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Victor di Sainte-Hermine, un eroe nella rotta avventurosa dei  marosi della storia di Alfredo Saccoccio

Posted by on Ago 27, 2024

Victor di Sainte-Hermine, un eroe nella rotta avventurosa dei  marosi della storia di Alfredo Saccoccio

   E’ stato ritrovato un inedito di Alexandre Dumas padre  dal titolo “Il cavaliere di Sainte-Hermine” , un romanzo-testamento, seppellito in una cantina di Alexandre, vicino al muro trasversale. In un cassetto  si parla del debiti di Giuseppina, la moglie di Napoleone, una spendacciona incorreggibile, la causa di tanti dispiaceri del Bonaparte.

Altri personaggi dell’opera sono l’ammiraglio Oratio Nelson, il cardinale-ministro Fabrizio Ruffo, la fatale Emma Lyonna, alias Lady Hamilton, anima dannata , il lazzaro Antonio Avella, detto “Pagliuchella”, Eleonora  Pimentel de Fonseca.

   Tutto questo mondo si agita tra Palermo e il Vesuvio ,  Capodimonte e Castel dell’Ovo,  su una tela di fondo, in cui formicola il popolo crudele dei “lazzaroni”, mentre  i briganti terrorizzano le campagne, su cui scorrazzano capi sanguinari, quali “Fra’ Diavolo” o il mugnaio di Sora, il famigerato Mammone. Di fronte, i repubblicani e i Francesi; il generale Championnet, che schiaccia 40.000 austriaci, con 9.000 uomini; Garat, l’ambasciatore del Direttorio, che sorge in pieno festino dei monarchi, simile allo spettro di Banquo.

   E’ a sessant’anni passati, cavalcando a fianco di Giuseppe Garibaldi (il Garibaldi delle camicie rosse che  affascina lo scrittore,che gli  farà apparecchiare unfordra goletta, “Emma, per lo sbarco in Sicilia e che acquisterà per lui delle armi),  Dumas è lanciato  alla conquista del regno delle Due Sicilie, che l’autore dei “Tre Moschettieri” compone questa epopea repubblicana, che è anche un testamento politico ed una rivincita. Il romanziere non ha mai dimenticato che suo  padre, il generale Dumas, catturato a tradimento , a Taranto, fu incarcerato in una  cella, rinvenendone, devastato per il veleno che gli si aveva fatto trangugiare, a piccole dosi.C’è un momento in cui l’autore ci prende in giro, ci mena per il naso, spudoratamente Le condizioni della sua cattività furono spaventose. Nessuno in Francia pensò di chinarsi sulla sua sorte. Il suo prestigio  aveva fatto ombra, si disse, a Bonaparte. Quale fu l’oscuro complotto che lo abbandonò alla sorte dei suoi carcerieri ? Il padre del romanziere scomparve nel 1806, malato, in miseria, rovinato dalla sua prigionìa, non essendo mai stato ristabilito nei quadri dell’esercito. Suo figlio non aveva che quattro anni. Egli lo vendicherà, grazie alla scrittura, fustigando i monaci oscurantisti, l’ipocrisia inglese, la cattiveria imbecille e paurosa di Ferdinando IV, il “re Nasone”. Dire che egli non è obiettivo sarebbe una litote. Che importa: l’erudizione del signor Claude Schopp, maestro d’opera del volume, ci permette di discernere  l’immaginario dal reale. E , soprattutto, non ci si annoia un istante lungo le mille e settecentotrentasei pagine (molteplici, varie, vive, affascinanti, potenti), in cui i giuramenti amorosi si alternano con le battaglie navali, la barbarie dei supplizi con le corrispondenze diplomatiche. Tra i vari argomenti, la Repubblica, la guerra, l’amore , le passioni, i colori, gli odori di un’intera città: buon Dio, quanto  la vita era semplice! 

Alfredo Saccoccio

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