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UN TORNEO IN MASCHERA A MESSINA L’ANNO DEL SIGNORE 1636 SOTTO LE INSEGNE DELLA ACCADEMIA DELLA STELLA

Posted by on Apr 23, 2023

UN TORNEO IN MASCHERA A MESSINA L’ANNO DEL SIGNORE 1636 SOTTO LE INSEGNE DELLA ACCADEMIA DELLA STELLA

La città di Messina nel passato, si è sempre distinta per quel suo originale stile, di interpretare gli eventi, segnalandosi negli addobbi delle feste, negli arredi delle macchine e negli ingegni degli stratagemmi con grande lusso e ricchezza di costume.

L’opulenza frutto dei suoi privilegi, dei suoi commerci e delle imprese commerciali in essa ricadenti, permetteva, grande capacità finanziarie, messe al servizio dei cittadini, e nelle feste, espressione di orgoglio civico. Il piglio delle trovate, l’arguzia dei suoi inventori, la destrezza dei suoi artigiani, ne fecero un modello da imitare, uno stimolo a gareggiare fra le valli della Sicilia e della vicina Calabria. Sicché oggi, ricordare quel vanto, celebrare quei ricordi, fa dire a tanti suoi figli con un pizzico di nostalgia, come si è potuti giungere a simile vilipendio. Vilipendio dell’orgoglio civico, vilipendio della cultura messinese, vilipendio dell’amor patrio e della generosità amica di tanti messinesi, amica delle genti di un lontano passato. Ricordare per emulare: rievocare per recuperare una memoria sempre viva, sempre pronta nelle penne degli storici e permettetemelo, anche nel mio sentirmi messinese ad origine controllata.
Uno stralcio piuttosto datato, ci permette di osservare, nella celebrazione di uno dei tanti carnevali di quella Messina, come i suoi figli, sapessero animare la festa, organizzando nei minimi particolari, la scena, le scenografie aperte nell’anfiteatro dello Stretto di Messina, già di suo, un panorama magnifico e di ampio respiro. Una fra le tante occasioni, di sentirsi parte integrante di una delle più belle e lucrose comunità del regno di Spagna, mostrava che tipo di ricorrenze, sapessero organizzare, i migliori decani del suo civico consesso.
Nel carnevale del 1636 si tenne dagli accademici, uno dei loro più fastosi tornei. Il 6 gennaio il Mantenitore inviò col suo scudiero, la sfida al Palazzo dell’Accademia, dove si trovavano riuniti i cavalieri dell’Ordine con il loro Principe. Dopo che fu letto il cartello ed accettata la sfida, comparve il Mantenitore, armato di tutte le armi a cavallo, il quale ricevuto da tutti i cavalieri, seguì per tutte le vie della città di Messina, una magnifica cavalcata. Dopo venticinque giorni, fu innalzato uno steccato nell’antica Piazza della Dogana, sulla via della Marina, circondato da palchi, tappezzati di sciamito, di velluto cremesino e di broccato d’oro: ed ivi erano lo Stratigoto, il Senato e tutte le dame, i cavalieri ed i magnati della città, nei loro più splendidi vestimenti.
Per primo comparve il Mantenitore vestito da Teseo, sopra una galeazza superbamente adornata, accompagnato dai suoi padrini: portava per insegna un cinghiale, abbattuto da un mastino col motto “Virtute Victor.” I cavalieri della prima squadriglia, vennero sopra una fortezza artefatta, adorna di stendardi e pennoni: si dicevano campioni di Amore e tenevano nello scudo un camaleonte col motto “In vari oggetti trasformar si vede.” La seconda squadriglia si disse, degli Adoratori della bellezza, e vennero su di una macchina rappresentante un giardino, dov’era la dea, Bellissima Giovinetta, seduta in mezzo a mille guise di fiori. Essi cantavano degli inni, al suono di numerosi strumenti. Avevano per insegna un’ape volante col motto “Ne d’un sol fior si appaga.” Una machina in forma di conca marina adduceva i Cavalieri di Venere, corteggiati da Najadi e da Tritoni che scioglievano canti amorosi. Loro stemma era una fiamma sul mare, col motto “Neotit amica Venus.” Gli ultimi, erano gli Argonauti, che avevano per insegna il vello d’oro con il motto “Amore è il mio tesoro” vennero su di una bellissima galeotta, listata di azzurro e di argento. Il loro capo rappresentava Giasone.

Scesi i cavalieri nello steccato e datosi nelle trombe l’inizio; aveva principio lo stupendo torneo. Ma sopraggiunta la notte, tutti andarono al Palazzo dell’Accademia, dov’era preparato un magnifico convito con balli, suoni ed ogni guisa di sollazzi. Un superbo banchetto fu dato il giorno appresso, sotto il ricchissimo padiglione dello steccato. Nel dopo pranzo ebbe fine il torneo. Appena compito l’attacco comparvero tre cavalieri, sotto i nomi e le vesti di Ajace, Diomede ed Achille, ed il Mantenitore sfidarono a novella tenzone. Una ricchissima cavalcata, sopraggiunta la notte, a torci accesi di cera, dava compimento alla splendida festa.
Immaginatevi oggi, una carnascialata che provi ad imitare quell’apparato; chissà se nella disponibilità d’animo di volenterosi attori e nella complessità delle novelle scenografie, si possa recuperare con molta difficoltà, quello che un tempo, i messinesi, raggiungevano con speme, sacrificio, ma con altrettanta determinazione.

Alessandro Fumia

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1 Comment

  1. Un tempo il popolo attendeva occasioni e feste ed esprimeva orgoglio di appartenenza che col tempo purtroppo si è attenuato… ma le televisioni locali oggi diventano un efficace strumento per valorizzare iniziative tipiche… caterina

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