarebbero impiego di capitali, permuta di fondi, censimento

transazioni, acquisti, convenzioni, contrazioni di debiti, affrancazioni di canoni, autorizzazioni, ed altro di simil novero.

Varie disposizioni benanche venivano emesse sui patronati. Decretava il Re che il contenuto del decreto de’ 20 Luglio 1818 sul ristabilimento dei patronati particolari si estendesse al dritto di elezione sulle cappellate e partecipazioni meramente laicali; emetteva talune disposizioni intorno alla liquidazione delle rendite di regio patronato dovute dai comuni di Sicilia, ed alla consunzione dei beni ecclesiastici di regio patronato; approvava a pro di vari particolari il dritto di patronato su chiese parrocchiali, o cappelle, ecc.

Emanava oltracciò altre disposizioni sul ramo ecclesiastico. Autorizzata la commissione mista di pubblicare il quadro dei nuovi debitori del patrimonio regolare; stabilito, che le amministrazioni diocesane, nel pubblicare i manifesti per le subaste diffinitive degli affitti debbono riserbare l’approvazione dei ministri degli affari ecclesiastici, e delle finanze; approvava l’elevazione a benefizio ecclesiastico di talune coppellanie laicali; approvava opportuni statuti per molte Chiese ricettizie; e l’istituzione in varie Cattedrali la teologale, la penitenzieria, o il mansionariato, ebdomadariato; emesso un regolamento per la intitolazione de’ ruoli delle rendite, canoni, e prestazioni dovute alle mense badìe e benefizi in Sicilia; stabilito un metodo per le permute, censuazioni e qualunque altra alienazione di beni ecclesiastici, o per lo reimpiego dei capitali appartenenti al patrimonio della Chiesa; dichiarato alla sola competenza delle amministrazioni diocesane il procedere e stabilire aggiustamenti di rate sulle rendite delle mense vescovili, badìe e benefizi vacanti; emanata una legge per la degradazione degli ecclesiastici condannati all’ultimo supplizio, e per varie altre discipline relative ai medesimi; dichiarate insequestrabili le rendite delle mense

la sua elezione al vescovado; decretate utili disposizioni intorno agli affitti dei beni delle mense vescovili, badie e benefizi, le quali dopo furono estese ai beni dei seminari diocesani, e poscia alle proprietà dei Capitoli, e di tutte le Chiese senza eccezione; ordinato, che gli ecclesiastici giudicabili per reati commessi debbano rimanere separati dai pagani nelle prigioni, ecc.

Un ramo su cui Ferdinando II ha speso le sue particolari cure sono le chiese, delle quali moltissime per la rea stagione che tenne dietro ai rivolgimenti nel cadere del passato secolo furono o diroccate, o profanate o abbandonate; d’altronde lo incremento della popolazione, il nascimento di molti centri abitati, il maggior comodo d gli Agricoltori, de’ Manifatturieri, ed altre simili circostanze furono sprone all’animo del pio Monarca di volgere amorevole sguardo su i tempi; sì che in oggi non avvi non dirò comune, ma villaggio, o campagna in cui il Fedele non possa raccogliersi in una chiesa e porgere all’Altissimo le sue preci; persino nei più romiti luoghi, dove appena sorgono i cenni di un abitato, innalzasi il confortevol segno della redenzione, ed odesi lo squillo del sacro bronzo, che ricorda l’ora della preghiera.

Dappertutto adunque sono chiese nuovamente costruite, o ristaurate, o rese più decenti, o tolte dal caduto splendore, o strappate ad usi profani, o altrimenti migliorate; e fra le innumerevoli dello quali potrei fare lunghissimo elenco, fiumi lecito accennare quelle della nostra Metropoli.

La pietà de’ nostri Maggiori ergeva il tempio di S. Carlo all’Arena nel 1602, ed un attiguo monastero; ma con lo andar degli anni quello rimase derelitto, e questo a pagani usi invertito. Percossa la città dal flagello del colera si volgevano gli animi al Santo fugatore delle pestilenze, votavano a Lui il ripristinamento di quel tempio, intanto che declinasse quella rea sciagura.

Il colera passò, il tempio rinacque con ogni maniera di decenza e di ornamenti all’antico cullo, ed il monastero fu concesso al benemerito istituto dei PP. Scolopii.

Molti altri tempi furono immegliati, o restaurati fra quali sono d’annoverare S. Pietro a Majella, S. Chiara, S. Maria di Montevergine, S. Maria delle Grazie a Toledo, la Chiesa di S. Maria della Vita, di S. Efrem nuovo, e segnatamente il tempio di S. di Paola, intorno al quale cennerò, che pio voto spingeva Ilo Ferdinando I a innalzare un tempio al Taumaturgo da Paola di rincontro a quella Regia istessa nella quale, esulante, nutriva speranza di ritornare per sua mercé. Il voto fu assentito, ed il magnifico tempio incominciato, ma troppo lentamente progredivane la costruzione, quando salito al Trono il secondo Ferdinando, la spinse con efficacia o solerzia grandi, pari alla sua gran pietà, e in breve ora poté essere dischiuso alla pubblica ammirazione e divozione quel tempio, ornato di ogni pregevole opera di scultura e di pittura, provveduto di ricchi altari, e di ricchissime suppellettili. Molti tempi a noi han tramandato le passate età per pietosi, o gloriosi ricordi, il tempio di S. di Paola noi additeremo alle venture già come quello in cui la ristaurazione, il pio voto del I Ferdinando, la magnificenza delle nostre arti, il religioso zelo di Fiocinando ed altri più gloriosi ricordi si rannodano.

continua…..

fonte

https://www.eleaml.org/sud/stampa2s/01_Storia_di_Ferdinando_II_Regno_due_Sicilie_1830_1850_libro_I_II_II_Giovanni_Pagano_2011.html#AMMINISTRAZIONE

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.